La pseudo-scienza della dittatura sanitaria

Il sapere scientifico, secondo la lezione della Epistemologia contemporanea, si presenta necessariamente come rigoroso, veridico, umile, sperimentale. Il sapere che ogni santo giorno, invece, ci propinano dalle televisioni virologi, epidemiologi, ricercatori, tranne qualche rara eccezione subito messa a tacere, si colloca sul versante opposto, mostrandosi approssimativo, fasullo, arrogante, ideologico.

Il sapere scientifico è rigoroso, perché tende a conoscere l’oggetto del proprio studio in modo completo, senza lasciare deliberatamente non investigati alcuni settori, adottando una metodologia conoscitiva oggettiva e a tutti ostensibile. Il sapere scientifico è veridico, perché non teme di dire la verità, tutta la verità, per quanto essa possa apparire sgradevole o suscitare preoccupazioni o inquietudini. Il sapere scientifico è umile, perché sa di non sapere e, sapendo pure che ciò che non sa rappresenta molto di più di ciò che sa, adotta il “principio di cautela” quale modo di procedere normale, allo scopo di tutelare ogni essere umano dalla propria ignoranza, peraltro incolpevole. Il sapere scientifico è sperimentale, perché accresce la propria conoscenza in base ad esperimenti riproducibili da chiunque ed in qualunque luogo, rifuggendo da ogni pregiudiziale di carattere fideistico che ne faccia a meno in tutto o in parte.

Al contrario, il modello epistemologico veicolato dalle alluvionali affermazioni dei virologi e dalle vicende di questi giorni, apparendo, come sopra accennato, in palese contraddizione con quello proprio della scienza, si lascia cogliere come segue. Esso è approssimativo, perché non sa molte cose dei vaccini: in particolare, non ne conosce gli effetti secondari di carattere negativo più o meno gravi; non ne conosce la durata della copertura immunitaria (tre mesi? Sei mesi? Un anno?); non conosce se i vaccinati siano o no contagiosi; e soprattutto è approssimativo perché ha peccato gravemente, omettendo in modo assoluto la sperimentazione dei vaccini sull’uomo, vale a dire quella che si definisce la fase quattro, mettendo perciò in essere una metodologia lacunosa e pericolosamente manchevole che nessun Comitato etico, se incaricato in proposito delle opportune verifiche, avrebbe approvato.

Esso è fasullo, perché non dice la verità sul proprio operato, cercando di imbrogliare le carte in tavola ed offendendo l’intelligenza delle persone normali, che invece hanno diritto di sapere come davvero stanno le cose. Esso teme la verità sopra ogni cosa; in particolare, esso tace di non sapere molte cose sui vaccini, soprattutto degli effetti secondari, e tace l’omissione della fase quattro. Esso è arrogante, perché vuol far apparire di essere in possesso di conoscenze che invece non ha e non può avere (anche per la funesta omissione della fase quattro), e perché cerca di tacitare i propri critici spesso accusandoli in modo sbrigativo di schierarsi con i “no vax”, mentre si tratta soltanto di persone che vorrebbero capire. Inoltre, esso aborre il “principio di cautela” e vede nella sospensione delle vaccinazioni, disposta dopo diversi morti, un fastidioso espediente buono soltanto a far perdere tempo. E comunque da superare al più presto dopo il parere dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) di cui si è certi, certissimi, al punto che pare ormai inutile attenderlo: sarà positivo e i vaccini riprenderanno a spron battuto (e l’Ema si paleserà del tutto inutile, un semplice passacarte). Esso è ideologico perché, sventolando ovunque oltre ogni logica e oltre l’evidenza la bandiera della assoluta sicurezza dei vaccini, chiede di continuo genuflessioni e atti di fede, mettendo in opera una sorta di nuovo e grottesco proselitismo vaccinale di taglio non più che ideologico. Mentre la scienza non chiede né si aspetta fede o fiducia, ma soltanto comprensione e condivisione delle proprie conoscenze: predicare la fede nella scienza è, al più, un divertente e purtroppo pericoloso ossimoro.

Stando così le cose, il modello epistemologico della attuale dittatura sanitaria non ha nulla di scientifico, perché anzi rappresenta l’esatto contrario di una epistemologia corretta e condivisibile, che farebbe rabbrividire Karl Popper. Si tratta di una forma perniciosa di pseudo-scienza ormai dichiaratamente esibita ogni sera in modo martellante dagli schermi televisivi e buona, soltanto, ad operare il lavaggio del cervello di quanti preferiscono evitare il fastidio e il peso del pensiero critico i quali, purtroppo, sono i più numerosi. Come notava Paul Valéry, infatti, la regola è l’assenza del pensiero, mentre il pensiero è l’eccezione. E se tutti questi improvvisati dittatori sanitari, invece di fare pseudo-scienza secondo declinazioni di carattere politico, tornassero a nutrirsi del buon pane della scienza vera, da loro dimenticata, forse saremmo in cammino per battere la pandemia in modo efficace: cosa che oggi non è.

Se questi sono i nostri pseudo-scienziati – mentre quelli che intendevano criticarne il modello epistemologico sono stati messi a tacere (come la dottoressa Maria Rita Gismondo del Sacco di Milano, subito tacitata in trasmissione da Bruno Vespa) o costretti ad incredibili conversioni forzose (come, per esempio, il professor Andrea Crisanti, docente a Padova) – i politici che li sostengono e gli conferiscono tanto potere non appaiono meno responsabili. In prima battuta, il ministro della (pseudo) Salute, Roberto Speranza. Per questa ragione, nella assoluta certezza che non le darà mai, ne chiedo qui le dimissioni immediate.

Aggiornato il 17 marzo 2021 alle ore 09:11