Quale sarà il futuro di Putin?

Vladimir Putin è oggi uno dei “soggetti” più studiati da vari punti di vista. Lo si analizza come stratega, come politico, come autocrate, come sanguinario, come folle, ma ritengo che una riflessione utile e stimolante potrebbe essere quella di ipotizzare il suo futuro, ammesso che glielo concedano. Il “popolo russo” ha una abitudine alla sopportazione elevatissima (quasi come il popolo italiano di oggi), ma è drastico quando agisce (contrariamente a quello italiano di oggi). Potremmo così scavare nella sua cupa infanzia: l’adolescente Vladimir cresce in una gelida e povera casa comunale di Leningrado, oggi San Pietroburgo. Nato da genitori operai, con un padre severo, stentavano la sopravvivenza; la fame era quotidiana, confessò Putin in una intervista fatta nel 2000, aggiungendo che sua madre sveniva spesso dalla fame ed il padre raccontava di avere rischiato molte volte la morte, combattendo contro i tedeschi durante la Seconda guerra mondiale.

Una infanzia difficile, come per la maggior parte dei giovani di quella generazione, ma trovò una compensazione alle sue difficoltà con la dedizione verso le arti marziali, disciplina adottata non solo a scopo sportivo. Attribuire i suoi attuali atteggiamenti da spietato guerrafondaio, ad una infanzia difficile, è quindi fuori luogo, né tantomeno va marchiata la sua vita politica di questo ultimo ventennio, basandosi sull’ultima improvvida azione, anticipata dalla “questione” Crimea, viste anche le ventennali e reciprocamente vantaggiose frequentazioni tenute con i maggiori leader mondiali. Anche se Joseph Stalin, Adolf Hitler, Saddam Hussein e Muammar Gheddafi, solo per citare i più noti, quattro dittatori tipici nelle loro peculiarità, risulta siano stati stressati da una adolescenza difficile, a questi non può essere accomunato né il percorso di vita, né il percorso autocratico putiniano.

Putin è un uomo nato nell’Unione Sovietica, laureato in legge a San Pietroburgo, ex spia del Kgb, ma ex in questo caso non si diventa mai, eletto presidente nel 2000. Il neo presidente russo era poco noto al pubblico e rischiò, in un primo momento, di essere sostituito proprio da i suoi consiglieri. Ma gli strumenti fornitegli dal Kgb gli servirono a restare al potere. In questo ultimo ventennio il gruppo che ha gestito la Duma, il Parlamento russo, ha preso le decisioni con assoluta velocità; bastavano poche ore per cambiare alcune parti della Costituzione, ma adesso il 2024, data delle prossime elezioni presidenziali, sembra politicamente molto distante, un baratro temporale.

Gli artifici politici e costituzionali lo hanno condotto a gestire la Russia anche non essendo presidente, come tra il 2008 e il 2012 quando pose Dmitry Medvedev, che pare non stimasse molto, a capo del Cremlino e lui Primo Ministro, avendo avuto cura, poco prima di lasciare il “trono dello Zar”, di modificare la Costituzione attribuendo al capo del Governo gran parte del potere. Ammesso che regga l’urto ucraino, è improbabile che possa prevedere il suo futuro tra vodka e indolenza, come il suo predecessore, Boris Eltsin, o semi mummificato come Leonid Brezhnev, quindi se la sua linea del tramonto la immagina ancora lontana, dovrà pensare di rivisitare nuovamente l’assetto costituzionale. Intanto ad aprile 2021 Vladimir Putin ha firmato, dopo un referendum costituzionale organizzato nell’estate del 2020, che ha visto i “sì” al 78per cento con un’affluenza alle urne del 65per cento, la legge che gli permette di candidarsi per altri due mandati, garantendogli, se eletto, la permanenza al Cremlino fino al 2036, quando avrà 84 anni.

Qualunque sia il destino della Russia e di Putin dopo la crisi ucraina, sono molte le incertezze su come potrà essere strutturato il nuovo potere in Russia. Tuttavia bisogna fare i conti con gli attori protagonisti ora presenti sul palcoscenico (dietro le quinte, o le grate, c’è un certo Alexei Navalny) sui quali non pare incomba la “falce” del destino di Putin. Su questo palco sicuramente si staglia la figura del capo del governo Mikhaïl Vladimirovitch Michoustine, classe 1966, che si contenderà, in teoria, il suo futuro ai vertici politici della Russia, con l’ex presidente Dmitri Medvedev (2008-2012), classe 1965, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Russia. Putin se sopravvivrà fisicamente e politicamente ad una non vittoria netta sull’Ucraina, è probabile che non vorrà o non riuscirà a ricandidarsi dopo il 2024, ma se vorrà mantenere il timone della Russia, dovrà ritoccare gli attuali poteri dello Stato, magari indebolire il presidente del Consiglio, affidando la sua nomina e quella dei ministri, non più al presidente, ma alla Duma, il Parlamento, che fino ad ora “notifica” la nomina. 

Così, con una stessa azione normativa, potrebbe indebolire anche il potere del presidente. Ma anche questa operazione di un nuovo aggiustamento funzionale della Costituzione, non potrà garantire il destino di Vladimir Putin. Tuttavia, sempre ammesso che restino gli stessi attori, Putin può fare riferimento all’esempio dato da un uomo che orbita nel suo entourage di fidati, come l’ex presidente kazako, l’autocrate Nursultan Nazarbayev, che nel 2019, ha lasciato il potere nominando il suo successore, Kassym Jomart Tokayev, ma soprattutto nominandosi a capo del Consiglio di Sicurezza del Kazakistan al quale aveva attribuito i “poteri veri”, poco prima della sua finta uscita di scena. Questo modello di gestione ad interim del potere è una copia fotostatica del Politburo, che ricordo era un ufficio politico del comitato centrale del Partito Comunista ed il supremo organo decisionale collettivo nell’era dell’Unione Sovietica. 

Circostanza attraente ideologicamente per Putin in quanto copiata da una solida tradizione sovietica. Creare il futuro con il passato? Chi frequenta la “conoscenza storica” sa che a volte funziona, e a Putin se gli andrà bene, lo condurrebbe verso una serena vecchiaia con in mano il “bastone di un potere differito”. Ma Leonid Volkov, consigliere dell’avversario russo di Putin, Alexei Navalny recentemente condannato a nove anni di reclusione, intervistato alcuni giorni fa da France 24 a Vilnius in Lituania, ha affermato che Vladimir Putin, invadendo l’Ucraina, ha ipotecato la durata del suo potere che di conseguenza accorcerebbe la condanna di Alexei Navalny. Ma al momento le nebbie russe sono ancora troppo fitte.

Aggiornato il 04 aprile 2022 alle ore 09:26