Discorsi liberali

I discorsi a Palazzo Madama di Liliana Segre, la senatrice al momento più anziana e, quindi, presidente della prima seduta d’avvio della legislatura, e di Ignazio La Russa, presidente neoeletto in quella stessa seduta, sono da manuale. Al di là dei riferimenti autobiografici, sono stati intrisi d’idee e sentimenti liberali. È come se il centenario della nascita del Partito Liberale Italiano abbia generato un’atmosfera, rivincita postuma alla marcia su Roma, pari a quella di un secolo fa.

Liliana Segre è stata rispettosa del verdetto elettorale, del ruolo della maggioranza e del compito critico dell’opposizione. Ignazio La Russa ha esaltato la passione politica di tutti coloro i quali combattono per i loro ideali. Tutti, nel rispetto delle istituzioni. C’è un passo significativo del discorso di Ignazio La Russa, forse passato inosservato, ma in realtà carico di significato: “25 aprile, primo maggio, 2 giugno, aggiungerei anche la data di nascita del Regno d’Italia: queste date vanno celebrate da tutti”. È un riconoscimento dell’evidenza storica.

Questo Stato nazionale è lo stesso nato nel 1861, come rifondazione del Regno d’Italia a opera di Casa Savoia, dopo la prima nascita d’uno Stato con questo nome avvenuta nel 1805, a opera di Napoleone. È sempre quel Regno che, dopo il luglio del 1943 e l’autoscioglimento del regime fascista, resistette come Stato, nelle province meridionali, e partecipò con gli Alleati alla liberazione del 25 aprile 1945. La democrazia risorse non da una resistenza partigiana, ma dalla cobelligeranza, in forza di una nuova alleanza di fatto, delle Regie Forze Armate al fianco degli Stati liberi alleati. La Repubblica è nata in forza di due decreti luogotenenziali di Umberto di Savoia, indicenti le elezioni per il referendum sulla forma istituzionale dello Stato e l’Assemblea costituente. E anche dalla desistenza di Re Umberto II dall’aspettare la proclamazione dell’esito referendario da parte della Suprema Corte di Cassazione, che intendeva meglio controllare le schede elettorali, anticipata dal colpo di Stato di Alcide De Gasperi.

Colpo di Stato che indusse proprio i ministri del Partito Liberale Italiano presenti in quel Governo a dimettersi. Di fronte a un ritorno se non altro della signorilità liberale, in Segre e La Russa, spiace che, all’interno della coalizione vittoriosa, qualcheduno ritorni bambino e faccia qualche capriccio. Forse anche questo genererà uno spazio al risorto Partito Liberale Italiano.

Aggiornato il 15 ottobre 2022 alle ore 09:33