Cosa ci racconta il fallimento della Svb

Il clamoroso e fulmineo fallimento della Silicon Valley Bank (Svb), istituto di credito di riferimento dell’industria high-tech, rappresenta un caso di scuola e un importante avvertimento per tutti coloro i quali credono – e in questo disgraziato Paese abbondano – che la ricchezza si possa creare attraverso ardite misure di finanza creativa.

In estrema sintesi la Svb, dopo aver visto crescere a dismisura i propri depositi durante la pandemia, ha investito buona parte di questa grande liquidità in titoli di Stato americani a lunga scadenza. Ciò senza considerare che da tempo l’inflazione aveva cominciato a mordere anche negli Stati Uniti e che, proprio per questo, era inevitabile una politica di crescente irrigidimento da parte della Federal Reserve, attraverso un progressivo aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, la Svb non è corsa ai ripari, ritenendo che l’inflazione si sarebbe sgonfiata presto e che, di conseguenza, gli stessi tassi d’interesse – attualmente fissati al 4,75 per cento – avrebbero invertito una tendenza ampiamente prevista da tutti gli analisti.

Così non è stato e la banca americana si è trovata nella sua “pancia” un valore patrimoniale fortemente svalutato, dal momento che il basso rendimento dei suoi titoli di Stato rende quest’ultimi sempre meno attrattivi sul mercato in una fase, per l’appunto, di tassi crescenti. Tant’è che la stessa Svb, costretta da necessità, ha dovuto vendere in perdita parte di detti titoli, e nel contempo ha tentato l’avventura di un aumento di capitale. Tutto ciò non ha fatto altro che allarmare la clientela, la quale in sole 24 ore ha ritirato 42 miliardi di dollari, circa un quarto dei depositi totali, prosciugandone di fatto la liquidità disponibile e mandandola in bancarotta.

Ebbene, sapete come si chiama tutto questo? “Crisi di fiducia”. Crisi di fiducia che ha un detonatore che viene da lontano e che in molti ancora oggi, con una inflazione reale a doppia cifra, invocano: il danaro facile. Ed è stata proprio la perdurante e crescente inflazione che ha rotto l’incantesimo, che proprio durante la pandemia di Covid-19 ha raggiunto l’acme, costringendo le compiacenti banche centrali del mondo avanzato a rompere il tacito accordo con la politica dei pasti gratis.

Ora, considerando che pure da noi le banche, le assicurazioni e altri importanti settori finanziari sono colmi di titoli di Stato emessi nel periodo della moneta facile (quindi rendimenti sempre meno appetibili sul mercato secondario e, per questo, tendenti a rapida svalutazione di prezzo), ciò che è accaduto alla banca californiana dovrebbe aiutarci a uscire dal sogno di un sistema che stampa soldi all’occorrenza, arrivando persino al paradosso dei tassi d’interesse negativi.

Dopodiché, arriva l’inflazione. Il sogno si trasforma in un incubo e in molti ci ritroviamo, in men che non si dica, letteralmente con il sedere per terra.

Aggiornato il 14 marzo 2023 alle ore 10:16