Profitti e banche

Alla fine, bisogna ricondurre tutto al singolo uomo. Sempre. Lo diceva, a ragione, anche Margaret Thatcher quando negava l’esistenza della società, rimarcando come l’unica realtà ontologicamente evidente fosse quella individuale. Il resto, insomma, appropriandomi indebitamente di una grammatica marxista, è poco più che una sovrastruttura.

Le banche, ad esempio, volendo estremizzare un concetto espresso egregiamente da Antonio Martino, sono un crocevia di interessi: quello dei clienti, che chiedono servizi finanziari e quello dei dipendenti, che sono pagati per offrirli. Se applico una tassazione ulteriore al mondo del credito, è facile che il tutto si traduca in un aumento dei costi per i risparmiatori, i correntisti, gli obbligazionisti, gli azionisti – gente normale come lo scrivente e Tu che leggi – e/o in una diminuzione sensibile dei salari dei lavoratori, fino al caso limite della diminuzione dei lavoratori stessi.

Perché un dato è incontrovertibile, e lo ha evidenziato magistralmente Andrea Ruggieri su Il Riformista: le banche sono imprese e le imprese non possono, non vogliono ma “devono” fare utili per crescere, per sopravvivere, per tutelare, conservare e magari aumentare i propri impiegati.

Ripeto nuovamente: devono fare utili. U-ti-li. Sulla quantificazione di quest’ultimi, sul fatto che vi sia un livello accettabile dei profitti, oltre al quale si passa inesorabilmente da un piano finanziario a un altro legato alla morale, non credo vi sia una giustificazione in termini di logicità. Magari può esserlo nella prospettiva di un’etica di Stato, ovverosia nella visione di un Leviatano giudice supremo delle nostre vite. Certo, decidere di applicare una tassazione elevata e, per di più, con un effetto retroattivo relativo agli istituti di credito, non rende il nostro Stato di diritto di sana e robusta costituzione, tutt’altro.

È anche un disincentivo niente male verso tutti quegli operatori creditizi che potrebbero investire in Italia, avendo importanti progettualità di sviluppo. La certezza delle regole del gioco è un elemento essenziale per dare sostanza alla credibilità di un Paese. Praticare un ulteriore prelievo, in forma totalmente discrezionale, è il peggior spot promozionale che si possa fare al nostro sistema economico, oltreché al futuro di tutti noi.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 09:55