L’antisemitismo dei conformisti

È così comodo, confortevole stare contro Israele e contro gli ebrei in genere e sentirsi a posto con la coscienza nascondendosi dietro gli orrori della guerra contro Hamas e delle sue vittime civili, bambini soprattutto, inevitabili in ogni conflitto ma sottolineate dai media soprattutto quando provocate dai bombardamenti su Gaza. Che poi i bambini siano usati come carne da macello dai propri genitori è un particolare che si può sottovalutare. Che poi a Gaza, trasformata in una sorta di Stato del terrore permanente dai guerriglieri al soldo dell’Iran, i bambini servano solo come scudi umani e photo opportunities da dare in pasto ai media buonisti di mezzo mondo è circostanza che si può tralasciare.

L’importante è portare Israele davanti al Tribunale dell’Aja come Stato coloniale e genocida. Cosa che nessuno ha osato fare né per la Cina di Tienanmen o della lunga marcia di Mao, né per la Russia di Stalin o per quella di Putin, né per la Cambogia o il Vietnam del Nord ai tempi di Pol Pot, né per l’Iran di Khomeyni, né per il Ruanda delle stragi dei grandi laghi.

Gli occhi indignati del conformismo ipocrita del mondo woke – che legittima l’antisemitismo con la propria Cancel culture – si focalizzano su Gaza ogni qual volta lo Stato ebraico è costretto a ricorrere alla forza per difendersi. A Israele si chiedono delicatezze sui diritti umani della popolazione civile che a ogni altro Paese del mondo nessuno osa domandare.

E così, insieme al proliferare delle leggende sugli ebrei padroni della finanza mondiale e affamatori dei popoli e delle fake news sparse per delegittimare ogni reazione alla violenza inaudita dei terroristi, ecco che questo millennio sarà contraddistinto da una nuova forma di antisemitismo: quello dei conformisti, del “sì, però...”.

Ne avevamo auto un assaggio anche dopo la strage delle Torri gemelle. “L’America se l’è cercata”. Oppure “la strage se l’è fatta da sola”. E oggi questo assioma vale anche per Gerusalemme. E mentre chiudiamo gli occhi sulle dittature feroci e repressive del Terzo mondo, capaci di stragi inaudite ai danni delle proprie stesse popolazioni, eccoci concentrati in questa nuova forma di suicidio collettivo che supera persino quella dell’epoca della conferenza di Monaco che precedette la Seconda guerra mondiale. Alla fine se ci sarà il trionfo del fanatismo e del terrore, quello che non prevalse con Hitler, lo dovremmo ancora una volta all’esserci addormentati sugli allori del pacifismo che ritiene che non vada difesa l’Ucraina e che vada processato Israele perché si difende da solo.

Il paragone con la rapina in banca in cui la polizia cerca di liberare con un conflitto a fuoco le tante persone tenute in ostaggio dai rapinatori che già ne hanno ammazzate tre o quattro, non convince gli ideologi da talk-show. Vince il “sì, però...”. Vince l’antisemitismo dei conformisti.

Aggiornato il 12 gennaio 2024 alle ore 16:05