Sul sesso dei cartoni animati

Alla fine il bene vince sul male. Unica certezza. Ma ogni volta quasi avevi paura che questo non accadesse. E stavi lì trepidante, per ore, in attesa che l’intreccio sorridesse ai tuoi sentimenti. Eri appena un bambino nato alla fine degli anni Ottanta e tua madre ti riempiva la giornata facendoti conoscere i classici Disney. Ne hai una collezione nascosta in qualche scatolone chissà dove. Non si parlava di cultura woke. La cultura non era sotto attacco così come la libertà di pensiero. E non avresti mai immaginato che nelle scuole del futuro l’oscurantismo conformista avrebbe vinto sull’istruzione. La sceneggiatura era semplice. Le cose vanno a finire bene, perché la speranza vince. C’era il gobbo zingaro che spazzava via l’arrogante magistrato. C’era il drago che minacciava di uccidere la bella. C’era la strega che offriva una mela avvelenata a una dolce fanciulla. C’era lo zio invidioso che condannava a morte il re della savana. C’era lo scudiero che sognava di diventare re. C’erano le Nazioni Unite impersonate da diplomatici topi che si riunivano e decidevano di agire per salvare una bambina in difficoltà (probabilmente il vero motivo che ti ha spinto a studiare le relazioni internazionali). C’era una sirena che perdeva la sua bellissima voce, sognando di diventare umana. E così via.

Il copione lo hai imparato a memoria, passando da bambino per ore steso sul divano della sala da pranzo davanti a un televisore a tubo catodico. Imparavi a memoria le battute e cercavi di sognare, da eroe, un futuro. Oramai sei adulto e cerchi di immaginare come sarà una famiglia tutta tua. Ma c’è una variabile che non avevi calcolato: tutto ciò che avevi imparato o ti avevano insegnato, per una massa sempre crescente di persone, è sbagliato. Da cancellare. Sessista. Omofobo. Xenofobo. Razzista. Cose assurde che a persone normali, mediamente sensibili, non era mai venuto in mente. Ma tant’è. La Disney per te era quasi una religione. Una fede. Ma le cose sono cambiate. E gli infedeli stanno vincendo la battaglia, occupando i posti giusti. Le cosiddette casematte della cultura. O semplicemente una cattedra a scuola. Non dovrebbe essere uno scontro politico. Ma alla fine è così: destra e sinistra che si interrogano sul sesso dei cartoni animati. Surreale. Giù le mani dalle favole e dalle loro morali, quindi. Hanno una storia millenaria e hanno salvato vite, trasmettendo sogni e insegnamenti senza badare ai gusti personali di chi le legge, o le guarda in tivù. La favola, così come il mito e le leggende, non hanno padroni. Sono un tesoro che si perde nella memoria della razza umana. Sono vita. Sono Lesbia. È l’amore tra Achille e Patroclo. E decine di esempi di relazioni omosessuali o lesbiche o che so io, che sono normali e non hanno bisogno di essere salvate da nulla. Nessun pensiero politico, o fede religiosa. È qualcosa che la civiltà occidentale ha digerito molto prima che arrivassero i corsari oscurantisti del terzo millennio. Paola Cortellesi, invitata a un evento della Luiss (sono stupito dell’invito, perché mi chiedo cosa ci sia di meno liberale della cultura woke), afferma che le storie Disney andrebbero riscritte. Sarebbero sessiste. E imporrebbero i valori meschini del patriarcato. Dovrebbe riprendersi dalla sbronza del suo ultimo film che, tra l’altro, chi scrive si era ripromesso di vedere. A questo punto credo che non lo farò. Non lo merita ed è un peccato. Qualcuno una volta disse: “L’ignoranza è il punto di vista che manca agli uomini di cultura”. Di questi tempi, mai citazione fu più sbagliata.

Aggiornato il 15 gennaio 2024 alle ore 11:04