Sì allo scudo Nato, con o senza Mosca

Mentre dalla Corea del Nord e dall'India giungono notizie sulla rapida proliferazione di missili balistici intercontinentali, la Nato si doterà quanto prima di uno scudo anti-missile. Anche se stenta a trovare un accordo con la Russia. Anders Fogh Rasmussen, segretario generale dell'Alleanza Atlantica, ha annunciato mercoledì, a Bruxelles (di fronte ai ministri degli Esteri e della Difesa di tutti i Paesi membri), che lo scudo sarà al centro del prossimo vertice dei Paesi Nato, che si terrà a Chicago il 20 e il 21 maggio prossimi.

«A soli 16 mesi dalla decisione storica presa a Lisbona di sviluppare una struttura in grado di proteggere le popolazioni, i territori e le forze Nato dalla minaccia missilistica - ha detto il segretario generale della Nato - a Chicago la nostra ambizione è di dichiarare una capacità preliminare di difesa antimissilistica». Dunque si inizierà a elaborare uno scudo "provvisorio". «Abbiamo chiarito che siamo tutti determinati affinché ciò avvenga. Sarà un primo passo, ma molto concreto». Il "cervellone" che dirigerà tutto il sistema sarà ospitato dal centro di controllo aereo Nato di Ramstein (Germania). Polonia, Romania, Spagna, Olanda, Francia e Turchia hanno già dichiarato che parteciperanno con mezzi e strutture.

C'è da attendersi il "niet" del Cremlino. L'intento iniziale era quello di coinvolgere la difesa russa nel sistema. Ma Vladimir Putin ha fatto capire a chiare lettere, in tutta la sua campagna elettorale, di non voler neppure sentir parlare di una difesa anti-missile della Nato. Un qualcosa che ai vertici sovietici risveglia le angosce della Guerra Fredda. Putin, formatosi nella scuola di pensiero sovietica, non ha mai creduto che la Nato voglia realmente contribuire alla difesa del territorio russo dai missili degli "Stati canaglia" (Iran e Corea del Nord), ma ha sempre sostenuto che si tratti di una nuova corsa agli armamenti lanciata dalla Nato contro la Russia. I numeri danno torto al presidente russo: il sistema, per come è stato concepito, è in grado di parare una minaccia proveniente da una piccola potenza missilistica, non certo dalla Russia. Ma al Cremlino continuano a pensarla così.

Il segretario generale dell'Alleanza, ieri, ha messo le mani avanti, affermando che: «Sarà difficile avere un summit Nato-Russia a Chicago, ma avrò presto un incontro bilaterale con il presidente russo Putin». Ha anche premesso di poter fare a meno del consenso di Mosca: «Il fatto che non si tenga il summit a Chicago non è un dramma: le nostre relazioni non dipendono da un meeting, perché sono rapporti a lungo termine».

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:46