Le armi e il doppiopesismo Onu

Ieri si è conclusa, fra le polemiche, la conferenza Onu per regolamentare il commercio internazionale di armi. L’Arms Trade Treaty (Att) è un vecchio progetto dell’Onu. L’idea di un trattato internazionale per fissare le regole del commercio di armamenti, sia leggeri che pesanti, è stata proposta, per la prima volta, dal Regno Unito nel 2006 ed è stata ufficializzata con la Risoluzione 61/89 del 2007. All’epoca, solo gli Usa avevano votato contro la Risoluzione. Ma, nel 2009, l’amministrazione Obama ha cambiato rotta, accettando di partecipare ai negoziati. In teoria l’Att deve disarmare i criminali, rendendo illegale la vendita di armi a Paesi in cui rischierebbero di finire nelle mani di terroristi e malavita organizzata, oppure in quei territori in cui si è riscontrata una sistematica violazione dei diritti umani. Tutto bene. Sulla carta.

Ma in pratica come funziona il meccanismo? A decidere le sorti del commercio di armi, in questo mese di intenso negoziato, era soprattutto un ufficio tecnico, costituito dai rappresentanti di un egual numero di Paesi per ciascuno dei gruppi regionali. Chi è stato eletto? Nel gruppo Asia c’è anche l’Iran: il maggior esportatore di armi a gruppi terroristici quali Hezbollah e Hamas. Nell’Europa orientale spiccano la Bielorussia e l’Ucraina, che vendevano clandestinamente armi a Saddam Hussein durante la crisi del 2002-2003. Problema ancora attuale, perché oggi, in Bielorussia, Lukashenka è ancora al potere, mentre in Ucraina il presidente è Yanukovich, il delfino di Kuchma, il principale sospettato delle vendite illegali di armi all’ex tiranno iracheno. A questo punto, chi verificherà che le armi non vengano esportate in aree in cui si violano i diritti umani?

L’Iran e i Paesi arabi potrebbero benissimo impugnare l’Att contro Israele e fermare la vendita di armi allo Stato ebraico, perché, nel loro mondo alla rovescia, Israele (non Hezbollah, né Hamas) è da considerarsi “entità terrorista” ed è ritenuto l’unico sistematico violatore dei diritti umani nei Territori. Ma c’è un altro motivo di apprensione, soprattutto per gli Stati Uniti. L’Att potrebbe violare il Secondo Emendamento della Costituzione, permettendo all’Onu di limitare la tradizionale libertà di portare armi individuali. La National Rifle Association è in primissima linea nella battaglia contro l’Att. «Gli americani, semplicemente, non vogliono che l’Onu diventi una “mamma mondiale” che ti permette o meno di portare armi», dichiarava Wayne LaPierre, già all’inizio della conferenza internazionale. «Stanno cercando di imporre una politica Onu che riservi agli Stati il monopolio delle armi, ma le Nazioni Unite non distinguono fra Stati buoni e cattivi. Se sei un governo ti puoi armare, se sei un cittadino non puoi. Ma, in base a questa logica, si finisce per avvantaggiare solo i peggiori Stati e i tiranni».

L’Att dovrà essere ratificato dal Senato degli Usa. Ma sarà molto difficile una sua approvazione, considerando che 58 senatori, sia democratici che repubblicani, hanno firmato un documento con cui anticipano la loro ferma opposizione. Perché hanno visto materializzarsi, all’Onu, quel che avevano sempre temuto: i sospetti criminali rivestono il ruolo di giudice e legislatore. E sono pronti a condannare le vittime.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:38