Con Basescu vince l'Occidente

La Romania, in questo fine settimana, si è divisa ancora fra Oriente e Occidente, nei metodi e nelle scelte politiche. È occidentale il presidente, Traian Basescu, conservatore, europeista e favorevole a restare nell’Ue anche pagandone il prezzo. Suo obiettivo è quello di far digerire la politica di austerity chiesta da Bruxelles, in cambio di un indispensabile piano di aiuti a 5 miliardi di euro, necessari a salvare il Paese dalla bancarotta. È orientale (nonostante le apparenze) la volontà di defenestrare il presidente con un referendum, caratterizzato da brogli elettorali, voluto dal premier socialista Victor Ponta, contrario all’austerity e vicino, almeno nelle scelte energetiche, alla Russia di Putin.

Questo round è stato vinto dall’occidentalismo. Basescu è riuscito a sopravvivere al referendum ed è riconfermato alla carica di Capo dello Stato. A nulla sono serviti i trucchi impiegati dalla maggioranza parlamentare fedele a Victor Ponta. Il potere legislativo ha cercato di eliminare il quorum del 50%, ma non vi è riuscito. Le regioni controllate da una maggioranza di sinistra hanno poi cercato di superare il quorum con tutti i trucchi possibili, compresa l’istituzione di “seggi volanti”, montati negli alberghi, sulle spiagge del Mar Nero e nelle località montane, per cercare di catturare il voto dei turisti fuggiti alla calura estiva. Hanno poi provato a catturare il voto dei rumeni all’estero, creando seggi fuori dai confini della Romania. Niente da fare: il quorum non è stato raggiunto. Circa il 46% dei rumeni ha depositato il proprio voto nell’urna, gli altri hanno risposto all’appello di Basescu al boicottaggio e sono rimasti a casa.

O in vacanza. Il presidente li ha ringraziati pubblicamente: «I rumeni, tramite il loro voto che, sia chiaro, non è stato per me (l’87% dei votanti ha chiesto il suo impeachment, ndr), hanno scelto il bene della Romania. Solo una minoranza di essi si è recata alle urne, secondo coscienza. La maggioranza è rimasta a casa». La Commissione Europea aveva espresso forti preoccupazioni per una possibile riuscita del referendum. E già più volte aveva espresso perplessità per i metodi impiegati dalla maggioranza parlamentare di sinistra. Ora che questi timori sono stati fugati, Basescu può concedersi anche la soddisfazione di presentarsi come un leader democratico che ha messo in rotta i fantasmi del passato comunista: «La Romania non può tornare ad essere una società governata dall’arbitrio di qualcuno – ha dichiarato ieri il presidente – non sarà più una società guidata da un gruppo di politici che decidono il destino di tutti i rumeni». Occidente e Oriente si sono affrontati anche sulle scelte strategiche, energetiche.

Basescu è favorevole ad una maggiore indipendenza dal gas e dal petrolio di Mosca, sfruttando di più i giacimenti del Mar Nero. Fra il Nabucco e il South Stream, opta per il primo progetto di gasdotto, che aggira la Russia per rifornire i Paesi dell’Europa occidentale. Ponta è del parere opposto: per motivi ambientalisti è contrario al maggior sfruttamento delle risorse nazionali e più propenso a dipendere ancora dal potente vicino orientale. Con Basescu ha vinto l’occidentalismo rumeno. Ma, vinta questa battaglia, non è affatto detto che sia finita la “guerra”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:43