Il dialogo ed il disgelo tra Iran e gli Usa

Nel corso della recente assemblea generale delle Nazioni Unite a New York vi era una grande attesa per l’esordio internazionale del nuovo presidente dell’Iran, recentemente eletto, Hassan Rohani. Molti si attendevano dal nuovo presidente iraniano Rohani dichiarazioni e riflessioni in grado di confermare la volontà del regime degli Ayatollah di superare la politica aggressiva e ostile verso gli Usa ed lo stato di Israele, seguita negli ultimi anni dal suo predecessore Mahumud Ahmadineiad.

Infatti proprio l’ex presidente Ahmadineiad in passato, nel luogo solenne delle Nazioni Unite, aveva pronunciato discorsi per molti versi sorprendenti e dai toni veementi e violenti verso lo Stato di Israele, del quale dichiarava di volere la distruzione e l’annientamento. Inoltre Ahmadineiad, esprimendo un giudizio storico propugnato dagli storici negazionisti, che hanno sempre negato la esistenza della Shoah, ha più volte asserito che la persecuzione e lo sterminio degli Ebrei non sarebbero mai avvenute.

Un giudizio storico e politico, questo espresso dall’ex presidente dell’Iran, che ha rischiato di accrescere l’odio tra gli arabi e gli ebrei e suscitato le proteste della comunità internazionale. Anche se nel suo intervento alle Nazioni Unite ha usato accenti misurati ed indirizzato alla comunità internazionale segnali politici favorevoli al dialogo ed al disgelo tra l’Iran e gli Usa, Rohani le riflessioni e le parole più significative ed importanti, per le implicazioni che potranno avere in campo internazionale, le ha affidate ad una intervista rilasciata alla Cnn ed alla autorevole giornalista Christiane Amanpour.

Durante questa intervista, che segna una svolta nella politica estera seguita dal regime degli Ayatollah, Rohani ha ammesso che l’Olocausto, di cui sono rimasti vittime gli ebrei, è stato nella storia della umanità un crimine disumano e terribile. Subito dopo la diffusione di questo giudizio politico e storico espresso dal nuovo presidente iraniano, l’agenzia di stampa legata alle fazioni più radicali del regime Iraniano, Fars, ha negato che il presidente Rohani avesse pronunciato queste parole. In seguito la diffusione del video, che conteneva la intervista rilasciata da Rohani alla Cnn, ha in modo definitivo confermato che vi era una importante novità politica, di cui tenere conto.

 Nella stessa intervista Rohani ha indirizzato un messaggio di pace e di serenità al popolo americano, segno che vi è la volontà del regime di avviare un confronto all’insegna del dialogo e del disgelo diplomatico con l’amministrazione americana. Nel suo intervento alle Nazioni Unite, con grande realismo e cogliendo il significato politico delle parole pronunciate da Rohani, il presidente Obama ha dichiarato e constatato che vi sono importanti novità, che inducono a ritenere possibile, dopo un lungo periodo storico, la ripresa del dialogo tra l’Iran e gli Usa. Infatti John Kerry, responsabile della politica estera americana, ha ricevuto l’incarico di avviare il disgelo ed aprire il confronto politico con il regime di Teheran.

 La stampa internazionale ha osservato che il presidente Rohani, per superare l’atteggiamento ostile verso l’occidente che ha dominato la politica estera dell’Iran nel corso degli ultimi anni, ha voluto che nella delegazione del suo Paese, presente alle Nazioni Unite, vi fosse l’unico deputato ebreo del regime degli ayatollah. Sempre nella stessa intervista, il presidente Rohani, con parole dettate dalla necessità di chiarire la posizione del suo Paese, ha sostenuto che ha ricevuto un mandato dal leader supremo del regime iraniano l’Ayatollah Khamenei, per riaprire i negoziati con l’amministrazione Usa. Infatti nel regime iraniano, essendo una teocrazia, il leader supremo Khamanei detiene la responsabilità istituzionale ed esercita un dominio assoluto sulla politica dello stato ed è tenuto, per il suo ruolo, a definire e a scegliere la linea di politica estera.

In ogni caso è giusto ricordare che al pranzo ufficiale offerto dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon non c’è stato il previsto incontro, che molti avrebbero voluto, tra il presidente Obama e Rohani. La delegazione dell’Iran si è giustificata per il mancato incontro tra i due leader, adducendo la motivazione di essere impreparata politicamente. Le parole di Rohani hanno, in modo simmetrico e sorprendente, suscitato incredulità e sconcerto sia tra quanti in Iran rifiutano il disgelo con l’occidente e gli Usa sia tra gli esponenti dello stato Israeliano.

Per il presidente Benyamin Netanyahu le parole pronunciate da Rohani nella intervista rilasciata alla Cnn sono intrise di menzogna e non meritano di essere prese in considerazione, poiché non mutano nè modificano la politica del regime di Teheran verso lo stato di Israele. Il presidente Netanyahu, che lunedì prossimo incontrerà il presidente Obama negli Usa, mantiene un atteggiamento improntato alla diffidenza ed al sospetto nei riguardi del regime di Teheran. Se le parole del nuovo presidente iraniano sono sincere e rivelano la volontà di mutare gli indirizzi della politica estera del suo Paese, è facile prevedere che in futuro il dialogo ed il disgelo tra gli Usa e l’Iran dovrebbero consentire le ispezioni dei membri della comunità internazionale sul territorio iraniano, per verificare che i siti nucleari sono utilizzati in questo paese solo per scopi civili e non per ragioni di ordine militare.

 Da parte sua il regime degli Ayatollah dalla ripresa del dialogo con gli Usa, che si sono interrotti nel lontano 1979 dopo la rivoluzione che comportò la distruzione del vecchio regime e la nascita della teocrazia, si attende la cancellazione della sanzioni economiche, i cui effetti dolorosi si sono abbattuti sui civili e sulla popolazione iraniana. In ogni caso le parole del presidente Iraniano Rohani rappresentano una novità e contengono un messaggio positivo che dovrebbe indurre la comunità internazionale a coltivare la speranza, in vista di una soluzione della crisi e per porre termine alla guerra civile che dilania da anni la Siria, Paese che gode del sostegno politico ed economico del regime degli Ayatollah.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:40