Un Tea partier italiano commenta elezioni Usa

Vince Bill di Blasio a New York, perde Ken Cuccinelli in Virginia. In questa tornata di elezioni statunitensi i democratici hanno vinto a man bassa. In Italia prevale l’entusiasmo per la vittoria di un italo-americano nella Grande Mela. E si traccia una sola analisi: è colpa dei Tea Party e dello shutdown (attribuito ai Tea Party) se i repubblicani hanno perso. Accettiamo la sfida di andare controcorrente e andiamo a intervistare un italiano in America, Francesco Ughetto Piampaschetto, che però è un simpatizzante dei Tea Party.

Dunque dalla parte dei “cattivi”, secondo i nostri media. “Non sono sorpreso che in Italia siano felici per la vittoria di un uomo con cognome italiano – esordisce – Il problema è che la gente si basa su informazioni più superficiali senza conoscere la storia politica di un candidato. Il problema è che anche qui negli Stati Uniti, fra le persone nate e cresciute in questo Paese e per gli oriundi, prevale la stessa superficialità. Per quanto mi riguarda, io voto per il candidato che rispecchia più da vicino le mie idee sulla politica e sulla società, che rispetta maggiormente la Costituzione, sia che si parli della nazione, di uno Stato o di una città. Ero a New York un mese fa e, parlando con amici che ci vivono tutti i giorni, sono rimasto colpito dal fatto che nessuno sapesse chi era in lista come candidato e nessuno conosceva quali fossero le idee dei candidati.

Per questo non sono affatto sorpreso del risultato di New York”. Ma la Virginia è conosciuta come uno stato conservatore. Lei è un virginiano, come spiega questo cambiamento di rotta? La Virginia è cambiata lentamente negli ultimi 15 anni. L’immigrazione di ricchi socialisti dal nordest e dall’ovest ha cambiato il tessuto sociale. Sono venuti qui per trapiantare le loro aziende in regioni più vicine al centro politico, per ricevere più facilmente appalti e favori. A questa immigrazione d’élite se ne unisce un’altra, straniera, dall’America latina centrale e meridionale. Questi immigrati non seguono la politica attentamente, ma si basano su quel che passa la tv. Tutti i servizi sono sempre stati pro-democratici e di conseguenza raccontano la storia a loro favore.

Dal mio punto di vista, l’ignoranza politica è la peggiore conseguenza del voto. La sconfitta repubblicana è spesso e volentieri attribuita al Tea Party… Il pensiero che sia il Tea Party a rovinare il partito repubblicano è assolutamente sbagliato. Dal 2010 in poi i “vecchi zotici” repubblicani devono ringraziare il Tea Party per aver vinto la maggioranza alla Camera e ottenuto altre vittorie al Senato. Ma come tutti sanno, la gratitudine è una brutta bestia, una volta che hanno capito che molti di loro non si facevano corrompere dalla classe politica, ma al contrario davano contro alla vecchia gerarchia, la guerra civile nel partito è iniziata. Il partito repubblicano attualmente è diviso in due fazioni la prima è la maggioranza, è il gruppo con i soldi per le elezioni con i rappresentanti in congresso da decine di anni e che vogliono morire in congresso per paura di essere un giorno per strada senza adulazioni.

La seconda è il gruppo del “Tea Party” e lo dico tra virgolette perché pure quello è un modo pigro per identificarli. Sono, dal mio punto di vista, il futuro del partito. E non solo: possono dare l’ispirazione anche ai membri del partito democratico, che potrebbero benissimo unirsi alla causa. Però il partito repubblicano deve pure fare molta attenzione, affinché la guerra contro il Tea Party non continui, o rischiano di dividere il partito e eventualmente creare un terzo partito. Cosa che rovinerebbe i “dinosauri”. E per quanto riguarda lo shutdown? Non penso che lo shutdown sia stato un problema nelle elezioni.

I lavoratori del governo non solo sono stati già pagati, ma alcuni di loro hanno pure ricevuto il sussidio di disoccupazione. E l’unica parte del Paese che se ne fregava di Washington era Washington. Io facevo i miei sondaggi con amici nel Paese e la maggioranza pensavano al lavoro e alle tasse che il governo ladro ci confisca dall’assegno mensile. Alla fine c’era meno del 15% del governo chiuso e la fine del mondo non è venuta.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:01