Detroit è fallita, morta per debiti

È ufficiale: ieri Detroit è fallita. La data del 4 dicembre passerà tristemente alla storia come quella del più grande fallimento municipale in tutti e 300 e passa anni di Stati Uniti. Il 20 luglio scorso, una giudice della corte del Michigan, Rosemary Aquilina, aveva respinto l’istanza di fallimento ritenendola contraria alla costituzione statale. Quella sentenza ha solo prolungato la sofferenza della città per altri quattro mesi e mezzo. Adesso, infatti, è arrivata la sentenza federale spiccata dal giudice Steven Rhodes.

La bancarotta, chiesta dal governatore del Michigan, il repubblicano Rick Snyder, permette l’accesso dell’amministrazione cittadina al Capitolo 9 del Titolo 11 del Codice degli Stati Uniti. Detto in termini non legulei: assistenza per la ristrutturazione del debito cittadino, che è arrivato alle considerevoli dimensioni di 18 miliardi di dollari. I debiti verranno in parte tagliati, a beneficio del fallito, per cui molti creditori (fra cui impiegati pubblici e pensionati) potrebbero ora trovarsi con un pugno di mosche. Da almeno cinque anni, dopo il rischio di fallimento delle industrie automobilistiche, Detroit è una città fantasma, uno scenario da film di fantascienza distopica.

Una metropoli con interi quartieri al buio, senza polizia, con pochi vigili del fuoco per spegnere gli incendi, quasi più senza abitanti. Sviluppatasi per ospitare milioni di abitanti, è ridotta ad avere una popolazione di 700mila disperati (e una minoranza di coraggiosi) che non hanno potuto o voluto emigrare. Un milione e mezzo di ex cittadini hanno invece abbandonato la nave che affondava. Ayn Rand, nel suo romanzo “La Rivolta di Atlante”, dove immaginava la sovietizzazione e la decadenza dell’America, non avrebbe saputo descrivere uno scenario peggiore.

Quello di Detroit, infatti, è il fallimento delle politiche socialiste dei Democratici. La crisi dell’industria automobilistica ha inciso solo in minima parte nello sfascio della grande città: la decadenza di Detroit è proseguita anche dopo la rinascita delle grandi industrie. Quel che ha atterrato i conti pubblici è proprio la spesa del comune, pompata dalle richieste sindacali e da amministrazioni compiacenti. Un debito accumulatosi anno dopo anno fino a raggiungere un punto di non ritorno, fino ad esaurire gli stipendi del personale pubblico.

Semplicemente non c’erano più capitali e persone da tassare. Dal 1962 la città è stata sempre governata da sindaci del Partito Democratico. Nelle ultime elezioni amministrative, nel 2013, ha vinto Mike Duggan, in una competizione fra due candidati democratici. I Repubblicani non trovano casa in questa città fallita e questo potrebbe essere il loro miglior spot elettorale di sempre. La concezione delle politiche fondate sul debito, tipica anche della stessa amministrazione Obama, è dunque fallita a Detroit. Per chi lo vuol vedere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:42