Democrazia liberale   non è “gioco di guerra”

Finalmente qualcuno ha capito, come scrissi settimane or sono, che il risalto che viene dato alle barbare esecuzioni compiute dai tagliagole dell'Islamic State sono una gratuita pubblicità a vantaggio solo di un fanatismo religioso che non ha nulla a che spartire con 'la civiltà e la ragione del mondo globalizzato'.

Coloro che vogliono raccontare e far passare come 'epiche' le gesta di Al Baghdadi e la sua armata non fanno altro che un cattivo servizio alla Comunità internazionale. Caricare Al Baghadi della statura di moderno Attila non fa altro che alimentare in positivo la figura di un pazzo criminale rafforzandola nelle sue escogitazioni frenetiche e sconnesse, visto il problema e la sua grandezza.

Il modo in cui si pongono costoro è solo quello della forza (per la verità tanto vile) del sangue.

Il modo era riuscito ai romani, i quali con la forza avevano vinto uno dopo l'altro i cartaginesi, i greci e gli stati alessandrini, tutti più colti dei romani; ma questi si erano poi fatti perdonare il brutto cominciamento instaurando nel mondo mediterraneo l'impero del diritto.

All'Attila, bandito redivivo, il metodo della forza non riuscirà; perché il mondo moderno è troppo amante di libertà e della democrazia per non tentare ogni via per resistere al brutale dominio della forza; e troppi popoli al mondo discendono dagli europei e serbano il medesimo ideale del libero perfezionamento individuale e dell'elevazione autonoma di ogni uomo verso il trascendentale per non sentire nell'animo profondo l'orrore verso chi alza il grido inumano dell'ossequio nei confronti di ideali bestiali di religione, di sangue, di dominazione degli uomini eletti venuti dalla terra generatrice di esseri autoctoni e dal deserto primitivo.

Questa guerra, se guerra si può chiamare, è foriera di impoverimento, di miseria, di spirito di odio e di vendetta, generatori a loro volta di miseria e di abiezione.

Però... non si può cercare solo di affermare il Diritto della libertà con il ricorso alla 'sala giochi' di guerra apparecchiata dagli Stati Uniti che non perde nessuna occasione per difendere i propri interessi intrufolandosi negli affari esterni e interni di qualsiasi Stato sovrano. La 'democrazia liberale' non s'impone tanto meno si esporta perché, in essa e solo in essa, è scritta la regola con la quale si stabilisce l'uguaglianza dei cittadini, la parità dei diritti, le discussioni come strumento per decidere se risolvere le questioni in un modo o nell'altro.

La democrazia non si esporta ma può essere facilitata in modo bilaterale e non blandendo, minacciando e passando all'azione in modo esponenziale, come sta facendo Obama. Tutto il bailamme su Baghdadi e sulle sue milizie popolari è mediaticamente iniziato quando hanno preso a girare le immagini delle prime decapitazioni, ma solo dopo, sottolineo dopo, sono cominciate a passare le notizie e le immagini di un'Amministrazione americana che aveva ricevuto Al Baghdadi in pompa magna per utilizzarlo contro Assad. Chi non ricorda Biden che addirittura si fece fotografare assieme al Califfo? Dopo, solo dopo che il Califfo aveva ridicolizzato l'esercito iracheno iniziando a tagliare teste, Obama e soci hanno percepito il pericolo.

Un pericolo che puzzava di petrolio, quello estratto dai pozzi conquistati dai "terroristi" e venduto al mercato nero.

Da quel momento dunque e solo da quel momento, è partita la "crociata" già sperimentata in passato con Saddam Hussein, Milosevic, Gheddafi, Mubarak ed altri e tentata contro Assad.

Parliamo di opportunismo perché quelle decapitazioni provvidenziali per gli Stati Uniti e specie quelle dei malcapitati occidentali di turno hanno sollevato il problema.

Un ritorno al passato come quando giravano per l'Europa monaci ed artisti che atterrivano le corti ed il popolo con i racconti ed i disegni delle nefandezze di Saladino, così le orrende immagini di sgozzamenti singoli e di massa toccano la paura, ancestrale o meno che sia, dei cittadini d'Occidente. Per fortuna nella 'democrazia liberale' esiste soprattutto l'informazione indipendente e la possibilità di ricevere pure notizie "diverse" da offrire a quanti non intendano portare il cervello all'ammasso e neppure andare a combattere il Califfo in nome e per conto dei "profeti della pace".

Per carità nessuna mancanza di rispetto nei confronti degli Stati Uniti e nessun rigurgito antiamericano da parte mia perché tutti conoscono la mia opinione riguardo la violenza e la guerra. Ma non è tollerabile vedere le riprese dei bersagli "ingaggiati" e poi annientati dai mirini telematici magari, poi, con gli osceni dettagli di corpi sbriciolati e smembrati.

Così come non è tollerabile vedere civili innocenti trasformati in protagonisti inconsapevoli di questo 'gioco di guerra'.

Dobbiamo essere capaci di farci portatori di un ideale umano e moderno nel Mondo d'oggi, smarrito ed incerto sulla via da percorrere, perché esiste, in questo nostro vecchio ma moderno mondo, un vuoto ideale spaventoso.

Il fanatismo è un male assoluto e oscuro che vive purtroppo in ognuno di noi per cui dobbiamo opporci con la sola via d'azione che si apre dinnanzi a noi che è la predicazione della buona novella che è l'idea di libertà contro l'intolleranza e della cooperazione contro la forza bruta.

Il mondo che auspichiamo, per la cui attuazione esso deve lottare, non è un mondo chiuso contro nessuno, è un mondo aperto a tutti, un mondo nel quale gli uomini possano liberamente far valere i loro contrastanti ideali e nella quale le maggioranze rispettino le minoranze e ne promuovano esse medesime i fini, sino all'estremo limite in cui essi sono compatibili con la persistenza dell'intera comunità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:53