Lacrime di coccodrillo

In principio fu Mare Nostrum, poi archiviato il Mare hanno voluto mettere il Tritone travestito da Frontex, una congrega di fighetti con le camicie inamidate che opera in uno splendido palazzo di Varsavia alle spalle del ghetto, che al contrario del figlio di Poseidone e del suo corno a forma di conchiglia capace di placare le tempeste e di aiutare Giasone e gli Argonauti è riuscito ancora di più a trasformare il Nostrum, naturalmente inteso come mare, nel più grande camposanto sommerso del pianeta.

Mi chiedo, dopo quei nuovi trecento innocenti in fondo al mare a quando l'operazione Lacrime di coccodrillo? Sì, proprio un camposanto sottomarino, perché dopo i proclami dei "Tribuni della solidarietà" dalla farsa siamo passati, senza livelli intermedi, alla follia. Follia che trascende nella follia pura anzi di più nella schizofrenia masochistica delle chiacchiere, perché la Comunità internazionale sapendo di non poter proporre soluzioni o trovare alternative preme l’acceleratore sui toni dell'indignazione e della solidarietà a parole.

L’Italia e l’Europa politica davanti al dramma che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo sono atterrite e immobili, impossibilitati a scappare cercano di dare sfogo all’angoscia come un animale in trappola, mettendosi a girare vorticosamente su se stessa come su una giostra fuori controllo in una frenesia di terrore. L'avevamo detto: Frontex non potrà mai essere capace di gestire l'emergenza perché è la somma e nello stesso tempo l'apoteosi dei miti e del divismo, delle ambizioni dorate e delle disillusioni feroci e ancora peggio dei sogni visti come maschera deformante di una realtà che mostra la sua doppia, affilatissima lama.

Ad ogni morto affogato e non importa se questi veniva da Zuccherar, da Tripoli o Misurata, non interessa se partiva da Kelibia, da Sousse, da Chebba o da Mahdia, non frega a nessuno se scappava per fame o per sfuggire alla guerra e si era accampato per mesi sulle spiagge del Senegal, a Fas Boye o a Joal si susseguono le pelosissime dichiarazioni di finta solidarietà e le conseguenti lacrime simil veritiere. Non è dichiarando, indignandosi o molto semplicemente solo pregando che si possa risolvere il problema perché si è di fronte ad una ecatombe trascendentale che non si può risolvere se non con una strategia coerente e globale che affronti il problema in modo incisivo e realistico e non con i pannicelli caldi di operazioni pseudo solidaristiche.

La domanda comune dev’essere e deve rimanere: dov’è l’Europa di fronte all’emergenza immigrazione? L’Europa non c’è e basta! Per far fronte al disastro creato dalla mancanza di politiche serie, i governi dell’Unione devono attivare dei veri e ordinati processi che regolino l’immigrazione e favoriscano l’integrazione soprattutto a livello europeo sia sul piano giuridico con una legge europea che valga per tutti i Paesi aderenti e che stabilisca un percorso comune e legalmente definito per l'ingresso dei migranti (così da stabilire senza equivoci quando e come si manifesta l'illegalità), la concessione di cittadinanze, dei ricongiungimenti familiari, delle pene per i trafficanti, dell'applicazione di tutte quelle tutele internazionali che vengono riservate ai rifugiati ed ai richiedenti di asilo. Inoltre urge un piano assistenziale: il profugo non può arrivare in un Paese e trovarsi poi costretto a vivere illegalmente ai margini della società e con il rischio di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale dei singoli Paesi viste anche le potenziali infiltrazioni di combattenti dell'Islamic State.

Chi arriva ha bisogno di essere seguito in un percorso di inserimento. Ha bisogno di aiuto sociale (capire le regole di dove vive adesso, parlare una lingua ecc.) e di sostegno finanziario finché non sarà in grado di essere socialmente autonomo. Insomma, ha bisogno di assistenza dedicata con standard di accoglienza ed integrazione allineati. Cosi' come andrebbe superata la Convenzione di Dublino, un obbrobrio giuridico che vincola i richiedenti asilo al primo porto di arrivo - nel caso specifico Lampedusa e l'Italia - senza dargli la possibilità di scegliere autonomamente il proprio destino.

Il risultato ultimo è quello di spingerli ulteriormente verso percorsi di illegalità, magari per raggiungere parenti o amici in altri Paesi dell'Unione. Serve ridare "il mondo a questo mondo" aiutando questi "cittadini" ad avere pane, pace, serenità e diritti, indirizzandoli verso una gestione razionale dalla quale possono trarre il maggiore beneficio. Aiutiamoli a risolvere i conflitti sociali; solo in questo modo il flusso di migrazione clandestina potrà essere arrestato, così il numero di vittime a esse associato si ridurrà drasticamente.

Ridiamoci dignità e conserviamo le lacrime di coccodrillo per i tempi di siccità.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:44