Alexis Tsipras punta sull’asse Russia-Serbia

Ognuno si fa l’Europa a propria immagine e somiglianza. Alexis Tsipras, non fidandosi affatto di Merkel, Troika e di tutti coloro hanno ridotto la Grecia in fin di vita per “salvarla” (in realtà per salvare le rispettive banche nazionali che avevano a suo tempo comprato i titolo di stato ellenici attirate dagli enormi interessi sul debito), sembra abbia deciso di puntare su un asse europeo a trazione slavo-ortodossa.

Con la Russia di Vladimir Putin e la Serbia di Aleksandar Vucic. E la prima battaglia che Tsipras farà a livello diplomatico sarà quella, oltretutto benedetta dalla chiesa ortodossa che ben vedrebbe questa alleanza euroasiatica, per togliere da parte della Ue o per mitigare assai le sanzioni contro la Russia, Con buona pace della Merkel e dell’Ucraina. In cambio la Russia sta per fare un passo che porterà enormi vantaggi economici ad Atene: togliere solo per la Grecia le contro-sanzioni adottate da Putin contro tutti i 27 Paesi dell’area Ue in risposta a quelle da lui subite per l’appoggio agli indipendentisti filorussi di Kiev e dintorni. Una mossa formidabile: i miliardari russi potrebbero comprare prodotti greci, fare turismo in Grecia, investire in Grecia e riversare lì le capacità economiche altrimenti inibite nel resto della Ue. Coinvolgendo anche il governo serbo che certo non guarda affatto con simpatia alla politica anti russa di Federica Mogherini e compagnia cantante.

Tutto preparato in gran segreto prima delle elezioni in Grecia con una serie di viaggi diplomatici in Russia e in Serbia da parte di uomini di Syriza. Inutile dire che uno degli interessi nazionali che risulterebbero più danneggiati da questo asse Tsipras – Putin – Vucic risulterebbe quello dell’Italia. Che per andare dietro ai desiderata della Merkel e di Juncker rischia di trovarsi in mano il cerino del calo delle presenze turistiche e degli investimenti russi, che sono enormi, nel nostro Paese. C’è però da dire che questo asse euro asiatico potrebbe anche convincere Troika, Merkel, Juncker e tutti gli allegri affossatori della economia europea con il rigore sulla pelle degli altri, a non tirare troppo la corda.

Se la Grecia trovasse qualcuno che si comprasse, o riscattasse, il suo debito senza passare per lo strozzinaggio del Fmi, qualche altro Paese mediterraneo potrebbe essere tentato a seguirne l’esempio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:10