Hezbollah a Roma e la Siria brucia

Il 3 giugno a Roma si terrà la “Festa della Liberazione del Sud Libano” organizzata da alcune associazioni vicine alla resistenza palestinese, alla “lotta allo Stato di Israele” e alla Siria di Assad. Sembrerebbe certa la presenza anche di Ibrahim Farhat, direttore della tivù di Hezbollah, al-Manar. L’arrivo di Farhat è uno scandalo per l’Italia: Hezbollah è infatti un gruppo terrorista che occupa il Libano e attualmente è in prima fila nel sostegno alle repressioni del dittatore Bashar al-Assad in Siria. Al- Manar, come organo ufficiale di Hezbollah, è quindi la voce della propaganda del Partito di Dio. Una voce odiosa che, quotidianamente, giustifica i peggiori massacri contro la popolazione siriana. L’Italia, com’è noto, ha interrotto da anni le relazioni diplomatiche con Assad. Non solo: Hezbollah è ufficialmente classificato come organizzazione terrorista, non solo in Occidente, ma ormai anche in quasi tutti i Paesi arabi. Enrico Vandini, presidente della Onlus “We Are” è stato tra i primi a denunciare la presenza Ibrahim Farhat durante l’evento previsto per il 3 giugno. Con lui, tentiamo di capire meglio il rapporto tra Libano, Siria, Iran e terrorismo.

Può spiegarci con precisione il rapporto di Farhat e di Hezbollah nel conflitto siriano?

Hezbollah è intervenuta da subito insieme all’Iran nel conflitto siriano dando man forte al regime di Assad a mettere in atto quella che Onu ha definito “la più grande catastrofe umanitaria dopo la Seconda guerra mondiale”. Esistono in Siria cittadine controllate da Hezbollah dove ai residenti è impedito di uscire liberamente. Hezbollah ha combattuto al fianco delle milizie di Assad in massacri perpetrati spesso nei confronti di civili indifesi, mercati cittadini e, ancora peggio, strutture sanitarie e la loro televisione ha sempre giustificato questi massacri sui quali invece sarebbe ora di fare luce e di condannare i responsabili a livello internazionale.

La televisione di Hezbollah, al-Manar, giustifica i peggiori massacri contro la popolazione siriana. Cosa possiamo e dobbiamo chiedere alle istituzioni italiane in attesa del 3 giugno?

Hezbollah è considerata, più che giustamente, un’organizzazione terroristica e il fatto stesso che il direttore della loro televisione arrivi in Italia mi pare più che preoccupante. Le istituzioni italiane dovrebbero perlomeno chiedere conto del loro intervento in Siria per rispetto a chi ha perso tutto in quei massacri indiscriminati; a tutto il popolo siriano sarebbe dovuto un intervento netto e deciso nei confronti di questa organizzazione e di tutti i Paesi che si considerano democratici e ai quali i diritti umani stanno a cuore.

Come possiamo permettere che Hezbollah arrivi a Roma indisturbato? Quale dovrebbe essere la reazione delle istituzioni di uno Stato democratico come l’Italia?

Fosse per me il suo arrivo non sarebbe neppure possibile, ma le istituzioni hanno dimostrato anche in un passato recente di avere più a cuore gli accordi economici che i diritti umani. Nelle visite di Stato degli ultimi tempi tra Iran e Italia mai, dico mai, ho sentito chiedere conto ai rappresentanti iraniani del loro coinvolgimento in Siria e tantomeno della drammatica situazione dei diritti umani nel loro Paese. Evidentemente in tanti hanno deciso di dare priorità agli affari economici mettendo i diritti umani in secondo piano; personalmente credo che questo atteggiamento sia terribilmente sbagliato. In Italia vivono tanti siriani che si sono trasferiti a causa della situazione del loro Paese da 30/40 anni e oggi sono cittadini italiani a tutti gli effetti. Credo che qualcuno dovrebbe chiedere loro scusa per questo atteggiamento a dir poco vergognoso.

Tra qualche settimana si terrà ad Oslo il “Sesto Congresso mondiale contro la pena di morte”, evento organizzato per favorire il coordinamento di numerose Organizzazioni non governative e ottenere in alcuni Stati l’abolizione della pena capitale o progressi significativi (quali moratoria o riduzione dei reati punibili con la morte). Si prevede la partecipazione di circa 1.500 persone da oltre ottanta Paesi, fra le quali attivisti di 138 Ong o istituzioni aderenti alla Coalizione mondiale contro la pena di morte (inclusi, dall’Italia, Nessuno tocchi Caino e Comunità di Sant’Egidio), ministri, avvocati, Premi Nobel, ex condannati a morte riconosciuti innocenti, artisti. L’evento è coordinato da Antonio Stango, segretario del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani. Durante il congresso si terrà una tavola rotonda su pena di morte e terrorismo e inoltre è prevista la presenza del ministro della Giustizia del Libano.

Cosa vorrebbe chiedere agli organizzatori del Congresso e che passi si potrebbero compiere per la stabilizzazione della Siria e del Libano?

Vorrei chiedere a nome mio, e dei tanti amici siriani che la si smettesse con la vergognosa consuetudine di continuare a considerare Assad come il male minore. Se qualcuno non lo ha ancora chiaro dico che non si possono giustificare in nessuna maniera dittature sanguinarie per motivazioni che non ho nessuno scrupolo a definire risibili e offensive. Assad è un dittatore sanguinario, ha distrutto una terra e un popolo e questo deve essere il punto di partenza indiscutibile di ogni discussione sulla Siria. Contrastare la pena di morte e ignorare quello che sta succedendo in Siria da 5 anni nel silenzio correo di tutto il mondo occidentale e delle sue massime istituzioni mi pare a dir poco paradossale.

L’informazione occidentale sembra tesa a fare di Hezbollah e Assad come i campioni nella lotta allo Stato islamico. Cosa sta avvenendo realmente in Siria e in questi territori?

Sullo stato dell’informazione occidentale e in particolare di quella italiana sulla questione avrei da dire le peggio cose, ma mi rendo conto che non sia questa la sede. Quello che lei afferma è senz’altro vero e credo che di fronte a questo teorema assurdo chi in questi anni lavorando nell’informazione ha fatto crescere questo teorema dovrebbe a dir poco vergognarsi. Se poi questo è quello che emerge dall’informazione delle televisioni di Stato si capisce quanto sia drammatica la situazione. Detto questo, quello che sta accadendo in Siria è tragicamente chiaro a tutti coloro che si informano e che lavorano sul campo. Il regime di Assad con la complicità di Iran, Russia ed Hezbollah sta sterminando il suo popolo e costringendo milioni di siriani a fuggire dal proprio Paese. I continui bombardamenti su civili e strutture ospedaliere non possono certo essere considerati guerra ad Isis come non può essere considerata guerra all’Isis la pagliacciata di Palmira che è stata prima conquistata e poi abbandonata dallo Stato islamico senza che nessuno, ripeto nessuno, abbia fatto nulla. Alla faccia dei satelliti e delle cosiddette bombe intelligenti, Isis ha raggiunto Palmira con le proprie truppe attraversando chilometri di deserto senza che nessuno li abbia fermati. Lo stesso ha fatto quando ha deciso di abbandonarla: se questa la si vuole definire guerra all’Isis lo si faccia rivolgendosi a chi non sa neppure dove si trovi la Siria.

Sono in molti a denunciare il rapporto tra Iran, Assad e Libano nel conflitto siriano. Può illustrarci meglio cosa pensa di tale rapporto?

Come già detto, questo rapporto è criminale e assassino: tra Stati e organizzazioni alle quali dei diritti umani o meglio ancora delle vite umane e della libertà individuale nulla importa. La cosa inaccettabile è che con costoro c’è chi continua a stringere accordi economici, sorvolando beatamente su quanto sta accadendo.

L’ex ministro della Giustizia del Libano, Ashraf Rifi, dimessosi qualche settimana fa, ha accusato la forza politica Hezbollah di stabilizzare il governo e di ricevere finanziamenti dall’Iran. Tale stato dei fatti rende l’affermazione dello Stato di Diritto, come progettato dal Partito Radicale, estremamente difficile finché i rapporti tra Iran e Libano non saranno realmente trasparenti e non in violazione delle Convenzioni Internazionali. Come possono muoversi le Onlus e le Ong in tale contesto?

L’Iran finanzia Hezbollah per combattere al fianco delle truppe del regime di Assad. Quello che manca a tutti i Paesi è la trasparenza e l’amore per la verità. Ogni Paese occidentale ha i propri Servizi segreti e mi viene da sorridere a pensare che qualcuno possa affermare che questi rapporti non siano trasparenti. Non lo sono solo per chi, in maniera ipocrita, preferisce fare finta di non vedere quello che invece è sotto gli occhi di tutti. Devo dire io ai Paesi europei che Hezbollah controlla tante cittadine in Siria? Non bastano le migliaia e migliaia di interviste che ogni nazione fa ai cittadini siriani per concedere loro lo status di profugo? Basterebbe che venissero rese note quelle dichiarazioni per capire esattamente cosa sta accadendo in Siria da cinque anni a questa parte. Dicevo che mi viene da sorridere ma non è così: vengo assalito da rabbia e vergogna per quanto sta accadendo e purtroppo credo che le Onlus e le Ong poco possano fare per contrastare questa ipocrisia. Riempire una sala per parlare di Siria è già estremamente difficile. Evidentemente l’utente medio crede solo a quello che sente in televisione e visto che di Siria nessuno parla il problema non sembra esistere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:06