Siamo ormai giunti a un punto di rottura. Abbiamo varcato, forse da tempo e senza rendercene conto, o peggio senza ammetterlo, la soglia di un conflitto tra culture e realtà incompatibili.

L’ultimo atto terroristico di Parigi, nel quale ha perso la vita, tra gli altri, un giovane poliziotto, è la dimostrazione che la convivenza tra Occidente e Islam radicale non è possibile. Ha scritto bene su “L’Intraprendente” Magdi Cristiano Allam nel suo articolo titolato: “È guerra. Islamica”. Non è un dettaglio indifferente; anzi, è quello che fa la differenza. Per troppo tempo, sulle cronache nazionali, buoniste, abbiamo letto solamente “atti di terrorismo”, senza ulteriori dettagli e marginalizzando il fatto che gli attentati fossero di natura religiosa. Di natura islamica. Il fatto che le stragi abbiano avuto come teatro la Francia non è per niente casuale.

Sì perché la Francia è il Paese nel quale sono stati consacrati, anche attraverso la rivoluzione, i tre valori più profondi e inviolabili della Repubblica: libertà, uguaglianza e fratellanza. Un motto altisonante, tanto importante quanto dimenticato. Soffocato dall’odio di persone che hanno come unico obiettivo assoggettare l’Occidente e seminare il terrore fra la gente. Da Charlie Hebdo al Bataclan, passando per Nizza e per l’omicidio di padre Jacques Hamel, la Francia ha pagato un prezzo altissimo. Troppe vite spezzate, troppi innocenti. Sicuramente troppo buonismo e ipocrisia. L’attentatore degli Champs-Élysées era noto alle forze dell'ordine come persona radicalizzata e pericolosa.

Insomma, è giunto il momento di capire che all’Europa è stata dichiarata guerra, da un nemico, molto preciso: il fondamentalismo islamico. Un pericoloso antagonista che si è insinuato tacitamente nelle città europee, e che sembra sempre più prendere piede e mietere vittime. Non ci può essere integrazione con chi ti vuole distruggere. Non ci può essere integrazione con chi non cerca un dialogo.

“Quello che è accaduto ci riporta alla pericolosità del terrorismo e all’esigenza di una difesa salda, forte, decisa e responsabile che garantisca costantemente i valori della democrazia e della libertà”. Così ha parlato il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sono belle, importanti ed efficaci parole. Ma credo che il tempo delle parole sia finito e che alle dichiarazioni debbano seguire i fatti. Sperando che non sia troppo tardi.

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 19:37