Superare l’Europa a trazione tedesca

L’adesione all’Euro è stata volontaria. L’Euro è la moneta comune degli Stati che l’hanno accettata. Vige cioè la non obbligatorietà (il cosiddetto opt-out) ad avvalersi della moneta comune. Sono stati appositamente creati ed esistono infatti due gruppi, quello degli Stati aderenti alla disciplina dell’Euro (gli Stati senza deroga) e quello degli Stati che hanno mantenuto la loro valuta (Stati con deroga). Così come questi ultimi, qualora lo richiedano e soddisfino i requisiti necessari, possono e viene data loro la possibilità di aderire all’Euro, allo stesso modo sussiste il diritto degli Stati che hanno adottato la moneta unica di rinunciarvi senza che ciò determini anche l’uscita dallUnione europea. Diventano semplicemente Stati dell’Ue con deroga.

Utile è anche ricordare che sono stati previsti con il Trattato di Maastricht i famosi criteri di convergenza riguardo al debito, al deficit, all’inflazione e ai tassi, da valutare, ha tuttavia specificato chiaramente il Trattato, alla luce delle reali condizioni economiche del momento di ciascuno Stato. Vale a dire: nessuna rigidità né tanto meno approcci e diktat rigorosi quanto piuttosto “morbidi”, elastici e fortemente realistici, in quanto fondati sulla “tendenza”, concetto fatto aggiungere dal nostro Guido Carli, e da molto tempo totalmente disatteso. La convergenza deve cioè tenere conto della evoluzione del Paese membro nel momento in cui si trova. Si tratta del principio dellinterpretazione dinamica dei parametri. Dinamica significa evolutiva, rapportata al momento specifico e al tempo di lungo periodo. Si pensi quindi al parametro relativo al debito pubblico complessivo. A stabilire il criterio del 60 per cento si è arrivati in maniera tremendamente semplice e mai si sarebbe immaginata la folle distorsione che si è determinata negli anni a venire. Allora si era calcolato che il debito totale dei Paesi membri ammontasse al 57 per cento e, per evitare che da quel momento al “varo” della moneta unica gli Stati si lanciassero in spese pazze, si stabilì in maniera concordata il limite del 60 per cento. Era chiaro che i Paesi sopra il limite avrebbero nel lungo periodo dovuto contenerlo e non superarlo ma senza alcuna imposizione o rientro forzato che, al contrario, anni dopo, sbagliando e violando proprio il Trattato, ha imposto il Patto di stabilità, autoproclamatosi Trattato.

La Germania, economicamente concentrata solo su se stessa, ha di fatto imposto un rigore e una politica che non era né è stata sottoscritta da nessun Trattato europeo, mal conciliandosi, e da molto tempo (precisamente dal nefasto regolamento del 1997) con l’integrazione europea. Al posto del perseguimento della stabilità comune, la Germania ha lavorato alacremente per fare dell’Europa attuale l’Europa tedesca, tuttora alla conquista dei mercati attraverso metodi contrari a quelli tipici della concorrenza, e con la progressiva esclusione e depredamento dei mercati dei concorrenti in difficoltà o meno agguerriti, per estendere il proprio dominio politico, economico e sociale. Aveva visto giusto la Thatcher che nel giorno della discussione sulla nascita dell’Unione europea, tanta la sua contrarietà all’Unione e soprattutto alla unificazione delle due Germanie (cui corrispose per lei molto scredito e tanto isolamento politico interno ed internazionale) propose di sostituire il punto con l’accordo commerciale mondiale, l’Uruguay round.

Se Theresa May riuscisse a mettersi oggi in sintonia con il suo passato, è esattamente quello che dovrebbe fare: lavorare all’accordo commerciale del Regno Unito con il mondo, post Brexit. Nei trattati europei è scritto è stabilito che ciascuno Stato membro deve portare avanti la propria politica economica nel rispetto di una dinamica evolutiva comune. Gli atti che stabiliscono altro da ciò, non hanno alcuna valenza generale propria sei Trattati, dunque non hanno titolo per essere rispettato né tantomeno imporre alcunché. La Germania sta facendo strali dei trattati e dell’Europa. Va fermata. E l’unico modo è Donald Trump. Per noi, per l’Italia soprattutto, dato che è già in corso il depredamento franco/tedesco. È necessario, con un nuovo governo e Parlamento democraticamente eletti dagli italiani, correre dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a dire di “aiutarci” con l’Europa e in Europa, proponendogli in cambio di fare da appoggio e stampella degli Stati Uniti in Europa.

Aggiornato il 04 luglio 2017 alle ore 13:20