Congo: gli appetiti di Soros e Lamuka

Il Congo è uscito dalla complessa tornata elettorale molto meglio delle premesse e di quanto previsto dagli osservatori/opinionisti internazionali. Ad oggi il neo presidente Felix Tshisekedi è impegnato ad equilibrare politicamente le forze all’interno dell’assetto statale, insieme alla potente componente kabiliana che otterrà ministeri e posizioni influenti nonché la prima carica governativa.

Ma non tutto può essere dato per scontato; infatti i programmi preelettorali hanno visto impegnata la “coalizione” denominata Lamuka (destra capitalista e neocoloniale), fatta nascere a Ginevra in un incontro presieduto da Alain Doss con lo scopo (da quanto emerge da varie fonti di stampa), di togliere a Kabila il “controllo” del Congo. Alain Doss, oltre ad avere avuto varie cariche all’Onu, ha anche un ruolo vertice nella “Mission de l’Organisation des Nations Unies en République Démocratique du Congo” (Monusco), inoltre è presidente della Fondazione Kofi Annan. Detta Fondazione vede tra i suoi più noti componenti alcune multinazionali e magnati come: la Glencor (la più grande compagnia commerciale al mondo), Tony Elumelu Fondation, la Skoll Foundation, la Total, Malta Forest, Mohammed (Mo) Ibrahim, George Soros ed altri “uomini di affari” i quali hanno in Africa, ed a livello globale forti influenze che esercitano anche dando indicazioni politiche agli Stati. Tra le varie azioni di influenza politica posso menzionare il forte contributo che, detti “uomini di affari”, hanno dato per la nomina di Didier Reynders a ministro degli Esteri del Belgio, per la carriera politica di Louis Michel, attualmente commissario europeo per lo Sviluppo e gli Aiuti umanitari, e del figlio Charles Yves Jean Ghislaine Michel, ma anche alla candidatura vincente di Emmanuel Macron alla presidenza francese. Naturalmente nel “gioco del potere” non poteva mancare il controllo sui mezzi di comunicazione a “impatto” mondiale: come France 24, Rtbf, Cbn, Cnn, Newyork Time, Rfi, solo per citare i più noti. Se si analizza la campagna elettorale a sostegno della coalizione Lamuka (che in lingua lingala significa Sveglia) si nota che i media sopra menzionati, hanno sponsorizzato e portato avanti importanti iniziative politiche a suo favore, con l’obiettivo di influenzare globalmente le intenzioni di voto ed i consensi a livello internazionale.

Ancora in questi momenti non si è esaurita la critica alle votazioni che si sono tenute il 30 dicembre, oltre all’accusa di accordi preelettorali tra il passato presidente Kabila e l’attuale Tshisekedi, inoltre si mette in dubbio ancora la sconfitta di Martin Fayulu che, come ricordo, è stato sostento anche dalla Chiesa Cattolica congolese. Le elezioni sono ritenute non attendibili anche dalla coalizione rappresentata da Lamuka, e da molte multinazionali che sono membri della fondazione di Kofi Annan, tra cui molte di esse sono impegnate nello sfruttamento dei minerali del sottosuolo congolese. La preoccupazione maggiore di queste multinazionali è che, come annunciato dal nuovo governo, sarà modificato il Codice delle estrazioni che ad oggi permette tali sfruttamenti gratuitamente, complicando tali operazioni e causando ingenti perdite alle società già interessate, in un momento cruciale per le strategiche esigenze mondiali di litio, coltan, e ovviamente oro e diamanti, di cui il Congo è ricco. Per questo motivo il gruppo di “uomini d’affari” ha previsto un piano “B” che prevede comunque che Joseph Kabila Kabange, o come viene anagrammato Jkk, debba essere eliminato dalla scena politica, per poter rimettere in campo quelli che da alcuna stampa, vengono definiti “pedine” delle multinazionali cioè Moise Katumbi e Jean Pierre Bemba, ambedue esclusi dalla corsa elettorale per vari motivi. Tale operazione dovrà causare un caos politico e sociale che potrebbe riportare alle elezioni.

 

Tuttavia il tempo è a favore di Felix “Fatshi” Tshisekedi, infatti più tempo passa e verosimilmente più complicata resta una sua messa in discussione. La sua elezione ha portato alla nascita di due schieramenti, quello a favore, anche se con alcune evidenti ambiguità, formato dagli Stati che hanno riconosciuto la validità delle elezioni, cioè: Cina, Russia, Regno Unito, i Paesi Africani, l’Unione europea, l’Ue, Un, Sadec, ma anche la Francia ed il Belgio, probabilmente meno entusiasti, e dall’altra parte le “multinazionali” che, come già detto, vedono nel cambiamento una “remissione” globale.

Va detto che due giorni prima dell’incontro dei componenti della coalizione Lamuka, a Davos si è svolta una riunione presieduta da Soros e Mo Ibrahim i quali hanno disapprovato, non solo l’elezione di Felix Tshisekedi, ma hanno espresso forti critiche sia su Putin che sul presidente cinese Xi Jinping per il loro atteggiamento politico favorevole verso il nuovo rappresentate della Repubblica del Congo. Per concludere Lamunka sembra che preveda questo piano “B” destinato a creare instabilità ed incertezze nel popolo congolese, tramite azioni sia interne al Congo che esterne. Va ricordato che Felix Tshisekedi è stato eletto dai suoi omologhi secondo Vice Presidente, per il mandato 2019, dell’Unione Africana, ciò sta a significare che tra due mandati potrebbe essere Presidente della medesima associazione; analizzando nella globalità le azioni e gli interessi che in questo momento orbitano intorno alla Repubblica Democratica, non resta difficile vedere questo Stato nel pieno delle attenzioni internazionali, collocandolo in una posizione che potremmo definirla “Congocentrica”.

Aggiornato il 15 febbraio 2019 alle ore 13:43