Genealogia dell’India

La genealogia è tenuta in gran pregio dall’aristocrazia, dalla nobiltà, dalle antiche famiglie notabili, cittadine e popolari. Non v’è dubbio che l’Indostan sia abitato da un popolo costituito da antichissimi ceppi della famiglia umana. Non sorprende, quindi, che l’attuale Governo della Repubblica d’India abbia stanziato in bilancio un milione e duecentomila euro per tracciare i geni della popolazione, quasi un miliardo e mezzo di abitanti. Il lamentare la spesa di questa cifra a tale scopo, in una Nazione con forti problemi economico-sociali, è fuor di luogo. È una somma irrilevante per il bilancio pubblico d’uno Stato, spesa da molti privati per l’acquisto d’un appartamento di prestigio in centri storici. A Venezia, pare che la famiglia d’un capitano d’industria sia in lizza con una società per l’acquisto, in Piazza San Marco, d’un tratto della Procuratie Vecchie, dal valore stimato di venti milioni di euro!

L’idea è intuizione della mente d’un archeologo, Vasant Shinde. La genetica è sempre più applicata in ambito archeologico. Da quando s’è capito come l’acido desossiribonucleico, nell’organizzazione dei cromosomi in catene le cui pari, più o meno lunghe, formano i geni che controllano la formazione delle proteine costituenti un corpo d’un essere vivente, vegetale animale o umano, determinandone le caratteristiche, trasmesse per eredità, certi reperti di scavo, prima considerati irrilevanti e scartati, come frammenti di tessuti biologici, adesso permettono, invece, di risalire all’origine d’individui e popolazioni.

Nel 2017 fecero scalpore i risultati d’una ricerca condotta su reperti organici risalenti, in Grecia, al periodo minoico e miceneo, e un campione tratto da Greci contemporanei. Risultò che il patrimonio genetico degli Elleni d’oggi è, sostanzialmente, identico a quello rinvenuto sugli antichi reperti. Tra gli achei cantati da Omero e gli Elleni celebrati da Dionysios Solomos in quello divenuto l’inno nazionale della Grecia contemporanea, v’è una assoluta continuità genetica. V’è, di sicuro, anche tra i barbari del Nord, che pretesero di mettere alla fame i Greci, coll’ottusità tipica e barbara dei bancari.

Per cui, che il ministero della Cultura della Repubblica d’India, su insistenza d’un archeologo, elegga la scienza biologica a proprio Re d’Armi ed esiga da essa una certificazione di genealogia del popolo indiano, non è, di per sé, un’idea balzana. Preoccupa, piuttosto, quando si parla nel documento portato in Parlamento di “purezza delle razze”. Concordo, quindi, con Rahul Gandhi, in figlio di Sonia Gandhi, quando, dai banchi del Partito del Congresso, oggi all’opposizione, ha ricordato come l’ultima volta che un ministero della Cultura si sia occupato di purezza delle razze non sia finita troppo bene. Anni fa vidi, a casa d’un vecchio collega avvocato romano sposato con una tedesca, il certificato di purezza ariana della moglie, rilasciato negli anni Trenta del secolo scorso dal Governo del Terzo Reich germanico, nazionalsocialista.

Aggiornato il 11 giugno 2022 alle ore 15:15