I giovani in Iran lottano contro i regimi dei loro padri e nonni

La situazione drammatica in Iran non è nuova. Il popolo iraniano ha cacciato lo scià Mohammad Reza Pahlavi pensando di instaurare un’autentica democrazia e si è ritrovato con il richiamare e fare ritorno dell’ayatollah Ruhollah Khomeyni, il quale è stato visto falsamente come il redentore e ha, al contrario, posto l’ideologia della più rigorosa islamizzazione e fondamentalismo religioso. Il popolo iraniano è purtroppo il popolo che ha “scelto” – oggi sono nonni quelli espatriati in fretta e furia dall’Iran – la propria condanna. Chi oggi tragicamente muore per affermare il diritto a non venire ucciso dalla polizia di Stato perché il velo è messo eventualmente male in testa a coprire i capelli, sono i nipoti di quel popolo che ha scelto e ha vissuto l’islamizzazione fondamentalista.

Questi nipoti hanno ragione e i primi cui devono rivolgersi sono i loro padri e madri – che non si sono lamentati – e nonni – che hanno voluto e creato la situazione tragica e disperante in cui oggi vivono. Ci sono foto dell’Iran dei nonni in cui le nonne erano vestite come noi in Occidente, con le minigonne e i capelli sciolti. Ci sono immagini dell’Iran terra splendida e tutt’affatto che disastrata. Nel volgere di una manciata di anni i capi politici religiosi – in Iran politica e religione coincidono, preminente la religione islamica – hanno oscurato la realtà, tra le altre cose coperto e velato le donne. La “regola” religiosa è divenuta sempre più stretta e rigida, arbitraria e discriminatoria, fino al ciuffo di capelli della povera giovanissima Mahsa Amini uccisa dalla polizia iraniana pochi giorni fa durante un “controllo e lezione di moralità”, fino alle uccisioni a mazzi di donne e persone, giovani che si ribellano allo status quo. La situazione è talmente tragica oggi da rimproverare gli iraniani di ieri di non avere eliminato prima chi li ha vessati e vessa.

Chi oggi combatte per la libertà in Iran chiede, quantomeno, di non essere ucciso. Si lamenta di chi dall’Occidente si è ivi presentato velato – come Federica Mogherini e Segolene Royal – e ha legittimato in tal modo i loro passati e attuali carnefici. La macelleria è in corso. Il popolo iraniano potrebbe richiamare in patria, dalla Francia dove attualmente vive, la moglie di Resa Pahlavi, Farah Diba, ottantatreenne donna regale con sentimenti di amore verso la propria terra e il proprio popolo. Ricominciare da lì. I tempi sono maturi per la de-islamizzazione, per la separazione della religione dalla politica e per la democrazia in Iran.

Aggiornato il 08 ottobre 2022 alle ore 10:50