Guerra in Ucraina: dall’Occidente aiuti senza limiti?

La guerra, se letta come “espressione sociale”, traccia una parabola: per poter prevedere quanto rimarrà in ascesa prima di flettersi verso la fase discendente, occorre capire quanto l’escalation in verticale, ovvero l’utilizzo di armi sempre più potenti, possa essere sostenuta dai contendenti. A oggi, non si intravede il vertice di tale andamento. Tuttavia, è ben evidente come la spinta dei contendenti tenda ad allontanare l’inizio della discesa. Così, dal punto di vista della “direzione”, alle strategie del dinamico esercito russo che ha intensificato gli attacchi in aree civili e arruolato forzatamente nuova “carne da cannone”, si contrappone una crescita della qualità delle armi fornite dall’Occidente (molte su propositi e promesse) all’esercito ucraino, oltre al coinvolgimento di truppe da combattimento contro l’esercito russo composte non solo da soldati ucraini.

Ora, dopo diversi mesi di tentennamenti più o meno legati all’analisi strategica del conflitto, Stati Uniti e Germania, che intanto hanno annunciato di ragionare sulla fornitura di aerei da combattimento, hanno confermato che a breve consegneranno all’esercito ucraino decine di carri armati pesanti, come gli Abrams e i Leopard 2 e i missili a lungo raggio. In particolare, Berlino il 25 gennaio – tramite Steffen Hebestreit, portavoce del Governo – ha assicurato la fornitura all’esercito ucraino di una quindicina di carri armati Leopard 2, provenienti dalle riserve dell’esercito nazionale tedesco, il Bundeswehr. Allo stesso tempo, anche gli Stati Uniti, impazienti di mostrare una comunione di intenti, hanno assicurato una iniziale e imminente fornitura di almeno trenta carri armati Abrams M1. Da par sua, il presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto dire al suo ambasciatore in Germania che questa è una decisione estremamente pericolosa, che porterà a un incremento dell’escalation, rendendola permanente. Ma dato che “permanente” in questo frangente  è una cosa irreale, è più specifico considerare un allontanamento del vertice della parabola.

A quasi un anno dal suo inizio, questo conflitto – per la sua gravità concettuale, come la conquista di un territorio con la forza e per gli attori coinvolti – pone alcuni interrogativi. Ad esempio, lulteriore fornitura di armi è un punto di svolta nel sostegno occidentale? Ma soprattutto: quando l’Occidente verrà formalmente considerato dalla Russia cobelligerante, con le relative conseguenze?  Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, da tempo chiede che l’Occidente metta a disposizione carri armati di sua fabbricazione. Infatti, finora l’esercito ucraino ha ricevuto, dai suoi cobelligeranti-soft, carri armati di progettazione sovietica.

Quindi, il Cremlino ritiene che la messa sul campo ucraino di mezzi blindati potenti – come i Leclerc francesi, gli Abrams M1 statunitensi, i Challenger 2 britannici e i Leopard 2 tedeschi – farebbe attraversare all’Occidente quella linea rossa che renderebbe l’escalation, forse, inarrestabile. Ricordo che il Regno Unito il 14 gennaio, convalidando la consegna di quattordici dei suoi tank Challenger 2, è diventato il primo Paese ad autorizzare l’invio di carri armati da combattimento in Ucraina. Ma chi guiderà queste sofisticate e complesse macchine da guerra?

Ciononostante, gli ucraini non combattono solo contro la Russia. In realtà, uno dei fattori più debilitanti del “sistema ucraino”, nel suo complesso, è l’endemica piaga della corruzione, presente più o meno in ogni forma governativa, ma qui particolarmente sviluppata. Tale malcostume in Ucraina è noto, radicato e presente in ogni parte del tessuto sociale, come dimostrato recentemente dai licenziamenti che Zelensky ha eseguito e che hanno colpito funzionari pubblici e politici, accusati di appropriazione indebita proprio all’interno del ministero della Difesa. Non solo: nelle ultime ore anche il titolare di detto dicastero, Oleksii Reznikov, è in odore di destituzione. Lo scandalo è stato finora ovattato a causa, soprattutto, di uno dei fattori collaterali legato a tali atteggiamenti, che è il rischio della perdita di fiducia da parte degli alleati. Il problema della corruzione è tale che il fondatore della Ong ucraina denominata “Centro d’azione anticorruzione”, Vitaliy Shabunin, ha dichiarato che adesso l’attendibilità è la risorsa più preziosa che ha l’Ucraina. Senza fiducia, difficilmente ci sarebbero aiuti militari e economici. Va pure considerato che la corruzione aiuta a risvegliare divisioni interne alla società ucraina.

Ricordo che Putin il 21 febbraio 2022, tre giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, pronunciò un discorso nel quale sottolineava che la corruzione aveva permeato e corroso lo Stato ucraino e tutti i rami del potere. Poi accusò le molli autorità ucraine di essere state contagiate dal virus del nazionalismo e della corruzione. Un monito da un “pulpito” non molle, che adotta tali sistemi corruttivi per resettare sistematicamente il suo ultraventennale potere forte. Come se un potere forte, come quello del presidente russo che si appropria indebitamente di miliardi di dollari, fosse una terapia alla corruzione.

La guerra in Ucraina ha la voce assordante dei bombardamenti e degli spari, ai quali corrisponde la distruzione. La corruzione è muta. Ma i suoi effetti, probabilmente, non sono meno devastanti.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 10:00