Crisi chip e rischi cybercrimini

Mancano i chip e la General Motors ferma gli stabilimenti nord-americani per alcune settimane. La causa è il Covid-19 che ha contagiato i lavoratori delle fabbriche del Sud-est asiatico dove sono concentrati molti produttori. La crisi di approvvigionamento dei chip sta provocando pesanti conseguenze: produzioni bloccate, ritardi nelle consegne. Nell’automotive, in agosto si è assistito a una tempesta perfetta. Le immatricolazioni delle auto sono precipitate del 27,3 per cento. In Italia, le difficoltà riguardano gli stabilimenti ex Fiat di Pomigliano d’Arco, della Sevel di Atessa e di Melfi ora Stellantis. L’industria dei semiconduttori è alla base di tutti i prodotti elettronici perché vengono utilizzati per realizzare le componenti di base di chip.

Il mercato dei prodotti tecnologici colpisce anche il mondo delle comunicazioni e dell’informazione. La crisi può determinare l’arresto o il rallentamento dello sviluppo di vasti settori compresa la telefonia? Dalle varie analisi della fame di Internet da mobile si evidenzia che gli abbonamenti sono in crescita. La tecnologia “5G” della quinta generazione aumenta la velocità (teoricamente fino a 20 gigabit), riduce il tempo di risposta ad un comando e migliora la flessibilità dei servizi wireless. Il “5G” è la più grande piattaforma di innovazione che dovrebbe permettere la digitalizzazione dei settori industriali e delle pubbliche amministrazioni. La rivoluzione è in corso con qualche inciampo. Secondo alcune indiscrezioni, Google, il colosso Usa di Mountain View, ha avviato la produzione in proprio dei chip che equipaggeranno, a partire dal 2023, i computer portatili e i tablet che funzionano con il suo sistema operativo Chrome, dopo l’utilizzo con gli smartphone Pixels, la cui sesta generazione debutterà in autunno. Per supportare le innovazioni Google sta assumendo ingegneri da Israele, India e Taiwan.

La sfida è a tutto campo con Intel, Quacoma e le cinesi Alibaba e Baidu. Le battaglie online, che affondano le radici nello scontro per l’acquisizione delle materie rare, si stanno facendo sempre più feroci anche a causa del fenomeno in espansione dei banditi del cyberspazio. L’informazione illegale una volta era prerogativa dello spionaggio. Oggi i pirati dell’etere sono gli hacker specializzati in quello che viene chiamato “ransomware”, ossia programmi infetti che intercettano i dati riservati in modo che il proprietario, per riaverli, debba pagare un riscatto. La falla più clamorosa è stata ad inizio di agosto quella del “LazioCrea” quando gli Haker sono entrati nel portale sanitario della Regione Lazio superando i sistemi di “cybersicurezza”. Notevoli i danni. È stato calcolato che gli attacchi alle varie strutture Internet si aggirano in Italia intorno ai 5 milioni al mese e lo riscontriamo nei nostri telefonini o computer. I maggiori bucanieri della rete sono russi e cinesi. Ci sono bande di cybercriminali come le ha definite la presidente del Senato Elisabetta Casellati che “mettono a rischio i diritti fondamentali dei cittadini”.

Il cyberspazioni sta diventando un terreno dove la digitalizzazione può diventare la nuova arena di competizione, legale e spesso illegale, per la supremazia nel mercato delle tecnologie più avanzate. Le minacce dei cybercriminali sono subdole, non hanno confini o limiti potendo investire tutti gli ambiti della società e delle persone. L’applicazione “Internet of Things” nel mondo industriale, consentita dalla tecnologia “ 5G”, potrebbe far aumentare i pericoli.

Aggiornato il 06 settembre 2021 alle ore 10:55