Offensiva liberale: è scontro nel Pdl

Dare vita insime all'Udc ad un nuovo contenitore politico, nel solco del popolarismo europeo. Lo ha proposto ieri il presidente della Lombardia Roberto Formigoni. Come questo disegno possa incastrarsi con il recupero dello «spirito del '94» chiesto a gran voce da Giancarlo Galan durante l'ufficio di presidenza di ieri, ancora non è chiaro. Per il segretario del Popolo della Libertà il momento non è certo dei più facili. Angelino Alfano si trova a gestire un partito in fibrillazione. Compatta sul mercato del lavoro, la compagine azzurra si muove più che mai in ordine sparso sui temi delle riforme istituzionali e della legge elettorale, perché molteplici sono le visioni del futuro della creatura politica di Silvio Berlusconi. Oltre a Formigoni, anche l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini sostiene a gran voce la necessità di aprire al centro, prendendo come modello di riferimento la federazione cristiano-sociale tra Cdu e Csu. Un modello di riferimento particolarmente inviso agli ex forzisti. Molti dei quali hanno iniziato a reclamare a gran voce un ritorno alle istanze poste sul palcoscenico nazionale al momento della discesa in campo del Cavaliere. Un partito leggero, un modello istituzionale presidenziale, una legge elettorale uninominale. Se Galan si spinge a sostenere la necessità di ritornare alla situazione pre-predellino, sono in molti ad auspicare che i temi liberali ritornino al centro dell'agenda politica del Pdl. Da Antonio Martino a Guido Crosetto, da Deborah Bergamini a Roberto Cassinelli, la pattuglia dei novantaquattristi sta pian piano serrando le fila. L'intento non è quello di delegittimare il faticoso lavorio del segretario, ma di ridefinire la bussola valoriale del partito. «Solo lavorando sui temi e sulle idee - osservano - si può recuperare il consenso che abbiamo perso per strada».

Un dissenso più barricadero è espresso dagli ex An. Chi li conosce bene, racconta che Ignazio La Russa, Antonio Gasparri ma soprattutto Altero Matteoli sono sempre più restii a frenare il malcontento dei tanti dirigenti che mal digeriscono il sostegno al governo Monti. Hanno destato rumore le dichiarazioni di Matteoli  sulla necessità di una decisa svolta a destra del partito. Nonostante la smentita, in molti le hanno lette come un preciso segnale rivolto ad Alfano. Tensioni che si sono ripercosse nel corso della riunione fiume dell'ufficio di presidenza, costringendo all'insolito ruolo di pompiere Berlusconi: «Sosterremo Monti fino alla fine della legislatura».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:18