Ora al Pdl pensa al Porcellum

Il grandissimo affanno del Popolo della Libertà è uno dei macro-risultati della recente tornata del voto amministrativo. «Abbiamo sbagliato i candidati non ho difficoltà ad ammetterlo» ha commentato Ignazio La Russa.

«C'è la mania di cercarli con la faccia carina senza sapere da quale esperienza amministrativa vengano» ha proseguito l'esponente azzurro, che poi ha fatto riferimento alla Caporetto di Palermo, dove il partito di Angelino Alfano non ha centrato l'obiettivo minimo del ballottaggio: «La gente vuol persone affidabili e per i palermitani è più affidabile Orlando». Un'analisi che non può esaurire il magro risultato pidiellino. Anche a Genova, seconda città chiamata al voto, il partito non è andato oltre un mesto quarto posto a Genova, superato, oltre che dal candidato del centrosinistra, anche da grillini e Terzo polo.

Mentre il leghista  Flavio Tosi stappava lo spumante per la rielezione al primo turno a Verona, il candidato berlusconiano Luigi Castelletti si leccava le brucianti ferite di un misero 9%. Ancora peggio a Parma, dove Paolo Buzzi non è riuscito a mettere insieme che poco più del 5%. Da Mosca, dove ha partecipato alla cerimonia d'insediamento al Cremlino di Vladimir Putin, Silvio Berlusconi ha preso tempo. Prima smentendo le voci che vogliono messa in discussione la leadership di Alfano. Poi non volendo commentare i risultati che affluivano nel corso del pomeriggi: «Sono ancora troppo scarsi, vedremo stasera». Ma ha lanciato un sibillino monito al governo. Il Cavaliere ha fatto sapere che continuerà a sostenere  lealmente, il governo, ma che l'opposizione del Pdl sarà dura su tutti i provvedimenti «non condivisi».

L'ufficio stampa di via dell'Umiltà ha provato a tamponare la situazione: «Stiamo assistendo dibattiti incentrati sui dati elettorali relativi solo a 4 realtà che, per quanto importanti e particolari, non rappresentano il quadro completo che si sta profilando in queste elezioni amministrative» hanno fatto sapere dal quartier generale. Dove, tuttavia, serpeggia il timore che le scarse percentuali delle liste azzurre siano in buona parte il frutto dell'appoggio alle impopolari misure dell'esecutivo. Pur con la particolarità del voto amministrativo, se questa tendenza dovesse confermarsi, il Pdl rischia di ritrovarsi improvvisamente irrilevante qualora la riforma elettorale porti alla definizione della maggioranza solo dopo il voto. Così, tra alcuni esponenti del partito, ieri ha iniziato a circolare la domanda: «A questo punto non sarebbe meglio votare con il Porcellum?».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:19