Giorni di passione per il debito italiano

Sono tre giorni di esami duri per un debitore come lo stato italiano. Dall'attesa asta dei Bot annuali di ieri fino alla chiusura delle Borse di venerdì, salvo imprevisti, saranno passati di mano diversi miliardi di euro di titoli pubblici. Ieri mattina malgrado l'ottima risposta degli investitori al collocamento di Bot annuali per 6,5 miliardi di euro, con una domanda per ben 11,2 miliardi, il rendimento è salito fino a sfiorare il 4% (dal 2,34 dell'asta precedente).

Grave. Perchè se ottima è stata la risposta dei creditori, alta e rischiosa è la remunerazione chiesta per questo prestito. Basti pensare che la soglia del 4% è, da sempre, considerata dagli analisti come di sicurezza per il debito a breve periodo di un paese non a rischio.  Non è un caso se gli stessi tassi si erano raggiunti proprio a dicembre, quando lo spread fra i nostri titoli decennali e quelli tedeschi era a intorno ai 500 punti base: la giornata di ieri ha visto oscillare lo spread dai 459 punti percentuali d'apertura, fino ai 462 di chiusura. Un po' come se i sei mesi passati da Monti a rassicurare i mercati si siano buttati al vento, complici, ovviamente, l'aggravarsi della crisi greca e i recenti aiuti Ue alle banche spagnole. Per tutti, non solo per il governo Monti, significa una cosa sola: che l'Italia fa ogni giorno un passetto in più verso il default. «La situazione in Italia e in Europa resta difficilissima», ha confermato il vice ministro dell'Economia Vittorio Grilli intervenendo al seminario di formazione permanente della Corte dei Conti. «La crisi del debito - ha osservato Grilli - era molto grave a novembre e a dicembre, e c'era una consapevolezza.

La mia sensazione è che questa consapevolezza si sia persa un po' per strada». Altro round fra l'Italia e i mercati è atteso per oggi, quando la Banca d'Italia renderà nota l'entità dello stock di debito pubblico italiano, con la pubblicazione del Supplemento al Bollettino emesso annualmente da Palazzo Koch: la risposta arriverà da Piazza Affari, che ieri ha risposto alla massiccia asta di Bot con un lieve calo dello 0,65% (Ftse Mib). Giusto il tempo di riprendere il fiato, ed arriverà la terza ed ultima tappa di questa via crucis settimanale: la scadenza, il 15 giugno, di altri titoli del debito per 9,6 miliardi di euro. E non bisogna dimenticare che alla fine della nostra, piccola, corsa casalinga, toccherà alla Grecia: domenica 17 i greci andranno a votare per scegliere di nuovo fra partiti pro- Euro e partiti no-Euro.

Una data che i "famigerati" mercati, ossia gli operatori di Borsa e i gestori dei fondi di investimento, hanno cerchiato da tempo sul loro calendario. Intanto ieri il quotidiano greco Kathimerin ha lanciato l'allarme: lo stato ellenico ha circa 2 miliardi di euro di liquidità per stipendi e pensioni fino al prossimo 20 luglio. Dopodichè per Atene o sarà Europa, o sarà bancarotta.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:16