Movimento 5 Stelle, il rischio autoritario

Numeri e analisi lo hanno confermato: il Movimento 5 Stelle è il primo partito d'Italia in questo primo scorcio del 2013. Inutile andare a ricontare i voti: alla Camera, cioè nel ramo del Parlamento in cui votano tutti gli aventi diritto, i grillini hanno ottenuto il numero più alto di preferenze. Al Senato è andata un po' diversamente, segno che i giovani hanno avuto un sicuro impatto su questo risultato. E molto giovani sono anche tanti candidati eletti nelle liste del Movimento, tanto che questa legislatura, proprio per merito del M5S, sarà una delle più giovani a livello di scranni occupati nelle due camere. Giovani e spesso inesperti: ha fatto sorridere e, da un certo punto di vista, anche indignare il video della neo-eletta grillina che tirava a indovinare il numero di deputati e senatori: come nella tradizione delle peggiori Iene televisive. Si diceva dell'inesperienza e anche, perché no?, della assoluta incompetenza di molti neo-eletti.

La politica in teoria è per tutti, ma i tecnicismi dei regolamenti, delle aule e molto spesso degli stessi provvedimenti, rendono difficile comprendere tanti passaggi, sia tattici che pratici, anche agli occhi esterni più allenati. I grillini ora sono questo: una massa indistinta di cittadini per bene (si spera) che hanno a cuore il bene del paese, il mandare “tutti a casa” indistintamente, l'eliminare gli sprechi della politica e altre amenità abbastanza demagogiche. Il problema è che però la quasi totalità degli eletti non è stata seduta neanche al consiglio delle classe alle scuole superiori. Diventa naturale allora aver necessità di una guida, un pastore che, con bastone e carota, sappia guidare il gregge verso le decisioni “giuste”. Il bastone lo abbiamo già visto: i pochi che protestano subiscono l'espulsione in un batter d'occhio, una cosa che neanche il Pci dei bei vecchi tempi faceva con tanta facilità. La carota non sappiamo se ci sarà e cosa sarà, ma un elemento è certo: il Capo dirige. Soprattutto se ci muoviamo in un quadro multi-plebiscitario (la definizione non è mia, ma del sociologo Francesco Antonelli): chi ha votato M5S ha dato una preferenza ascoltando solo la voce di uno, Grillo, senza neanche conoscere i candidati eleggibili, che hanno vinto le “primarie” prendendo poche decine di voti sul web: io, mammeta e tu.

È quindi in seno al Capo (che non ha una carica, essendo un movimento: non è presidente, non è direttore, non è segretario) che risiedono tutte le decisioni, anche perché questi cittadini non-onorevoli sono tutti egualmente inutili: questa uguaglianza forzata potrebbe sembrare una buona cosa, ma in realtà è l'anticamera dell'indistinzione, della massificazione del pensiero e della coscienza: vi ricorda niente l'ex-Urss? E poi chi sarebbe d'altronde l'onorevole (pardon, cittadino) Mario Bianchi per alzare la testa e proporsi? Con che credibilità uno sconosciuto senza esperienza e visibilità potrebbe protestare o proporre da sé qualche cosa di pratico anche alla Camera? I partiti lavorano con grossi staff che si occupano di questioni tecniche e legislative: redarre un disegno di legge è una cosa non proprio semplicissima. Gli unici due che hanno in mano le conoscenze, la struttura e le risorse economiche per poter preparare una struttura consolidata sono Grillo e Casaleggio. In pratica, due uomini al comando, che saranno sempre un passo avanti rispetto ai propri eletti. Già parlano come profeti e d'altronde le masse le hanno conquistate, se pensiamo che il loro movimento ha preso voti in più del Pd, uno degli eredi storici del Pci, 90 anni di storia, e del Pdl, partito in mano ad uno degli uomini più ricchi ed influenti del paese.

Questi due signori hanno tirato su una grande macchina senza opposizione interna e prona ad ascoltare tutto quello che uscirà dalle loro bocche come se fosse parola di Messia. Un quarto dell'elettorato coagulato intorno a parole d'ordine generiche, riottose, spesso casiniste. Una massa di eletti che faranno solo “sì” con la testa senza opporsi granché, proprio perché non possiedono le risorse per poter controbattere allo strapotere interno del doppio Capo. E ora Grillo si oppone a qualunque accordo, nonostante qualcuno protesti sul web: il leader sa che se non si arriverà ad alcun governo si tornerà alle urne e sa anche che il suo movimento può ancora crescere. Questi due uomini al comando possono ordinare alle loro truppe praticamente qualunque cosa: il rischio autoritarismo è altissimo. E con nuove elezioni e magari il M5S prima forza alla Camera e al Senato, si arriverebbe ad un governo per forza formato dai cinquestellati. Che però, come abbiamo visto, contano poco e rispondono solo a ciò che dicono il Capo e la sua mente nell'ombra: un potere grandissimo in mano a due persone: Grillo è la parte esteriore, Casaleggio è il cervello ed il grande manovratore. Un manovratore appassionato di tesi neo-massoniche, come è tutto quel che ruota intorno ai teorici dell'NWO. In pratica, un partito di maggioranza con un corpo praticamente indistinto ed inerme pronto a rispondere a un Capo solo al comando. Hobbes è di nuovo tra noi, e le tinte futuribili sono completamente fosche.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:13