Quando è lo Stato a violare la legge

La notizia è una di quelle che rendono questo Paese più comico di Pulcinella, più tragico del Macbeth, più ridicolo di Gianni e Pinotto. E come tutte le notizie importanti, rimbalza sul web da diversi giorni, ignorata da quasi tutti i grandi media e i giornali che contano. È una notizia che rende chiara l’immagine di un’Italia soffocata da uno Stato sempre più invadente e autoritario e, come in questo caso, arbitrario. La storia riguarda la famigerata Agenzia delle Entrate e interessa centinaia di migliaia di cittadini alle prese con il dramma dell’oppressione fiscale e dei pignoramenti.

Per spiegare questa storia assolutamente italiana, dobbiamo fare un salto indietro di qualche anno, quando i vertici dell’Agenzia, per sopperire alla mancanza d’organico, decisero di modificare il regolamento di amministrazione conferendo incarichi dirigenziali a funzionari interni non in possesso di relativa qualifica. Nel 2011, dopo un ricorso presentato dall’organizzazione sindacale Dirpubblica, il Tar del Lazio annullò tali nomine ritenendole illegittime poiché avvenute senza espletare i concorsi pubblici come previsto dalla legge; si trattava in tutto di 767 dirigenti nominati su 1143. In altre parole, oltre il 50 % di coloro che oggi hanno ruolo dirigenziale all’interno dell’Agenzia delle Entrate non hanno i requisiti, né il diritto per farlo.

Secondo una procedura illegittima si è consentito che semplici impiegati o funzionari venissero promossi al rango di dirigenti. La sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio è stata poi confermata, poco tempo dopo, dal Tar di Messina. La questione, resa pubblica per la prima volta un anno fa da “La Legge per tutti”, un portale d’informazione e consulenza legale per il cittadino, è ben più importante di una disputa sindacale; attiene alla legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. Se i dirigenti sono illegittimi significa che lo sono anche le migliaia di cartelle esattoriali, le ipoteche, i fermi auto, i pignoramenti che questi dirigenti hanno fatto notificare a Equitalia; significa che i cittadini italiani che hanno dovuto pagare queste sanzioni possono chiedere immediato rimborso perché autorizzate da dirigenti non abilitati a questi ruoli.

Conseguenze inimmaginabili per il Fisco e per il bilancio dello Stato. A questa situazione, nel 2012, il Governo Monti (e chi altri poteva essere) decise di avviare una “sanatoria”, attraverso un intervento legislativo (art. 8 comma 24 della Legge 44/2012), in cui si decideva che, in attesa che la Pubblica Amministrazione avviasse le procedure dei nuovi concorsi per l’Agenzia delle Entrate, potevano essere mantenuti gli incarichi affidati ed eventualmente anche attribuiti ulteriormente a propri funzionari “con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato”, fino alla sostituzione con il personale nominato per concorso. La questione sembrava chiusa definitivamente con la solita assoluzione dello Stato verso se stesso.

Ma qualche giorno fa, il Consiglio di Stato ha riaperto la partita tirando la tegola in testa ai furbetti del fiscalino: con la sentenza n. 5451 del 18 Novembre 2013 ha definito legittimo il ricorso dell’organizzazione sindacale che aveva avviato l’inchiesta e di conseguenze legittima la sentenza del Tar. Ma soprattutto ha rimandato alla Corte Costituzionale la legittimità della sanatoria voluta dal Governo Monti. Se i giudici della Consulta dichiareranno incostituzionale la legge, le invalidazioni evidenziate dal Tar rimarranno e a quel punto sull’Agenzia delle Entrate cadrà la responsabilità di migliaia di atti privi di requisiti di legittimità. Ciò che rimane di tutta questa storia è la sensazione di essere sudditi di uno Stato che pretende dai cittadini il rispetto delle leggi che è il primo a violare.

Tratto da Notapolitica.it

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48