Lo Spazio Lidu su “L’Opinione”

Nuovi contributi e contenuti in virtù dell’accordo realizzato dal quotidiano “L’Opinione” con la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo che prevede uno spazio settimanale sul nostro giornale on-line dedicato alle attività e approfondimenti a cura della Lidu.

La dignità di Attilio Regolo non è uno scudo per i mercanti

di Riccardo Scarpa

La vita di due cittadini italiani e dell’Unione Europea, i fucilieri della Marina militare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, è a rischio nell’Unione Indiana, Stato nel diritto penale del quale è contemplata ancora la pena di morte. Infatti, comandati d’assicurare l’incolumità di una nave italiana in mari notoriamente infestati dalla pirateria, pur avendo agito in acque internazionali a bordo di una nave battente bandiera italiana, quindi in territorio italiano, sono stati consegnati alle autorità indiane da un comandante italiano il quale ha diretto la nave in un porto indiano, per compiacere alle autorità locali, su richiesta di un armatore timoroso di guastarsi rapporti commerciali. Ad inizio settimana, il già ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, che riuscì a riportarli in Italia per passare le feste in famiglia, ha rivelato di essersi opposto alla riconsegna dei due marò in quanto non vi fu alcuna reale assicurazione indiana circa l’inapplicabilità della pena di morte agli stessi. Essi sono, ricordiamolo, accusati di aver provocato la morte di due pescatori, nel respingere un attacco di pirateria, in acque dove comunque vi furono altre navi europee, che risposero nello stesso modo ma che poi presero il largo. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in buona sostanza, stanno rischiando la forca in quanto l’Italia, cioè la Nazione che promosse la moratoria sulla pena capitale ed in cui, ogni anno a data fissa, s’illumina di sgargianti colori il Colosseo per commemorare le vittime dei patiboli, poi ha usato della disciplina di due suoi esemplari soldati, con la scusa di farsi bella nel galateo internazionale, esigendo da loro la determinazione d’un Attilio Regolo, in realtà per compiacere agli interessi economico-commerciali di alcuni operatori in affari coll’India. Sul punto la denuncia di Giulio Terzi di Sant’Agata è precisa. Il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha ragione a prendere posizione ed a chiedere che l’Ue sospenda il negoziato con l’Unione Indiana di un Trattato di libero scambio sino a quando la questione non venga risolta con la tutela della vita dei due cittadini italiani ed europei. Egli, giustamente, sostiene non si possa trattare con uno Stato violatore dei Diritti dell’Uomo. La vicenda dei fucilieri della marina, così, si fa fortemente emblematica: i valori economici sono negoziabili, gli immortali principi, come si chiamano dalla Rivoluzione Francese i Diritti dell’Uomo, assolutamente no. Il ministro degli Esteri Emma Bonino la pensa così da sempre, ed è questo il senso della sua presa di posizione nell’ambito delle Nazioni Unite. I valori sono negoziabili, i Principi sono innegoziabili, lo si ricordi sempre ed in tutti i casi.

I diritti umani nell’Italia del 2014

di Maria Vittoria Arpaia

La recente vicenda dei cinesi trovati morti in una fabbrica clandestina ha risollevato con toni più o meno disordinati l’interesse dell’opinione pubblica sull’assenza in Italia di una strategia coerente in tema di immigrazione. L’apparato politico italiano è attraversato in tutte le sue componenti e schieramenti da una corrente di pensiero troppo concentrata sulla finanza piuttosto che sulle tematiche sociali e produttive del nostro Paese. L’attenzione prevalente alla speculazione finanziaria rispetto alla crescita, al rinnovamento e al consolidamento dell’apparato produttivo, sta creando tensioni sociali che stanno pregiudicando la tenuta del sistema Paese. A cascata assistiamo ad un logoramento della sicurezza sociale in Italia: ospedali insufficienti, scuole inagibili e a rischio di crollo, disoccupazione sempre più pesante. Lo scenario apre alla violenza sociale e al riapparire di comportamenti costruiti sulla criminalizzazione del diverso che diventa una sorta di parafulmine dove scaricare le insoddisfazioni e le miserie di una società che si demolisce sotto i colpi durissimi della globalizzazione finanziaria mondiale. Allora, va ripensata tutta la questione della tutela dei diritti umani in Italia e nel resto del mondo. Focalizzare l’attenzione e le critiche su un problema per volta non è la strada migliore per affrontare la difficile materia trattata con asciutta chiarezza dall’articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Sarebbe ora che la complessa materia dei diritti, delle parità in senso lato, fosse trattata da esperti e non esclusivamente dai politici troppo attenti a percepire i timori che esondano da una popolazione stremata da una crisi di cui non capiscono le cause, prevalentemente ascrivibili alle ricadute disastrose provocate dalle politiche delle aristocrazie venali di qua e di là dell’Oceano Atlantico. Sarebbe ora che tramontasse una gestione troppo improvvisata dei flussi migratori verso l’Italia dalle coste del nord Africa. Una tragedia umanitaria che lascia del tutto indifferenti i Paesi situati al centro nord dell’Unione Europea, guidata da superburocrati strapagati e che nessuno ha votato! Una tragedia che l’Italia deve ancora oggi affrontare da sola nonostante le generiche manifestazioni di solidarietà del resto dell’Ue. A causa della propria posizione geopolitica, l’Italia è un Paese al centro di una serie concentrica di tensioni e di forze contrapposte che impedisce a qualsiasi Governo di programmare una strategia coerente e di medio lungo periodo. Va quindi ricordato che il nostro Paese non può in piena autonomia fare delle scelte strutturate e le conseguenti ristrutturazioni dell’apparato statale e produttivo. La causa è la presenza di una classe politica incapace di percepire le crescenti tensioni che stanno ponendo a rischio il normale vivere civile. La situazione è aggravata da una atavica diffidenza della popolazione nei confronti degli apparati statali e delle strutture di polizia, entrambe da sempre nemiche del cittadino e oggi ancora incapaci di modificare tale atteggiamento, ormai antiquato, per una sana gestione di una società stratificata e complessa quale è oggi la società italiana. Per questi motivi, ancora oggi, è disattesa la gran parte dei dieci punti per i diritti umani diffusi in un’Agenda da Amnesty International nel rapporto annuale 2013. La disattenzione al tema dei diritti umani e alla loro dilagante violazione sono la diretta conseguenza di una crisi economica che dura da ben dieci anni in tutto il mondo. Una crisi che ha lo scopo di demolire gli equilibri politici esistenti a favore di un nuovo ordine sociale controllato dalla cibernetica e che ricorda in maniera inquietante la società disegnata da Fritz Lang nel film “Metropolis”. Il ripensamento necessario per ridisegnare le strategie di tutela dei diritti umani e sociali deve ripartire dall’attenta lettura dei dieci punti di Amnesty del 2013, con l’impegno di tutti noi e con l’aiuto di un’informazione che finalmente ritiene l’eguaglianza non un livellamento ma un fondamento della Democrazia la cui realizzazione si basa sul reciproco rispetto e sulla strategia della fiducia, lontano quindi dal devastante “dilemma del prigioniero” per il quale tutti, sfiduciati, trasciniamo nel baratro con noi tutti coloro di cui non ci fidiamo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:13