Lo Spazio Lidu su “L’Opinione”

Nuovi contributi e contenuti in virtù dell’accordo realizzato dal quotidiano “L’Opinione” con la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo che prevede uno spazio settimanale sul nostro giornale on-line dedicato alle attività e approfondimenti a cura della Lidu.

 

Economia, Politica e Cancro


di Roberto Vismara


Le cellule, nel loro accrescimento, seguono una serie di regole: “Se tutte le mie pareti, sopra, sotto e ai lati, sono a contatto con altre cellule, devo cessare di riprodurmi; se mi riproduco, devo duplicare con precisione il mio Dna in modo da formare cellule identiche a me stessa, ecc.”. Quando queste regole non vengono osservate la cellula riproduce se stessa in maniera difforme, con copie alterate e diverse dall’originale; trasgredendo a quelle leggi le cellule si moltiplicano caoticamente, si perde l’ordine dei tessuti, e nel contempo si differenziano, perdendo in varia misura le loro caratteristiche.

Formano ammassi disordinati, che i nuovi vasi non riescono a nutrire, in parte vanno in necrosi escavandosi, in parte invadono i vasi stessi e dalla corrente sanguigna si fanno trasportare lontano, giungendo in luoghi ancora ordinati dove continuano a riprodursi creando nuovi focolai di disordine: le metastasi. È il caos. Alla lunga questo cancro, avendo una velocità di crescita e di assorbimento delle risorse molto maggiori rispetto ai tessuti normali, prende per sé tutte le risorse, il resto dell’organismo si indebolisce, deperisce ed alla fine muore. Muore anche il cancro, ma non è una grande consolazione. La sola speranza di sopravvivenza per l’organismo è di asportare tutti i focolai e di sterilizzare con farmaci idonei in modo da evitare che qualche cellula rimasta in circolazione porti alla ripetizione del fenomeno.

È forte l’analogia con la finanza globalizzata: il vero capitalismo, nelle sue varie forme più o meno sane e positive, con le sue regole e salvaguardie, viene eroso, sopraffatto, la produzione di beni diventa secondaria rispetto alle alchimie della finanza, perde importanza rispetto alla speculazione, si indebolisce, e le società che su quello si fondano, cioè quasi tutte, rischiano la disgregazione e il caos; la Grecia insegna. Non c’è cura se non si creano, a livello mondiale, regole certe e severe che limitino lo strapotere della finanza, e restituisca alla produzione, agli Stati e in definitiva alle popolazioni, il controllo dei propri destini. E prima di questo bisogna sradicare il cancro con una chirurgia ed una chemioterapia adeguate.

Oggi esistono nel mondo risorse tali da assicurare a tutti gli esseri umani condizioni di vita perlomeno decenti; mentre invece i poveri aumentano di numero e diventano sempre più poveri, mentre le risorse si concentrano nelle mani di pochi super ricchi. Il cancro della finanza globale non è compatibile con la Democrazia; e le vicende della Grecia, ed in parte del nostro Paese, sono là a dimostrarlo. Già il Wto, il Fmi e la Banca mondiale avevano elaborato regole e meccanismi che bypassavano la volontà popolare espressa da Governi democraticamente eletti; le ultime vicende sono a dirci che la situazione è grave e non consente ritardi o tergiversazioni. Se vogliamo che questi foschi scenari non si avverino è necessario prendere coscienza della necessità ed urgenza di cambiare rotta.

 

La difficile protezione dei dati personali


di Maria Vittoria Arpaia


La recente e complessa vicenda della fuga dei dati riservati da parte di Assange e la conseguente esplosione del caso Wikileaks ha posto ancora una volta in evidenza la difficoltà di proteggere i dati personali. Da quando si è capito che i dati personali di ampie fasce della popolazione possono essere una fonte di guadagno con la loro vendita a società commerciali per realizzare le campagne di vendita, la protezione è diventa un obiettivo di vitale importanza per i governi. Sul versante finanziario e commerciale, la tutela dei dati riguardanti ricerca e sviluppo per i quali il tessuto produttivo dei Paesi ha sostenuto costi rilevanti. Né va dimenticato che il controllo ed il possesso dei dati personali ha una valenza strategica e militare per il controllo sociale con la loro consegna a strutture spionistiche e di polizia, è un elemento difensivo all'interno di scenari internazionali complessi dove si sta diffondendo una guerra di nuovo calibro.

Parliamo della cyber-guerra di cui ha fatto più volte cenno il presidente degli Usa Obama a margine di vari workshops. Con la scusa della necessità di difendere le strutture nazionali, fra i governi nazionali si sta facendo strada la necessità di acquisire i dati raccolti dalle compagnie telefoniche, dai motori di ricerca più vasti, da Facebook, dalle banche ed assicurazioni a dispetto di tutte le regolamentazioni che hanno creato le Authorities a tutela della riservatezza dei dati personali in molti Paesi occidentali e negli Usa. Lo spostamento degli scenari di guerra e di azione terroristica verso la guerra elettronica oppure di lotta all’evasione fiscale non può e non deve giustificare una indiscriminata accessibilità ai dati personali. Il contrario significherebbe aprire infausti scenari ad una nuova società totalitaria, dimenticando quanto riportato dalle memorabili pagine della filosofa Hannah Arendt ed altri pensatori successivi sull’argomento.

Il possesso e quindi la gestione di milioni di files individuali riservati costituisce una vigorosa forma di potere. La regolamentazione agli accessi è solo formalmente rispettata, ma sostanzialmente disattesa laddove intervengano impellenti necessità di ordine pubblico afferenti materie della sicurezza dello Stato. Riteniamo, invece, che le normative di protezione dei dati debba essere rispettata e rinvigorita. La riservatezza è diventata un vero e proprio diritto umano da tutelare per non piombare molto presto dentro scenari che ricordano il film “The Truman Show”. La protezione dei dati personali deve camminare quindi di pari passo con la creazione e la diffusione di sempre più sofisticate apparecchiature elettroniche con le quali il cittadino lascia tracce del loro utilizzo, tracce che molte società vorrebbero avere per creare prodotti in linea con gli stili di vita dei consumatori. Lo spettro della creazione di un nuovo tipo di Stato totalitario basato sulla dittatura elettronica esce dalle pagine degli scrittori di fantascienza (lo scrittore Ph. K. Dick ne è il maestro indiscusso) per diventare una realtà quotidiana.

La Lidu (Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo) è consapevole di quanto potranno essere dannose le ricadute provocate da un indiscriminato accesso ai dati personali di masse di cittadini e quindi non mancherà di far sentire la propria voce in tutte le sedi istituzionali e con l’ausilio delle diverse associazioni territoriali. Intraprendere un’azione congiunta di tutela con altre associazioni e con gruppi di interesse sensibili alla questione non può che essere un inizio perché il numero delle tutele da intraprendere si va facendo imponente. Il numero delle infrazioni rilevate costituisce una preoccupazione continua. Un fenomeno insorto con l’affermazione di un liberalismo che vuole demolire qualsiasi impalcatura di Stato sociale in favore di un mondo totalmente flessibile e privo di ostacoli negoziali costituiti da un confronto spesso serrato ma civile con gli esponenti dei gruppi di interesse maggiormente coinvolti (associazioni varie, consumatori, sindacati ed infine anche i Governi in carica al momento).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:05