La questione morale   e la mano dei giudici

Qualcuno sostiene che le sentenze non debbano essere commentate. Poi, quando le stesse sono assolutorie, vengono reputate sbagliate. O meglio, lo sono a secondo di chi assolvono.

E poi c’è l’imputato che, in Appello e dopo più di un anno, è stato assolto dalle accuse per le quali era stato condannato a sette anni in primo grado. Ma resta il giudizio politico e morale.

Ecco, il nocciolo della questione è proprio questo, perché su quel giudizio “politico e morale” è libero di esprimersi chiunque. Per quel riguarda l’aspetto morale, esiste lo strumento delle elezioni: un soggetto non mi piace, mi ributta, non lo voto più e vada a casa. Punto, fine della storia. Invece da certe parti si “approfitta” per mettere in piedi un sistema pieno di intercettazioni, articoli di stampa, servizi televisivi. Il tutto ha dell’incredibile. Molte pagine di quotidiani saranno state riempite, i dati Auditel saranno aumentati in maniera esponenziale ma continueremo a illuderci che non potrà essere un pubblico ministero (peraltro in attività in un ambiente più che pieno di “veleni trasversali”) a decidere sulle sorti di chicchessia: un politico, un cittadino qualunque e men che mai un capo del Governo.

È un sistema, è un modus vivendi: è sufficiente leggere le pagine de “L’Espresso” in edicola venerdì scorso per capire che la pubblicazione di un’intercettazione della telefonata tra la figlia di un noto imprenditore (non indagata, quindi libera cittadina) e il direttore di un altrettanto noto settimanale, non ha nulla di penalmente rilevante. Poi non c’è dubbio che certi soggetti avrebbero l’obbligo di assumere, almeno nel corso del loro mandato istituzionale, atteggiamenti meno “appariscenti”. Inoltre, l’interessato dovrebbe prendere in considerazione anche l’ipotesi di una scelta a favore di un eventuale (?) suo successore. In più, a far pagare certi comportamenti spetterebbe agli elettori e non ai giudici.

Comunque attenzione, perché ci sarà quasi sicuramente il ricorso dell’accusa di fronte alla Corte di Cassazione. Quindi è meglio non esultare troppo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12