Mera rappresentanza:   se questa è Europa...

Chi, negli ultimi anni, ha auspicato per l’Europa il ritorno al primato della politica rispetto ad altri interessi può dirsi soddisfatto. La nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante dell’Unione è infatti avvenuta nel più classico stile politico che, in tutti i Paesi europei e soprattutto in Italia conosciamo piuttosto bene da decenni. Uno stile che consta di estenuanti trattative, bilancini e scambi che non sempre partono dall’accertamento di una base minima di rilevanza specifica dei candidati dei vari Paesi ma, come in Italia, prendono unicamente atto dei rapporti di forza dei partiti.

Catherine Ashton e, oggi, Federica Mogherini, ambedue del Partito Socialista Europeo, non fanno eccezione. Non è chiaro se candidature di questo tenore siano dovute alla consapevolezza dell’inconsistenza della politica estera europea oppure se, tale inconsistenza, sia dovuta esattamente al tono minore col quale l’Alto Rappresentante viene scelto. In ambedue i casi siamo di fronte ad una versione della politica che non credo fosse quella che avevano in mente i padri fondatori, da Adenauer a Monnet, da Spaak a Spinelli, da Martino a Schuman o Churchill.

Indubbiamente la Mogherini ha le “carte in regola” e non si presenta al pari delle tante donne elette in Forza Italia che hanno subìto attacchi di ogni genere dalle sinistre per non aver fatto “la gavetta” in politica. Dal suo “medaglione” in Wikipedia, che ho consultato per sapere chi fosse, alla fine il nostro ministro degli Esteri risulta che ha collaborato e avuto incarichi politici da illustri statisti quali Fassino e Veltroni, Bersani e Franceschini e oggi, ovviamente, da Renzi. Il tutto dopo essere stata iscritta alla Fgci, ossia al movimento giovanile di quel partito comunista che per anni si è opposto proprio all’unità europea.

Altro di rilevante dalla sua biografia non risulta, anche se nella versione inglese di Wikipedia ella viene arditamente definita come political scientist. Ma, attenzione, stiamo parlando di una candidata, ora nominata, donna e giovane. Dunque, il quadro è completo e la certificazione è completa.

D’altra parte, al di là dell’ironia, non può non far piacere che la politica estera europea sia guidata da un’italiana. Per questo facciamo alla Mogherini e, data la gravità internazionale del momento, a noi stessi, i migliori auguri. Purché si tratti di politica e non di mera rappresentanza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18