Il Forum dei giovani e   la questione carceraria

Oltre 40 parlamentari hanno già sottoscritto il dossier presentato dalla piattaforma giovanile

Il problema del sovraffollamento carcerario nel nostro Paese non è solo un problema morale e sociale ma è, nella sua sostanza, anche strettamente interconnesso alla tematica della legalità; è, infatti, una contraddizione far vivere chi non ha recepito il senso di legalità in una situazione di palese non corrispondenza tra quanto normativamente definito e quanto attuato e vissuto, spesso, in condizione di palese violazione dei diritti umani. Nel nostro Paese, le strutture penitenziarie accolgono al momento una popolazione troppo superiore a fronte di una capienza regolamentare di 47857 posti a disposizione nei 206 carceri nazionali. Questi numeri testimoniano, dunque, una vera tragedia sociale.

Nell’ultimo decennio, l’aumento della popolazione carceraria italiana ha generato un forte sovraffollamento degli istituti di pena che ha contribuito ad un notevole deterioramento delle qualità della vita dei detenuti, già provati per le condizioni di limitata libertà. Questa condizione ha favorito il proliferare di malattie, una vera e propria emergenza sanitaria anche per tutti coloro che vivono e lavorano in carcere secondo la “Simpse”, la Società italiana di medicina penitenziaria. La battaglia contro il sovraffollamento nelle carceri è anche una battaglia in difesa dei diritti umani, come previsto dalla “Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo”. Purtroppo, a a poco sono servite le decine di interrogazioni parlamentari, rimaste disattese e il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Il sovraffollamento della popolazione carceraria, spesso, collima anche con un’emergenza di pubblica sicurezza. Infatti, all’incremento nel numero di detenuti non corrisponde un pari aumento dell’organico di polizia penitenziaria, come evidenziato anche dalle sigle sindacali. Ancora più significativi sono i suicidi compiuti da agenti penitenziari (8 dall’inizio del 2014), risultato di un ambiente lavorativo troppo degradato, senza omettere le molteplici aggressioni da parte di detenuti.

Dinanzi tale emergenza, non si comprende il motivo per il quale 90 strutture penitenziarie (molte delle quali case mandamentali), costruite negli ultimi anni in molte aeree della penisola, non vengano utilizzate.

Il problema delle carceri e della loro popolazione non può essere però risolto soltanto implementando l’apertura di nuove strutture penitenziarie, il cosiddetto “Piano carceri”. Più volte si è cercato di ridurre il sovraffollamento carcerario attraverso indulti, amnistie o con decreti come quello “svuota carceri o salva carceri” voluto con convinzione dal ministro Paola Severino, approvato nei primi mesi del 2012 (che ha avuto, purtroppo, risultati minimi). In assenza di interventi strategici, infatti, è prevedibile che nessun miglioramento strutturale della situazione carceraria sarà possibile.

Tanti sono gli errori che hanno dato vita a tale emergenza: uno dei tanti, è stato commesso dalla politica, sempre a caccia del consenso elettorale, approvando, sulla spinta emotiva dell’opinione pubblica, provvedimenti che ribaltano totalmente il criterio cardine del carcere quale extrema ratio, così come il Legislatore aveva inteso con la riforma del 1988. Frutto di questo clima sono quei decreti che hanno fortemente stimolato l’utilizzo della misura cautelare carceraria, modificando gli articoli 275 e 380 del Codice di procedura penale, implementando un allargamento delle ipotesi di carcerazione obbligatoria, come anche i ripetuti attacchi alla struttura stessa della legge “Gozzini”.

Tale situazione si verifica in un contesto nel quale, secondo le stesse stime del Ministero dell’Interno, negli ultimi anni i reati sono diminuiti del 5,1 per cento. Lo stato delle cose, comunque, va migliorando anche se la questione va monitorata costantemente. La legge 10 del 2014, infatti, ha avuto il merito di ridurre sensibilmente la popolazione carceraria negli ultimi mesi introducendo novità importanti in tema di diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, ma ancora non basta per risolvere definitivamente il problema.

Il Forum Nazionale dei Giovani, da sempre attento alle categorie più vulnerabili e deboli, di cui i giovani detenuti fanno parte, ha deciso di intervenire in questo ambito, ipotizzando la realizzazione di attività di formazione all’interno delle carceri, avviando da subito un canale di comunicazione con le istituzioni competenti ed immaginando attività pilota che possano rappresentare delle buone prassi da attivare su tutto il territorio nazionale.

La piattaforma giovanile che mette in rete oltre 70 associazioni nazionali, ha indetto il ventidue ottobre una conferenza stampa, nella quale sono state presentate proposte e un dossier di approfondimento sul tema sottoscritto da oltre quaranta Parlamentari. All’iniziativa hanno preso parte l’onorevole Micaela Campana della segreteria nazionale del Pd, onorevole Marco Di lello segretario della commissione antimafia, l’onorevole Ascani presidente intergruppo giovani deputati, l’onorevole Anna Grazia calabria coordinatrice giovani di Forza Italia e l’onorevole Enza Bruno Bossio, sempre attenta alla questione dei diritti umani e delle carceri.

Nelle prossime settimane, il Forum Nazionale dei Giovani intende relazionarsi con il mondo istituzionale, per continuare a porre l’attenzione sul tema anche in campo europeo in considerazione del principio sancito dall'articolo 7 delle Regole Penitenziarie Europee, secondo il quale "devono essere incoraggiate la cooperazione con i servizi sociali esterni e, per quanto possibile, la partecipazione della società civile agli aspetti della vita penitenziaria. Prossima iniziativa prevista è per il dieci dicembre giornata mondiale dei diritti umani".

(*) Coordinatore gruppo di lavoro “emergenza carceri” Forum Nazionale Giovani

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19