La pena di morte non  ci renderà più sicuri

“La pena di morte non ci renderà più sicuri”, era lo slogan di una nota campagna di Amnesty International. Nulla di più preciso. La genesi della pena capitale ha radici antiche. Dal codice di Hammurabi agli antichi egizi, dalla sontuosa Grecia di Platone all’Inghilterra del Bloody Code (“Codice Sanguinario”), fino ad arrivare ai giorni nostri. Un principio di abolizionismo si ebbe successivamente nell’epoca del dispotismo illuminato di volteriana memoria. Nel Settecento, infatti con il progressivo rafforzarsi degli Stati nazionali la pena di morte perde la sua utilità. L'idea era semplice: se lo Stato era in condizione di controllare efficacemente il territorio e la popolazione, allora poteva punire il criminale, il quale, sapendo che violando l’ordine pubblico sarebbe stato punito, non avrebbe più infranto la legge.

A tal proposito Cesare Beccaria sosteneva che occorrevano pene miti, ma applicate senz’alcuna riserva: la tesi era che anche se la pena fosse stata minima doveva esserci certezza che il reo avrebbe dovuto scontarla. La pena di morte perde, quindi, utilità proprio perché lo Stato è forte e capace di punire i criminali. L'idea di Beccaria di sostituire la pena capitale con la reclusione fu accolta dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo che nel 1786 passò alla storia come primo sovrano in Europa ad abolire la pena di morte. In Italia la pena di morte fu abolita nel 1889 mantenendola esclusivamente nel codice militare e in quelli coloniali. Il ministro di Grazia e Giustizia (dicitura dell'epoca) era Zanardelli.

Ma arriviamo ai giorni nostri. I Paesi nei quali vige fattivamente la pena di morte sono cinquantotto. I Paesi abolizionisti de facto sono trentacinque (di pochi giorni fa è la notizia che anche il Parlamento della Mongolia l’ha abolita). Nel loro ordinamento giuridico mantengono in vigore la pena di morte, ma le esecuzioni non hanno luogo da almeno dieci anni, oppure in molti Paese sono state introdotte delle moratorie sulle esecuzioni. In ultimo ci sono i Paesi abolizionisti per reati comuni, sono quei paesi, sette nello specifico che hanno abolito la pena di morte per i reati comuni, ma la mantengono per casi eccezionali. Le vittime della pena di morte nel mondo ogni anno sono all'incirca quattromila. Solo in Cina sono avvenute ben settemila esecuzioni capitali tra il 2011 e il 2013, (dai dati della Ong “Nessuno tocchi Caino”, anche se potrebbero essere molte di più, poiché molte esecuzioni avvengono in segreto).

Altri paesi sanguinari sono l’Iran, l’Iraq e l’Arabia Saudita. Le esecuzioni sono riprese spesso come reazione impulsiva all'aumento dei reati: omicidi particolarmente efferati o semplicemente per un rigurgito storico e culturale. Ma molti studi hanno evidenziato che nei Paesi dove è in vigore la pena di morte la criminalità non diminuisce. Ecco perché non è un deterrente. Ad esempio in Canada, il numero degli omicidi è diminuito dopo il 1976, anno dell'abolizione della pena di morte. Le vittime del crimine meritano giustizia, ma la pena di morte non è la risposta. Veleno, sedia elettrica, lapidazioni, fucilazioni oltre a ledere la dignità e violare i diritti umani non sono certamente la risposta adeguata. Ovvero l'idea della sanzione come vendetta che utilizza la pena per affrontare le contraddizioni della vita sociale è una atrocità.

Il mondo, le società moderne ed evolute hanno bisogno di esempi di giustizia giusta. Molto impegno e attivismo servono ancora per sensibilizzare l'opinione pubblica di tutto il mondo, cominciando dal nostro Paese. Ben venga quindi l’iniziativa dell'Associazione ‘Nessuno tocchi Caino’ che svolgerà il suo Sesto Congresso a Milano il 18 e il 19 Dicembre nella Casa di Reclusione di Opera. Il Congresso si terrà proprio nei giorni del secondo anniversario del successo all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e avrà all'ordine del giorno il rilancio della campagna per la Moratoria. Alla luce di tutto ciò, il Gruppo carceri e diritti umani del Forum Nazionale Giovani, che parteciperà con una propria delegazione al Congresso, si propone l’obiettivo di collaborare, per quanto possibile, al fianco dell'Associazione ‘Nessuno Tocchi Caino’ per l'organizzazione di eventi pubblici perché sia accolta l’indicazione dell’ONU per l’abolizione della pena di morte e continuerà inoltre a elaborare in proprio idee e proposte per trovare soluzioni e risposte al sovraffollamento carcerario individuando precise indicazioni di riforma.

 

(*) Coordinatore del gruppo carceri e diritti umani del Forum Nazionale Giovani

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25