Il Premier annuncia e l’Italia... brucia

Renzi annuncia, propone, esterna, promette. Fa il ganzo insomma. Poi, un attimo prima che qualcuno possa chiedergli conto dei risultati ottenuti, ricomincia la giostra delle parole al vento con nuovi propositi e la solita solfa degli 80 euro e delle vertenze aziendali risolte dal suo Governo. Come se le vertenze aziendali si risolvessero per imposizione del Governo e contro la convenienza economica degli investitori (la vertenza tra la città di Taranto e il Gruppo Riva insegna). Se così fosse saremmo autorizzati a credere a cose del tipo che Cristo è morto di freddo o che la liberazione degli ostaggi catturati negli scenari di guerra avviene senza la corresponsione di un riscatto.

Arriva però un momento in cui, inevitabilmente, i “faremo” cominciano a scarseggiare così come le scuse per inveire contro i gufi ed i detrattori che remano contro il #cambiaverso. In quei frangenti, solo vicende impreviste possono giungere come il metadone a dare autonomia a chi è in astinenza da argomenti. Ed ecco appunto lo scandalo Mafia Capitale, arrivato come una manna a dare ossigeno al Premier Segretario il quale, come se il Pd non ci fosse dentro fino al collo ed in ossequio al falso teorema sulla pista nera, ha mostrato sorpresa e sdegno per l’accaduto minacciando fuoco e fiamme e, come nelle migliori tradizioni, una nuova Legge sull’argomento.

Provo istintivamente orrore per chi chiede costantemente nuove leggi perché in Italia siamo pieni di leggi ed è proprio in questa melma legislativa che nasce il malaffare e cresce l’incertezza che blocca il Paese rendendolo lento in un mondo veloce. Però c’è sempre il cretino che invoca una nuova legge. Un’altra. Purtroppo per il buon Matteo, il clamore mediatico del duo Buzzi-Carminati sta scivolando nelle pagine interne dei giornali e la gente comincia a capire che non si tratta probabilmente di un fenomeno mafioso ma del solito clan di corruttori e maneggioni che alberga in ogni città ed all’ombra di ogni appalto. Possiamo anche giocare a fare gli sdegnati ed i sorpresi ma intimamente tutti sappiamo che c’è una “Mafia Capitale” in molte zone d’Italia e ci sono sempre aziende o cooperative ben inserite che fanno incetta di soldi pubblici. Tutto sta a voler tirare fuori il marcio dandogli un nome altisonante (mafia) piuttosto che il nome che forse meriterebbe realmente (commistione tutta italiana tra politici ed imprenditori che non sanno stare sul mercato e cercano, attraverso il metodo degli appalti truccati, di diventare dipendenti pubblici anche se iscritti a Confindustria come industriali).

Ma torniamo al nostro Premier ed alla sua estenuante ricerca di temi per stare a galla. Il fatto del momento è quello che viene prosaicamente definito “la partita del Quirinale”. Sull’argomento il Premier mostra attivismo e briga, chiacchiera, tratta con tutti, fa giochetti, propone nomi per bruciarli, tiene in serbo sorprese dell’ultimo minuto. Arriva addirittura a ricevere Prodi a Palazzo Chigi (ufficialmente per discutere di altro ma ufficiosamente per confermargli che la sua candidatura verrà fuori solo se salteranno gli accordi bipartisan) dimostrando di non avere ben presente che a Palazzo Chigi fa il Premier mentre al Nazareno si occupa di fare il Segretario del PD e quindi di trattare le elezioni di Capi di Stato. Tattica politica finissima insomma, supercazzole e giochetti di palazzo come se essi coincidessero con Governo del Paese e risoluzione dei problemi reali. E’ un malvezzo italiano quello di rimanere intrappolati dei giochi politici come se essi fossero determinanti per il Paese.

Contemporaneamente, per intercettare anche il target dei pallonari da bar sport e comunque di quelli che la partita del Colle proprio non arrivano ad apprezzarla, ecco a voi la candidatura di Roma alle Olimpiadi. Ennesima promessa data in pasto agli assetati di annunci. La storia delle Olimpiadi non andrà a buon fine e Renzi lo sa perché è ciò che del resto accadde a Monti pochi anni orsono. Quand’anche però ci fosse il colpo di fortuna, la storia recente ci insegna (Grecia in testa) che l’organizzazione di certi eventi sportivi apre voragini nei bilanci degli Stati senza portare gli introiti sperati a livello di sistema Paese (oltre ai soliti scandali per gli appalti). Un fottipopolo insomma, inutile per il Paese ma gigione a tal punto da essere usato da chi è alla frutta. Ma il paradosso è che per Renzi, con la Troika alle porte ed un quadro macroeconomico peggiore di quello degli ultimi quattro Governi, i problemi fondamentali sarebbero il Colle e le Olimpiadi. Come se, una volta vinta la Partita Quirinalizia, le nubi della recessione si dipanassero, il debito pubblico diminuisse, la pressione fiscale scendesse e le riforme si facessero da sole.

Come se tra un lancio di giavellotto ed un salto in alto le esportazioni ricominciassero, il mercato interno si riprendesse e la burocrazia smettesse di vessare i cittadini. Nudi alla meta insomma senza avere ben chiaro quale sia questa benedetta meta. Renzi mi ricorda tanto quel mio compagno di scuola che, non avendo studiato e temendo di essere interrogato, insistette per mezz’ora con domande pretestuose ed osservazioni inutili fatte al Professore di inglese che alla fine gli chiese se, oltre ai tanti dubbi, avesse anche qualche certezza da raccontargli all’interrogazione. La risposta ve la lascio immaginare. Renzi la smetta quindi di menare il can per l’aia e ci dica se ha intenzione di fare la spending review, diminuire la pressione fiscale, riformare veramente la burocrazia, abbattere il costo del lavoro, pagare i debiti della PA, fare delle serie riforme di sistema. Tutto il resto non ci interessa, se lo tenga per sé. I fuochi d’artificio renziani sono diversivi, annunci simili agli sfracelli che avrebbe dovuto fare nel semestre Europeo.

A proposito, il semestre sta finendo. Nessuno se n’è accorto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19