Viale a luci rosse: follia

Presto vedremo delle vetrine con i neon rossi? E chissà cosa proporranno le vetrofanie! Ci saranno degli spazi sui marciapiedi riservati agli etero o agli omosessuali, o meglio ancora ai transgender? Si pagherà una sorta di pedaggio come la ztl per accedere? Sarà gratuita per le auto istituzionali e confessionali, per le ambulanze e per le autovetture a servizio delle persone disabili? Spero pure che al limitare del "quartiere della perdizione" qualcuno penserà ad istituire pure della "sale di purificazione" per far fronte alle esigenze del corpo e dello spirito. Certamente non sarà Via del campo... ma.

Una cosa è assodata, che già dalla genesi dell'estemporaneo e radical chic annuncio del sindaco di Roma, Ignazio Marino, si è scatenato il solito delirio tutto italico di strilli, indignazioni e applausi. Al di là di ogni tentazione bacchettonistica l'idea Marino è tra il goliardico e il fancazzista perché nel delirio di modernismo si dimentica che la regolamentazione è sempre una forma di “legalizzazione" e che la prostituzione resta un male morale e sociale i cui rimedi possono solo venire dall'educazione alla sessualità e alla moralità ma soprattutto al rispetto del corpo umano. Una retromarcia rispetto alle battaglie dei diritti delle donne, se poi, come dicono, l'istituzione Roma Capitale si incarica di gestire questi lupanari a cielo aperto o a volte chiuse, c'è da stropicciarsi gli occhi e chiedersi: sogno o son desto?

Tanti invocano, senza conoscere di quello che parlano, dell'abolizione della Legge Merlin ma evidentemente ignorano che questa segnò un passo di grande importanza sia nella nostra legislazione che nel costume del Paese, in quanto rappresentò una coraggiosa scelta culturale e sociale ossia il deciso ostracismo alla tolleranza del meretricio regolamentato, del lenocinio e del prossenetismo legalizzato. Inoltre, in questa deriva relativista e post modernista a tutti i costi si dimentica che la Legge Merlin servì per adeguare la legislazione italiana alla Convenzione dell'Onu del 21 marzo del 1950 e recepita nel nostro ordinamento con la legge 1173 del 23 novembre 1966 che mise al bando, criminalizzandola, ogni forma di sfruttamento, tratta, organizzazione e favoreggiamento della prostituzione.

I quartieri a luci rosse? Un salto nel passato. Il decisionismo di Marino? Un becero progressismo che accentua la logica dell'asservimento di mercificazione del corpo che potrebbe essere lecito se avviene per libera scelta dei privati e solo in questo caso ed esclusivamente si colloca sul piano della carenza di eticità. In caso contrario avremmo con gli "operatori sociali" che controllano una forma di "papponismo" istituzionalizzato. Tutta questa frenesia? Una foglia di fico con la quale si nascondono le vergogne o... gli interessi? Il lavoro da fare è ben altro: ridare dignità e libertà alle persone e tutelare i diritti umani perché molto banalmente, occorre mettere al centro di tutto l'individuo ed i suoi diritti, stabilendo che ogni persona gode di una sfera di libertà che non può essere scalfita da nessuno e che ogni persona ha il diritto di compiere ogni azione desideri a patto che questo non rechi danno ad altri o che non impedisca ad altri della possibilità di godere degli stessi diritti di cui ha goduto l'individuo in questione.

Libertà è un paradigma assoluto che si fonda sulla libertà di scelta (all'interno di regole sociali), non ha la pretesa di stabilire che cosa è giusto o che cosa è sbagliato e non vuole omologare il pensiero delle persone. Le vie del sesso? Una forma di coercizione Il liberalismo inoltre avversa ogni forma di coercizione che si contrappone alle visioni demenziali di chi vuol fare solo qualunquismo sulle pelle delle persone. In campi come la droga e la prostituzione non basta dimostrare una giusta e ragionevole sensibilità.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:48