Chi vince nella gara a chi urla più forte?

«Pezzo di m...!». Le voci si alzano nella parte sinistra dell'emiciclo, le mani sventolano, i commessi arrivano trafelati a dividere i litiganti. A pochi metri di distanza, dai banchi del Movimento Cinque Stelle si mostra l'immagine di un Benito Mussolini con il simbolo del Pd sul petto. E giù con gli insulti, con i «buu», con i rimproveri «serva, serva» alla Presidente della Camera, Laura Boldrini. Aula di Montecitorio: si discute il pacchetto di riforme costituzionali del Governo Renzi.

E fra querelle, tweet e retweet, video di deputati eccitati e paonazzi, il contenuto della discussione passa inosservato. Sui telegiornali scorrono le immagini più deplorevoli: di risse e di faldoni che sbattono sui banchi, di giacche storte, di movimenti labiali indecifrabili ma certamente inadeguati ad una sede istituzionale. Creando fumo, si punta l'attenzione sul fumo. E si perde di vista l'arrosto. Che è succulento, e ha a che fare con la nostra Costituzione, sempre citata quale faro della democrazia. Mi chiedo chi pensi di vincere in questa gara a chi urla più forte.

Perché è evidente che non vincerà nessuno. Non vincerà il Pd, anche se le riforme passeranno, non vincerà la sinistra che urla «pezzo di m...!», non vinceranno Ncd e Lega Nord che hanno deciso di mettersi a litigare anche loro, e non vincerà il Movimento Cinque Stelle, che ha fatto del caos la sua ragion d'essere. Ed è proprio sul movimento pentastellato che vorrei soffermarmi. Non credo sia tutto male quel luccica; anzi, credo che nel merito i grillini abbiano ragione. Il Parlamento inteso come luogo in cui si discutono leggi sta scomparendo, e l'utilizzo costante della fiducia per votare ne è la prova. La discussione dovrebbe essere l'anima di un aula parlamentare e di una democrazia. E sono anche convinto che in tutto ciò il presidente della Camera sia corresponsabile.

Ciò che non condivido è il metodo grillino: si sa, continuando a ripetere la stessa frase mille volte, le parole perdono il loro significato e si trasformano in rumore. La strategia della polemica concentra la luce sulla polemica che non è né produttiva né efficace. Quali sono stati i risultati raggiunti finora? A cosa ha portato l'atteggiamento di chiusura, di provocazione e attacco del Movimento Cinque Stelle? Perdendo l'occasione, una volta eletti, di dialogare con le altre forze politiche, i grillini si sono rinchiusi nella loro immagine di aizzatori, dando l'impressione di essere più impegnati a ostacolare che a proporre.

Mirano allo scompiglio, e mettendo in ridicolo il Parlamento e dando risalto alle contraddizioni della maggioranza, riescono nel loro intento. È vero: il nostro Paese è in caduta libera, e l'immagine che dà di se stesso è patetica. Ma una volta appurato ciò, quale vittoria si portano a casa? E soprattutto, chi ha a cuore, oltre alle battaglie e alle schermaglie politiche, i veri interessi del Paese?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30