Se ai tempi di Cavour

La martellante scoperta di fatti di corruzione pubblica é decisamente deprimente. Ma lo é altrettanto Il puritanesimo prorompente testimoniato, e certamente amplificato, dai mass media. Nonostante le origini del puritanesimo abbiano a che fare con questioni religiose, il suo risvolto laico può essere definito, almeno in Italia, come la diffusa condanna non solo del comportamento malvagio e, appunto, corrotto, degli uomini politici e dei loro complici, ma anche di qualsiasi deviazione, anche la più banale, dalle regole scritte e non scritte, senza riguardo alle dimensioni oggettive della deviazione.

Il tutto, indipendentemente dal rapporto fra la deviazione compiuta e il valore o l'efficacia dell'azione politica complessiva dell'uomo politico in questione. Anni fa, dopo la scomparsa del regime fascista e, dunque, assai prima di tangentopoli, l'approdo alla democrazia non aveva dissuaso il popolino da un'antica saggezza che suonava così: "La politica? Non ti immischiare perché è cosa sporca". Il risultato fu che, a fare politica, abbiamo lasciato uomini troppo spesso di second'ordine che hanno reso invisibili gli uomini migliori che pure c'erano così vi sono oggi stesso. L'atteggiamento di buona parte dei lettori di pamphlet come La casta, e di coloro che nei vari talk show applaudono e urlano a sostegno delle più populistiche affermazioni degli imbonitori di turno, come si trattasse di vere e proprie giurie popolari, é poi complementare al puritanesimo dilagante.

Essi esorcizzano le proprie piccole o meno piccole lesioni quotidiane alle leggi - soprattutto in ambito fiscale, ma non solo - constatando le dimensioni assai più rilevanti delle corruzioni o, più in generale, dei privilegi o dei profitti privati derivanti da questa o quella 'grande opera' pubblica gestita da questo o quell'uomo di partito o di Governo. Peccato che, a conti fatti, la mancata emissione o richiesta di emissione dello scontrino fiscale per un caffé, se moltiplicata per il numero di caffé serviti in Italia in un anno, implichi una mancata entrata fiscale per lo Stato di decine di milioni di euro, identica a quanto l'uomo politico di turno ha rubato ai contribuenti attraverso la manipolazione di qualche appalto. Il puritanesimo, nella sua versione italiana, é sempre sensibile alle grandi cifre a fronte delle quali le piccole illegalità quotidiane appaiono decisamente perdonabili, spesso addirittura una sorta di diritto di fronte all'esosità dello Stato al quale, peraltro, si chiedono costosi interventi di tutti i generi.

E proprio su questo si fonda il successo di molti giornalisti, sacerdoti puritani, poiché essi consentono alla coscienza individuale di troppi italiani privi di senso dello Stato, di sentirsi eticamente apposto per la semplice ragione che i politici rubano più di loro. Non é il caso, qui, di ricordare la valutazione di importanti pensatori secondo i quali, come appare del resto ovvio, ogni società ha la classa politica che si merita, e che, del resto, vota. Ciò che vorrei sottolineare, invece, é il ruolo tossico di molte denunce giornalistiche rivolte al grand publique e destinate, fra l'altro, a produrre per gli autori sostanziosi diritti d'autore, mai citati pubblicamente, il cui effetto é, come detto sopra, quello di garantire ai più una sorta di assoluzione per i propri peccati indicando loro i Grandi Peccatori. Siano essi colpevoli di frodi fiscali, di interessi privati nella gestione della cosa pubblica o, come é stato ed é per Berlusconi, perfino di storie sessuali personali, un tema sul quale il puritanesimo si coniuga perfettamente con la più solenne ipocrisia, bigotta e laica assieme.

E qui, anche se restringerò la faccenda per motivi di spazio, si inserisce la vicenda di Cavour e dell'affaire di Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione, manovrata dal grande uomo politico piemontese per tentare di ottenere da Napoleone III, attraverso i favori dell'alcova, ben altri favori potenzialmente utili per la causa dell'unità d'Italia - scusandomi con coloro che, magari, non approvano questa finalità che, invece, per un liberale é di grande valore. Immaginiamo, ora, che, fatta giustizia delle invenzioni tecnologiche, le intercettazioni telefoniche e il 'diritto all'informazione' fossero già allora dominanti la scena pubblica e che un giornalista qualsiasi di una testata qualsiasi, ma di sicura fede puritana, avesse scoperto la cinica strategia del Conte di Cavour.

Altro che scandalo delle 'olgettine'! Madri di famiglia, onesti lavoratori, masse di moralisti e preti d'assalto si sarebbero scagliati contro Cavour con gli argomenti che, oggi, costituiscono l'ossatura del 'pensiero corretto': l'uso della donna come merce, la morale calpestata, la politica sporca e così via. Anche in quel caso le debolezze e i peccati personali di ognuno sarebbero evaporati, sublimati e dirottati sul rogo della condanna per un misfatto tanto crudele e ignominioso da parte di un Capo di Governo (nonostante la contessa coinvolta fosse pienamente consenziente). E, tutto ciò, senza pensare che, se la causa dell'unità d'Italia era ritenuta nobile e importante, allora anche il 'sacrificio' della Contessa poteva assumere qualche significato nella lungimirante ottica cavouriana. Sia chiaro. Chiunque capisce che l'esistenza umana, e la politica, sarebbero più accettabili se sacrifici del genere non fossero necessari, così come chiunque intende che, senza corruzione pubblica, le cose sarebbero più gratificanti e stimolerebbero maggiormente le giovani generazioni ad intraprendere la vita politica.

Tuttavia, non vedo in giro troppi cittadini talmente oggettivamente superiori sotto il profilo etico e del rispetto delle leggi da potersi auto-definire come giudici ideali delle malefatte altrui. Ve ne sono, sicuramente, e costoro hanno ben d'onde di indignarsi per le oscene ruberie dei vari corrotti che la cronaca ci indica. Tuttavia, temo che costoro siano in numero molto minore di quanti, da casa, si strappano i capelli per gli abominevoli atti di corruzione o di lassezza morale, anche se circoscritta a rapporti privati, che vengono meticolosamente riportati da molti giornalisti, Guardiani della Purezza. Il cui effetto é quello di una specie di Giubileo permanente che perdona gli innumerevoli peccatucci della massa, innocente per definizione, e punta il fucile solo contro i personaggi pubblici più in vista. Il fatto é che la Politica, quella con la P maiuscola, spesso non si può fare con l'anima candida, come il caso di Cavour e della cugina Contessa esemplifica.

Il candore può e deve essere custodito nell'ideale strategico finale: l'unità della Nazione, il bene collettivo di fronte a problemi gravi e così via e va da sé che le mazzette nulla hanno a che fare con tutto questo e vanno sonoramente represse. Ma la cosa dovrebbe valere per i reati di chiunque. Un'opinione pubblica che si agita e, ben guidata da giornalisti che vi scorgono la via del successo, condanna aspramente con gli occhi iniettati di sangue un volo di Stato indicato come poco giustificato o l'uso denunciato come ambiguo di un'automobile 'blu' senza elementi per valutare il contesto dei comportamenti istituzionali o decreta la conclusione di una carriera politica, magari intelligente, a causa di una fotografia imbarazzante, é molto pericolosa.

Perché quando una democrazia rinnega il concetto che, da Botero e Machiavelli, si chiama ragion di Stato e vuole mettere gli occhi e le mani su tutto ciò che la politica fa o progetta in nome della 'trasparenza' premiando leaks di ogni tipo, avocando tuttavia per le proprie cose la più scrupolosa privatezza, il rischio che, alla fine, governi la stupidità, si fa molto grande. Purtroppo, l'odierna telecrazia si scaglia ad ogni occasione, qualche volta con ragione e troppe volte con interessata superficialità, contro la ragion di Stato in nome di una purezza inesistente ma che appare illusoriamente come propria virtù agli occhi di chi condanna gli altri ma perdona quotidianamente se stesso. Senza fare i conti per bene.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:56