La storia della Lidu

La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo è un’organizzazione impegnata nella diffusione della conoscenza e della tutela dei diritti umani. Conoscere la sua storia significa intraprendere un viaggio a cavallo tra Ottocento e Novecento. Oggi è possibile grazie al nuovo volume della Antonio Stango Editore (ASE), intitolato “Storia, figure ed azione della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo” curato da Riccardo Scarpa.

La LIDU fu istituita su iniziativa di Ernesto Nathan che spesso aveva ospite a casa dei suoi genitori Giuseppe Mazzini. Nathan fondò la scuola “Giuseppe Mazzini” e divenne il sindaco radicale, libertario e anticlericale di Roma nel 1913. Con l' instaurarsi del fascismo in Italia, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo si trasferì nel 1923 a Parigi, costituendo il primo nucleo per le attività degli esuli italiani in fuga dal fascismo. Nel succedersi del tempo, segretari della LIDU furono Luigi Campolonghi, fondatore della rivista “La voce dei lavoratori” e corrispondente de “Il Secolo” di Milano a Barcellona durante il processo al pedagogista anarchico Francisco Ferrer. Dopo Campolonghi fu segretario Alceste De Ambris, segretario della Camera del lavoro di Savona, dirigente di “Gioventù Socialista” e collaboratore dell’Unione Sindacale Italiana.

Tra gli aderenti alla LIDU vi fu Francesco Saverio Nitti che nel 1919 fu Presidente del Consiglio e il pronipote Francesco Fausto Nitti fondatore di una società segreta d’ispirazione mazziniana denominata “Giovane Italia”. Tra gli aderenti alla LIDU vanno ricordati anche Aurelio Natali redattore capo de “La Voce Repubblicana”, Randolfo Pacciardi e Riccardo Bauer, quest’ultimo tra i fondatori di “Giustizia e Libertà”. Dalla fine della guerra, la LIDU torna ad essere operativa in Italia. Le Lega fu guidata da Luigi Andreoni, Teresa Scelba e Ernesto Buonaiuti. Una delle prime segnalazioni sulla presenza della LIDU nel dopoguerra è del 1946. Dai fondi archivistici dei Carabinieri è stata ritrovata una lunga relazione di costituzione di una sede provvisoria fin dal Giugno 1945 a Roma presso l’abitazione dell’avvocato Giuseppe Averna. Nel 1946 tra i principali animatori della LIDU troviamo il filosofo Giordano Gamberini che fu tra i partecipanti al Primo Congresso del nascente Partito Radicale, convocato dal Direttore de “Il Mondo”, Mario Pannunzio.

Attivisti dell’organizzazione furono anche l’onorevole Edoardo Di Giovanni, che da membro del Comitato di Liberazione Nazionale durante il fascismo divenne senatore nella prima legislatura repubblicana. La LIDU da sempre mantiene rapporti con la Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo di Parigi e con la Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo di New York. Negli anni sessanta del Novecento la figura principale della LIDU fu Paolo Ungari, giurista, costituzionalista, editorialista, alto funzionario della Camera dei Deputati e docente di Storia e Storia del Diritto. Ungari si formò nell’Unione Goliardica Italiana insieme agli altri animatori quali Bettino Craxi e Marco Pannella. Militante del Partito Liberale Italiano, nel 1955 si iscrisse al Partito Radicale di cui fu dirigente insieme a Leo Valiani, Arringo Olivetti, Mario Pannunzio, Ernesto Rossi e Guido Calogero. Successivamente fu vicino ad Ugo La Malfa, al Partito Repubblicano Italiano e a Giovanni Spadolini. Agli inizi degli anni ottanta del Novecento, Paolo Ungari dette un grande contributo al successo del Circolo Culturale romano “Il Voltaire” e nella creazione del Comitato di Solidarietà col popolo afgano, nato in seguito ad un convegno voluto dalla storica rivista del Partito Socialista Italiano “Mondo Operaio”.

Nel 1987 fu tra i fondatori del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, di cui oggi è segretario generale Antonio Stango. Per onorare la memoria della LIDU e di Ungari, deceduto nel 1993, intorno alla data del 10 Dicembre di ogni anno, in corrispondenza della data di promulgazione nel 1948 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo da parte delle Nazioni Unite, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo conferisce il Premio Paolo Ungari a personalità o comunità che vi siano particolarmente distintiti per la difesa dei diritti dell’uomo. Il prestigioso riconoscimento, nel corso degli anni, è stato conferito a Franco Frattini, Emma Bonino, Andrea Ricciardi, alla comunità dell’isola di Lampedusa e nel 2014 a Marco Pannella. Al Congresso di Bologna del Giugno 2002 venne eletto presidente l’onorevole Alfredo Arpaia, chirurgo e già deputato per il Partito Repubblicano Italiano. Di Arpaia si ricordano i significativi e puntali interventi sulla questione dei trapianti d’organi.

Già animatore del Comitato regionale campano della LIDU, Arpaia ha risistemato la situazione finanziaria dando un nuovo impulso all’organizzazione. Il 10 Ottobre 2010 la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo aderì alla Giornata Mondiale contro la pena di morte, mentre già nel Luglio dello stesso anno la segreteria della LIDU inviò una lettera all’Ambasciatore dell’Iran presso l’Italia in cui si esprimeva la disapprovazione della pena capitale utilizzata nel paese, esprimendo vive preoccupazioni per la crudeltà del sistema penitenziario e del funzionamento della giustizia nel paese. Nel corso degli ultimi anni la LIDU si è occupata anche dei trattamenti riservati alla comunità Rom, Sinti e Camminati.

Il 29 Febbraio 2012 la Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo interviene con una lettera inviata al Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris sulla situazione del campo rom Marinella a Napoli. Il sindaco di Napoli invitò Alfredo Arpaia ad un colloquio, coinvolgendo la LIDU nella gestione dell’emergenza. La LIDU si è occupata dei trattamenti inumani e degradanti dei detenuti nelle carceri italiane ribadendo la necessità delle pene alternative alla detenzione e indicando una programmazione atta a reperire risorse per una nuova edilizia carceraria. Sotto il profilo delle relazioni internazionali, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo fu tra le prime organizzazioni non governative a contestare l’accordo per il respingimento dell’immigrazione clandestina tra l’Italia e la Libia di Gheddafi. Furono inviate indicazioni all’Alto Commissario delle nazioni Unite per i diritti umani e facendo seguito ad una corrispondenza con gli allora Ministri Franco Frattini e Ignazio La Russa.

Altra battaglia condotta dalla LIDU è quella per il riconoscimento del testamento biologico, ovvero della possibilità per un essere umano di disporre del trattamento medico della propria persona in caso di fine vita, attraverso una dichiarazione di volontà consacrata in un documento vincolante per medici e famigliari, da far applicare qualora il soggetto non sia più in grado di esprimere le proprie volontà. Per affermare la centralità di tale tematica l’avvocato Maurizio De Tilla, dirigente della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, ha pubblicato un volume con il professore Umberto Veronesi, dal titolo “Nessuno deve scegliere per noi”, esponendo le motivazioni per il riconoscimento del diritto individuale a decidere le modalità mediche di gestione del proprio fine vita, per evitare qualunque accanimento terapeutico. La LIDU chiese alla Segreteria della Commissione Diritti Umani del Senato della Repubblica un’audizione in quanto era stato sottoposto all’esame di tale commissione un disegno di legge in materia di testamento biologico.

Nel corso dell’audizione la LIDU manifestò le proprie riserve sul disegno di legge all’esame della legislatura, che in alcuni fondamentali aspetti presentava dei significativi arretramenti nel campo dei diritti umani. Il 2015 si presenta florido di nuove battaglie per i diritti umani: accoglienza dei migranti, il rispetto per le comunità nomadi, una costruzione dell’Europa che metta al centro l’essere umano e la riforma della giustizia a partire dall’irragionevole durata dei processi e delle condizioni inumani e degradanti che vive tutta la comunità penitenziaria.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:56