Il Cavaliere, Grillo   e i delusi di Renzi

Non è stato il one-man-show dell’indimentica sceneggiata con Michele Santoro, con la sedia spolverata, così, tanto per lasciare la griffe. Questa volta Silvio Berlusconi è approdato, dopo un lungo vuoto, nella sua dimensione mediatica, ben consapevole della diversità addirittura epocale fra quella e questa apparizione. Tant’è vero che ne ha più volte sottolineato l’aspetto, insistendo sul profluvio di ore quotidane offerte a Matteo Salvini, “sei al giorno”, mostrando così di capire lo stato delle cose.

Del resto il Cavaliere in tivù non è il Berlusconi della rincorsa alla vittoria probabile, ma il personaggio che si offre come padre nobile, sia pure in servizio (meglio, di servizio), come se, fra un consiglio a Fabio Fazio di tagliarsi la barba, una recriminazione a proposito delle ingiustizie subìte e il non ancora pervenuto leader di Forza Italia, dovesse inserire alcune indicazioni squisitamente politiche. Sullo sfondo c’è la rottura del Nazareno, attribuita a Matteo Renzi con le conseguenti ricadute, fra cui la necessaria opposizione impostata ora sul disagio sociale irrisolto dal Premier incapace di far risalire la china ad un Paese soffocato dalle tasse - sulla casa, in primis - ed a rischio di impoverimento del ceto medio.

Pochi cenni alla situazione internazionale ma, al contrario, la chiara indicazione dell’impossibilità matematica che una destra estremizzata guidata da Salvini sia in grado di accedere al Governo (ovvero: senza di me non si va da nessuna parte), tanto più, ha proseguito il Cavaliere, che la vera alternativa a Renzi è praticabile soltanto con l’allargamento di Forza Italia in una sorta di rassemblement fra circoli, club, realtà diffuse, movimenti omogenei organizzati in comitati elettorali non dissimili dalla struttura del glorioso Partito Repubblicano made in Usa. Non è una novità, si capisce. Ma è pure sempre meglio del niente, del vuoto. La novità del piacevole colloquio fra Berlusconi e Fazio sembra risiedere (almeno per chi scrive) nell’attacco, a freddo, a Beppe Grillo. Credo sia la prima volta che il leader di FI prenda di punta Grillo e tutto il suo movimento definito inutile tout court, e la cui nullità è visibile in Parlamento dove nessuno degli obiettivi di Grillo è stato raggiunto.

Quello zero all’intero Movimento Cinque Stelle non è casuale. Il Cavaliere sa benissimo che l’ondata populista si muove nel corpaccione europeo, dalla Grecia di Tsipras alla Spagna di Podemos, alla Polona del neovincitore, per non dire di Farage e delle Marina Le Pen. E, in Italia, di Grillo e Salvini. Ma è soprattuto al primo che Berlusconi punta l’arma della critica non tanto o non soltanto per quell’onda minacciosa che si agita anche da noi, quanto, soprattutto, per svuotarne la consistenza realizzativa e lo stesso appeal che Grillo nasconde dietro una facciata di proposte tanto urlate quanto inconsistenti, ma sempre capaci di attrarre gli scontenti, gli arrabbiati e i delusi. Specialmente i delusi di Renzi, sembra di capire dallo speak colloquiale del Cavaliere. Il quale ha di certo preventivato una qualche contrazione renziana alle elezioni regionali proprio a causa dei delusi dal suo operato i quali, tanto o pochi che siano, si rifugeranno nel grillismo agitatorio ancorché incocludente. A questi “tanti o pochi” il Berlusconi riemerso nel Grande Fratello Televisivo - che rischia di sommergerci ancor più dell’ondata di cui sopra - ha inviato un messaggio chiaro e forte: non correte da Beppe Grillo, non illudetevi che le sue contestazioni - l’ultima a Milano davanti alla sede delle Ferrovie Nord - conducano a risultati; non accorrete alle chiamate del solito venditore di fumo, del ciarlatano di turno con le sue miracolistiche medicine: sono i classici specchietti per le allodole, perché ne sarete amaramente delusi, come vi è capitato con Renzi. Fermatevi e guardate piuttosto al mio partito, alle mie proposte, alla possibilità di una grande realtà politica, l’unica in grado di strutturare una vera alternativa di Governo a Renzi. Questo non l’ha specificato con esattezza il Cavaliere, che di messaggi e di vendite è l’indiscusso Princeps. Ma l’indicazione, il target, il bersaglio, il messaggio era questo, non altro.

Come a dire: a buon intenditor poche parole...

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36