Attentati Isis: ci si  preoccupa del “bidone”

Lo avrebbe capito anche un bambino che gli attentati dei tagliagole del “Califfato Islamico” non si sarebbero fermati ai nostri confini. Adesso un grido di allarme: i tagliagole vogliono attaccare l’Italia, Roma. Chi lo ha lanciato? Renzi? Alfano?, la ministra della Difesa (ma chi è?), no. Lo siamo venuti a sapere da una dichiarazione di Barack Obama. Ancora una volta l’Italia, l’Europa, di fronte ai pericoli che si fanno seri e reali, corriamo a nasconderci dietro le gonne di mamma America. Non senza continuare a dirne male, magari, che sono loro gli americani a fomentare tutto questo casino degli attentati islamici, che “c’è dietro la Cia”.

L’Antiamericanismo equivoco ed invidioso ha origini orribili ed una insistenza ottusa. E’ di Destra e di Sinistra (come l’imbecillità vigliacchetta e irritante), perché a predicarlo sono proprio quelli che, in momenti diversi, l’America ha salvato e protetto. Ma torniamo agli attentati dell’Isis. Pare che ci si preoccupi di più, almeno più clamorosamente, del “bidone” della mafia contro Di Matteo. E non mancano i superimbecilli per i quali dietro i propositi di Totò Riina, di Provenzano e di Messina Denaro contro il “magistrato simbolo” del processo contro la “Trattativa”, c’è un “livello superiore” con, naturalmente, la Cia, Obama e i capitalisti di Wall Street. Non siamo ancora, per fortuna, in prima linea di fronte agli stragisti islamici. Il resto dell’Europa, anche quella che li ha già visti in azione sul proprio territorio non è ancora in grado di concepire una strategia difensiva.

Del resto l’Europa, lo ha dimostrato la crisi greca, è tornata ad essere un pollaio con molti galli (e molti capponi) a cantare. Però è certo che l’Italia è in prima linea nell’incoscienza di fronte al pericolo. Confidiamo nelle preghiere di Papa Francesco (che, tra l’altro, ha sfoderato una teoria sulla legittima difesa che ci manca poco la consenta solo a chi è già stato scannato, dimenticando, tra l’altro, che proprio il diritto canonico estese alquanto la liceità della difesa rispetto al diritto romano). Se dovesse scatenarsi (Dio ne scampi) il finimondo dei tagliagole sul nostro territorio, a dirigere le operazioni (e questo è forse il motivo di più grande preoccupazione) sarebbe qualche magistrato, non un generale, non un esperto di Servizi Segreti (come tali presumibilmente “deviati”).

E non ci sarebbe da meravigliarsi se, alla fine, ad andare sotto processo sarebbe qualche generale o funzionario e (perché no?) qualche ministro. Direte che sono diventato un forcaiolo. Sono semplicemente uno che ha una salutare paura delle sciagure della violenza scatenata, aggravata dal fatto di vivere in un Paese in cui al potere c’è il Partito dei Magistrati. Mentre Barack Obama ci informa che siamo in guerra (almeno come soggetti passivi), la nostra stampa riduce la questione del terrorismo islamico alla storia della fanatica Fatima, ultimo grido in un femminismo autolesionista filoislamico, tendenza non del tutto nuova e della quale abbiamo dovuto pagare (anche con qualche vita umana) le spese. È facile accusarmi di allarmismo. Ma le teste tagliate non sono esagerazioni teoriche e l’ottimismo è, di fronte a certe evidenze, cretino. O peggio. L’allarmismo pericoloso è quello che scatta dopo le sciagure. Ne abbiamo già troppi esempi. Credetemi, quello di questi jihadisti non è il “bidone” di Di Matteo.

 

(*) Articolo tratto da Giustiziagiusta

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36