Quanto aspetteremo   per vivere sicuri?

Nel 2007 un imprenditore casertano, Antonio Picascia, aveva denunciato un tentativo di estorsione facendo arrestare alcuni emissari del clan Esposito-Di Lorenzo. Nel 2008 era stato scelto da Confindustria come testimonial nazionale per la prima giornata della legalità, diventando così l’uomo simbolo della lotta al racket. Nonostante i molti episodi di intimidazione l’uomo non si è mai scoraggiato, ma ha continuato a lottare e denunciare finché lo scorso venerdì notte ha visto bruciare la propria fabbrica di detergenti in un incendio doloso di matrice camorristica.

Importante notare che proprio il giorno precedente il disastro, Picascia aveva preso parte al Festival dell’Impegno Civile “Le Terre di Don Diana” affiancando il presidente dell’Autorità Antimafia, Raffaele Cantone. L’evento era il primo di una tre giorni in memoria di un altro imprenditore antiracket, Alberto Varone, che fu ucciso il 24 luglio del 1991 per non aver voluto sottostare alle richieste estorsive dei clan dei Muzzoni che volevano impadronirsi del suo mobilificio. Come loro molti altri, in tutto il territorio italiano, da nord a sud, hanno lottato e lottano ogni giorno per evitare che il nostro Paese prenda una piega sbagliata, come il diffondersi di un diritto consuetudinario, dal carattere medievaleggiante, in cui il più forte détta una regola che nel tempo diventa legge.

Oggi la consuetudine a pagare il racket accanto alle tasse statali, la consuetudine all’omertà, al silenzio per salvarsi, per preservare l’incolumità della propria famiglia, sono diventati parte non codificata, ma non per questo meno passibile di pena, della giurisprudenza locale in alcune zone più che in altre. Ci chiediamo dunque perché le istituzioni continuino ad essere miopi in questa direzione; di certo molti passi avanti sono stati fatti, forse meno certamente il Governo ha salvato la sua indipendenza dalle ingerenze di tale criminalità, ma per noi della Lidu Onlus è altresì importante sottolineare che lo Stato, purtroppo, ancora permette che singoli cittadini vengano privati della loro vita e dei frutti del proprio lavoro.

Reputiamo che la sicurezza debba essere obiettivo dello Stato e diritto del Cittadino, e ricordiamo che storicamente è sempre stata considerata come un diritto fondamentale a cominciare dalle Dichiarazioni dei diritti contenute nelle Costituzioni delle ex colonie britanniche. Nel Bill of Right della Virginia del 1776 vengono considerati diritti innati “il godimento della vita, della libertà, mediante l’acquisto ed il possesso della proprietà e il perseguire e ottenere felicità e sicurezza” e si stabilisce che “sia il governo a garantire protezione e sicurezza del popolo”. Anche l’articolo 7 della carta del Massachusetts e l’articolo 5 della Carta della Pennsylvania proclamano che “ogni membro della società ha diritto di essere protetto nel godimento della vita”.

Non si può non citare la Costituzione italiana del 1948, dopo la Riforma del titolo V, parte II, introdotta con legge costituzionale (n. 3 del 2001), nel quale la sicurezza pubblica – più precisamente “ordine pubblico e sicurezza” – viene in rilievo in relazione alla ripartizione di competenza legislativa ed amministrativa esclusiva dello Stato. Ovviamente non possiamo dimenticare la codificazione fondamentale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui l’articolo 3 recita: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. La sicurezza, intesa come esistenza protetta, rappresenta la conditio sine qua non per la fruizione ed il godimento di tutti gli altri diritti, basilarmente indispensabile per un’esistenza dignitosa.

Ci chiediamo dunque quanti altri Picascia in Italia e nel Mondo debbano veder rovinato il frutto del proprio lavoro prima che le Istituzioni diano il colpo di grazia a questo cancro sociale. Ci chiediamo perché gli ultimi governi abbiano speso fior di miliardi per accrescere in numero e vigore le forze armate, con l’unico scopo di proteggere i loro privilegi e l’inviolabilità della loro posizione. Ci chiediamo quando verrà quel giorno in cui il singolo cittadino potrà beneficiare finalmente di una società “isola” dal mare di violenza e contraffazione del potere.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36