Un aforisma, un commento

“In democrazia, l’autorevolezza di un Governo non dipende da presupposti etici ma dalla quantità di misfatti che riesce a nascondere”.

Il concetto stesso di “misfatto”, in politica non può avere lo stesso significato che assume nella vita quotidiana. Solo un ingenuo può non capire che le decisioni e le strategie politiche quasi sempre implicano la lesione di interessi particolari in nome dell’interesse generale, quando esso, naturalmente, sussista in tutta chiarezza. L’imposizione fiscale è il massimo esempio di tutto questo. Tuttavia, in molte altre circostanze l’azione di Governo include decisioni che possono prevedere costi per gli uni e vantaggi per altri.

Il caso dei nostri marò detenuti a lungo in India senza processo è una di queste circostanze. Sulla bilancia c’è, da un lato, la salvaguardia di due persone italiane ma, dall’altra, vi sono gli interessi degli imprenditori italiani e dei loro dipendenti che, se l’Italia assumesse un atteggiamento duro o aggressivo, sarebbero in sicura crisi di sopravvivenza economica. In ambedue i casi, la decisione politica implica dunque, inesorabilmente, qualche danno. Allo stesso modo, di fronte al rapimento di una persona per la liberazione della quale viene chiesto un riscatto, il Governo si trova a dover cedere, e pagare, creando un pericoloso precedente, oppure a non cedere mettendo però in grave pericolo lo sfortunato connazionale. Lo stesso vale per le trattative e gli accordi che un Governo può avviare e stabilire con Paesi dittatoriali, dall’accordo con i quali, però, dipenda l’approvvigionamento energetico con cui scaldare le nostre case d’inverno e permettere alle nostre aziende di produrre.

L’elenco delle altre, infinite circostanze simili può ben essere immaginato da chiunque sappia individuare, con una semplice cross impact analysis, le conseguenze multiple di qualsiasi decisione politica. Del resto, basterebbe pensare alla decisione di Cavour di inviare i nostri soldati in Crimea o, con ben diverse questioni morali di mezzo, la cugina Virginia a Parigi, per comprendere in cosa possa consistere e implicare, da sempre, la “ragion di Stato”. La democrazia attuale, con la sua esacerbata e un po’ ipocrita tendenza al puritanesimo, quasi sempre degli altri, esige a gran voce l’onestà degli uomini politici facendo di tutta l’erba un fascio, cioè confondendo la doverosa probità personale con la delicata presa di decisioni che, immancabilmente, generano scontento. Il vero populismo, su cui i mass media costruiscono la propria fortuna, consiste proprio in questo: indicare alle masse un traguardo politico paradisiaco nel quale tutte le decisioni siano sempre vantaggiose per tutti.

Ma la politica, senza la giusta quantità e qualità di “pelo sullo stomaco”, non è possibile. Dio ci scampi da una classe politica puritana almeno quanto sarebbe bene ci scampasse da una classe politica corrotta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:22