L’eterno problema del Mezzogiorno

Come riportato ampiamente dalla stampa nazionale, secondo l’ultimo Rapporto Svimez il Mezzogiorno nel corso della lunga crisi economica è cresciuto molto meno della Grecia. Un dato che ha fatto stracciare le vesti a buona parte dei membri del teatrino della politica, soprattutto tra le componenti più radicali, sinistra Pd e grillini compresi. Ovviamente per tutta questa gente tale colossale problema storico, che in sostanza vede intere regioni vivere in gran parte di spesa pubblica, andrebbe affrontato aumentando il già ingente flusso di trasferimenti che dal Nord, passando per Roma, arrivano regolarmente al Sud. Dunque ancora più assistenzialismo, che rappresenta la ricetta di chi, Movimento 5 Stelle in testa, contende a Matteo Renzi la guida del Paese. Tant’è che proprio i seguaci di Grillo e Casaleggio propongono da tempo il loro famigerato reddito di cittadinanza principalmente per sanare l’enorme squilibrio, a mio avviso non solo economico, che esiste tra il Settentrione e il Mezzogiorno.

Tuttavia, come ha scritto a proposito della Grecia un conosciuto blogger ellenico, la redistribuzione a pioggia delle risorse alla lunga non può che “condannare” all’inattività intere popolazioni, deprimendo le intrinseche capacità di una società organizzata di creare ricchezza reale. In altri termini, rendere più conveniente la ricerca di una qualche sovvenzione pubblica, a danno del lavoro produttivo, non può che condannare all’inferno del sottosviluppo milioni di individui, gettandoli in pasto al meccanismo perverso del cosiddetto voto di scambio.

Da questo punto di vista, almeno per una volta, dobbiamo dare ragione al presidente del Consiglio il quale, dal Giappone, ha detto che “sul Sud basta piagnistei, rimbocchiamoci le maniche”. Si tratta ovviamente solo di uno slogan, al quale difficilmente seguiranno azioni concrete, visto anche il calo di consensi che sta affliggendo il politico fiorentino. Ma sta di fatto che solo puntando sul senso della responsabilità individuale, con meno Stato assistenziale e più opportunità individuali, è possibile immaginare uno sviluppo diverso del Mezzogiorno. Solo che per farlo occorrono tempi lunghi e un coraggio politico che non sembra appartenere all’attuale Repubblica della banane.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34