Gay e le palle rotte

Premetto le scuse per eventuali frasi volgari che gli eroici lettori potrebbero trovare nelle prossime righe, ma davvero non ce la faccio più a sentire, vedere, leggere le storie delle battaglie (?) gay. Basta, per piacere, basta!

Perché, per come sono fatto ed in base a certe impostazioni ideologiche che nessuno riuscirà mai a farmi cambiare, sono un convinto sostenitore che, nel proprio privato, ognuno può fare ciò che vuole: il sentimento, l’affetto per un’altra persona, l’attrazione e l’eventuale conseguente atto sessuale, la creazione di una quotidianità di coppia, sono atti/sentimenti/scelte dei singoli soggetti che nessuno (sempre dal modesto punto di vista di chi scrive) può mettere in discussione.

Ciò premesso, però, non è più possibile assistere ad una continua ricerca da parte dei diretti interessati (o interessate, dipende solo dal sesso) di “canali preferenziali” per aver riconosciuto il proprio essere. In questo senso, ci mancava anche il “Bonolis travestito da prete” che ha dichiarato, alla presenza del suo compagno, la propria omosessualità.

Basta, ci avete proprio rotto le palle: vale per il sacerdote gay come per quello al quale piacciono le donne. Nessuno ha imposto loro di diventare preti però, una volta compiuta la scelta, il cosiddetto voto di castità vale per tutti, gay o meno. Certe presunte e reclamate “corsie preferenziali” non sono più ammissibili anzi, se vogliamo proprio essere intellettualmente onesti, nascondono un qualcosa di setta. Basta, soprattutto quando il “Bonolis travestito da prete” annuncia pubblicamente, oltre alla propria relazione sentimentale con un altro uomo, l’imminente uscita di un libro da lui scritto. E allora, si ribadisce il concetto, certe presunte “battaglie” hanno davvero rotto le palle.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:52