Migrazioni: il Rapporto   dell’Osservatorio

Lo scorso 18 febbraio, la Lidu Onlus ha partecipato alla presentazione dell’undicesimo rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, curato dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici S. Pio V. Come evidenziato da Ginevra Demaio, curatrice del rapporto, si tratta dell’unico annuario socio-statistico volto a contribuire alla conoscenza scientifica del fenomeno migratorio all’interno dell’area romano-laziale.

In particolare, il rapporto si sofferma su tre macro-dimensioni: l’immigrazione stabile, i flussi e le pratiche di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, le ricadute sociali, economiche e lavorative del fenomeno sul territorio di riferimento. Fra tutte le venti regioni italiane, il Lazio è al secondo posto per popolazione residente e per numero di residenti stranieri, pari a 636.524 al primo gennaio 2015. Nonostante ciò la regione Lazio è al quarto posto per incidenza degli stranieri sul totale dei residenti, in un rapporto di 11 immigrati ogni 100 residenti, a dimostrazione di un impatto non così sbilanciato sul territorio.

All’iniziodel 2015, la Città Metropolitana di Roma è la prima provincia italiana per numero di immigrati residenti, pari a 523.957 unità, che rappresentano ben l’82,3 per cento degli stranieri registrati in regione. Per quanto riguarda l’incidenza, Roma si colloca al decimo posto fra le province italiane con il 12,1 per cento di stranieri sul totale della popolazione residente. Più della metà di residenti stranieri (288.090) provengono dal continente europeo (circa 8 su 10 sono comunitari, provenienti soprattutto dalla Romania e dalla Polonia), un quarto dall’Asia (indiani e cinesi, quest’ultimi in diminuzione). La popolazione straniera nel comune di Roma si concentra soprattutto nei Municipi I, VI, V, nella zona est della Capitale, che accoglie un terzo degli stranieri della città.

In ordine all’occupazione, anche il mercato del lavoro del Lazio fra il 2008-14 ha subìto una sensibile battuta d’arresto, con una diminuzione del tasso di occupazione, che pur essendo salito nel 2014 al 58,8 per cento, resta ben al di sotto dei valori pre- crisi. Gli occupati stranieri in regione sono 320mila, pari al 14,1 per cento del totale, in crescita del 13,3% rispetto all’anno precedente. In aumento anche il loro tasso di occupazione pari al 64,2 per cento a fronte del 43,9% degli italiani. Tuttavia, il rapporto evidenzia come si tratti di un inserimento subalterno, con ben il 45,5 per cento dei lavoratori stranieri impiegato in professioni non qualificate e nei settori dei servizi alla persona e nelle costruzioni, meno appetibili per gli italiani.

Tuttavia, l’area romano-laziale si è contraddistinta per una forte crescita di imprese condotte da immigrati, pari a 67mila, due terzi delle quali collocate nel comune di Roma. Interessante analizzare poi la dimensione scolastica dell’immigrazione romana. Il Lazio è la quinta regione per alunni con cittadinanza non italiana, ospitandone 77.605 pari al 9,3 per cento sul totale degli iscritti. Di questi, ben il 78,8% studia in provincia di Roma: un dato significativo è rappresentato dal fatto che su 61.172 iscritti oltre il 51 per cento è nato in Italia, una percentuale che sale all’83,6 per cento nella scuola dell’infanzia e al 64,4% nella primaria. Tali cifre rendono quanto mai urgente l’approvazione della legge sullo ius soli ancora ferma al Senato.

Per quanto concerne la questione dei richiedenti asilo, fra il primo gennaio e il 31 dicembre del 2014, ben 8.361 persone si sono rivolte all’Ufficio migrazione del Comune di Roma. Di questi 3.878 hanno presentato domanda di accoglienza, di cui ben 3627 persone sono state accolte, provenienti principalmente dall’Afghanistan, dal Bangladesh e dal Mali. Un discorso a parte meritano i minori non accompagnati, in maggioranza egiziani ed afghani, per un totale di 2.142 unità nel 2014; un gruppo estremamente esposto a rischi di sfruttamento, essendo difficile inserirli in un percorso educativo. Il Comune di Roma ha ampliato i posti di accoglienza, passati dai soli 69 nel 2003 ai 4.790 del 2014, anche grazie all’ingresso formale nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Spar), il circuito di accoglienza nazionale.

Se il 2015 è stato l’anno degli scandali di Roma Capitale che hanno contribuito ha creare allarmismi, preoccupazioni e rabbia in merito al fenomeno migratorio, l’auspicio è che il 2016 sia l’anno di rilancio del sistema. Le politiche sociali di Roma Capitale, paralizzate da un’estrema caducità dei vertici amministrativi, potrebbero infatti mutuare dalle numerose esperienze di integrazione dal basso presenti sul territorio, caratterizzate da progetti portati avanti da associazioni e da iniziative informali, per lo più autofinanziate e autogestite, quali: mense popolari, start-up di imprese e spazi auto-organizzati o gestiti in modo cooperativo (es. orti urbani, cooperative agricole etc.).

Infine, l’obiettivo del rapporto è rendere Roma un esempio di politica migratoria, superando l’esperienza negativa degli ultimi anni e valorizzando il carattere di città interculturale e interreligiosa, che tende ad anticipare dinamiche che vedremo in Italia nei prossimi vent’anni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54