“We Are” Syria

Giovedì 31 marzo ho partecipato, presso la sede del Partito Radicale Transnazionale, alla presentazione del libro fotografico: “We are Syria” curato dalla Onlus “We Are”. Ai lavori hanno preso parte l’Ambasciatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Affari Esteri; Enrico Vandini, presidente della Onlus “We Are”; Faisal Al Mohammad, portavoce dell’associazione “Siria Libera e Democratica” e Antonella Casu, tesoriera della Ong “Non c’è Pace senza Giustizia”. Moderatrice dell’evento è stata Elisabetta Zamparutti, tesoriera di “Nessuno tocchi Caino”. Il libro è composto da una serie di immagini raccolte durante le numerose missioni della Onlus. A rendere unico il volume è il contributo dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata con un’importante introduzione e la prefazione dello scrittore Shady Hamadi. Con l’acquisto del libro “We Are Syria” si sostengono progetti in atto in Siria. “We Are” è impegnata a raccogliere fondi per acquistare prodotti e macchinari da inserire nell’ospedale dove assieme alla “Mezza Luna Rossa” siriana operano.

La presentazione avutasi al Partito Radicale è stata di particolare efficacia nell’esercitare quel diritto alla conoscenza dei cittadini sui fenomeni e i conflitti in corso nel Medio Oriente. Sono state denunciate le complicità di Assad nel perpetuare il massacro della popolazione siriana e la sistematica repressione della dissidenza democratica al regime. Toni di denuncia si sono levati anche contro le complicità della Russia e dell’Iran. Non molto tempo fa alcuni magistrati di Parigi hanno aperto un’indagine preliminare contro il regime di Bashar al-Assad per crimini contro l’umanità commessi tra il 2011 e il 2013. Le fonti giudiziarie e diplomatiche riferirono che il procedimento fu avviato sulla base di prove presentate da un fotografo per 13 anni nella polizia militare siriana, noto con lo pseudonimo di “Caesar”, che disertò e lasciò il Paese nel 2013, portandosi dietro 55mila foto attestanti la repressione, gli abusi e le torture perpetrate dal regime, foto che rappresenterebbero l’equivalente - secondo la stampa francese - di un “certificato di morte” del regime di Assad.

L’incontro è stato anche occasione per denunciare i rapporti tra Iran e Siria e il comune obbiettivo politico: “la distruzione dello stato di Israele”. Inoltre è stato ricordato che Damasco è in possesso e utilizza aiuti militari, tecnici, informazioni e consulenza proveniente da Teheran. Oltre a rafforzare l’influenza politica nella regione, l’Iran partecipa al conflitto siriano per i propri interessi economici. Il Paese sciita vuole tornare sul mercato mondiale del petrolio come protagonista. Mentre il mondo occidentale ha eliminato le sanzioni, l’Iran vuole rifornire di “oro nero” l’Europa e costruire un gasdotto che attraversi Iraq e Siria. Con Bashar al-Assad alla guida del Paese questo progetto è realistico. In caso di una sua “rimozione”, le prospettive economiche e progettuali sul petrolio possono pure essere dimenticate.

Intanto, viviamo la perpetuazione del massacro della popolazione civile di Damasco e di tutta la Siria. “Il regime di Assad regge solo perché‚ da tanti anni, ha il sostegno dei russi e degli iraniani”, ha affermato qualche mese fa il ministro francese Manuel Valls, mentre iniziavano i raid russi in Siria. Di particolare efficacia le parole dell’Ambasciatore Terzi che ha rimembrato che quello in Siria può essere definito un vero e proprio “genocidio”, mentre Faisal Al Mohammad ha precisato che si tratta di un “genocidio finalizzato alla completa distruzione della dissidenza democratica siriana”. Se davvero si vuole consegnare giustizia al popolo siriano dovremmo lavorare, attraverso la raccolta di documentazione e testimonianze, affinché si porti Assad e la cerchia dei suoi collaboratori innanzi alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.

 

(*) Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino e membro della Lega italiana per i diritti dell’Uomo (Lidu Onlus)

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:25