S.O.S. - Stato di Diritto

La concepibilità dei diritti universali è al centro del dibattito giuridico-politico degli ultimi anni. Uno sviluppo innovativo e sostanziale al dibattito proviene dal Partito Radicale Nonviolento e dalle organizzazioni non governative “Non c’è Pace senza Giustizia” e “Nessuno tocchi Caino”. Il progetto è quello di intraprendere una serie di iniziative politico-giuridiche atte alla “transizione dalla ragion di stato allo stato di Diritto” attraverso la codificazione di un nuovo diritto umano e civile alla conoscenza; una vertenza da intraprendere in seno alle Nazioni Unite. Recentemente presso la Società italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi) si è svolta una conferenza/presentazione del volume “S.O.S. - Stato di Diritto”, curato da Matteo Angioli, che raccoglie gli interventi di numerose personalità politiche, giuridiche e istituzionali, protagoniste di questa vertenza di transizione transnazionale alla democrazia e allo stato di Diritto. Durante i lavori della conferenza, a cui hanno partecipato Franco Frattini, Benedetto della Vedova, Giulio Terzi, Elisabetta Zamparutti, Natalino Ronzitti dell’Istituto Affari Internazionali, Matteo Angioli e l’ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub, è emersa una discussione sullo stato di Diritto che non può prescindere da quella “sul diritto alla conoscenza” che, dopo il già riconosciuto “diritto alla verità”, consiste nel diritto di conoscere in quale modo e per quale motivo i governi prendano determinate decisioni che influiscono sui diritti umani, sulle libertà civili e democratiche e sulle scelte di politica internazionale.

L’analisi di Marco Pannella e del Partito Radicale è legata ad un presupposto della contemporaneità globale della nostra società che possiamo riassumere in un processo di “democrazia reale” nel mondo occidentale, con il prevalere delle logiche dello stato securitario ed emergenziale e contemporaneamente l’emergere del terrorismo transnazionale e dello Stato islamico che innesca visioni da ragion di stato nel mondo mediorientale e islamico. Solo una risposta transnazionale può opporsi ad un problema globale. Tale risposta risiede nel diritto umano alla conoscenza da codificare in seno alle Nazioni Unite e nel progetto di transizione dalla ragion di stato allo stato di Diritto.

In una recente intervista l’ambasciatore Hassan Abouyoub ha ben descritto il rischio costituzionale emergenziale se rispondiamo al terrorismo con lo stato emergenziale e autoritario. Scriveva l’ambasciatore: “La base di reclutamento principale di Daesh è diventata una popolazione di 14-15 milioni di abitanti che vede nello Stato islamico uno pseudo-Stato o un quasi Stato con funzioni quasi sovrane, dall’amministrazione della giustizia alla sanità, fino alla distribuzione dei profitti energetici. Ecco il cosiddetto Califfato. La vera sfida allora è far emergere delle forme di governo diverse, in parte democratiche e non corrotte, aperte al rispetto dei diritti umani sia individuali che collettivi, che possano offrire un livello minimo di governance migliore di quella che offre oggi l’Isis”.

L’attualità globale è caratterizzata da una violazione spaventosa dei diritti umani, diffusa e massiccia, ulteriormente alimentata, come ha sottolineato l’ambasciatore Giulio Terzi, da due fenomeni preoccupanti ovvero la distruzione della Siria e l’inazione della comunità internazionale quando è necessario agire. Come scriveva Marco Pannella: “Occorre proclamare una simbiosi tra stato e Diritto perché lo stato di Diritto è la forma più convincente e urgente della speranza, dell’essere speranza”.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:21