Sotto il partito, niente

Beppe Grillo ha ragione. In un video sul suo blog il comico genovese ha finalmente detto sante parole: “Soffriamo di analfabetismo funzionale, non capiamo le cose ma ci fidiamo della percezione delle cose. Secondo alcune statistiche, “The human power index”, dai 16 ai 65 anni, il 47 per cento legge e scrive ma non capisce assolutamente il concetto, è sbadato, perde il senso critico, non distingue il vero dal falso”. Secondo Grillo abbiamo il 70 per cento degli italiani che colgono barlumi di realtà, ma non la realtà, ed è questo – lo aggiungiamo noi ma Grillo lo omette – che ha fatto la fortuna del Movimento 5 Stelle.

Adesso Beppe Grillo dice che il periodo del “Vaffa” è finito ma, ad esempio, non dice che è stato proprio il vaffa a regalare la positiva suggestione a coloro che hanno intravisto nello sberleffo ai potenti il Movimento del rinnovamento e del riscatto. Grillo non dice che menate come quella dell’uno che vale uno, della democrazia della Rete, dei ragazzi stupendi e senza macchia che sono migliori dei parrucconi, del “noi gente comune contro la casta” hanno dato agli ignari elettori la sensazione che fosse tutto rose e fiori, che fossimo vicini alla politica ideale e che ci si trovasse al cospetto di un movimento in grado di guidare il Paese. E se la cosiddetta gente comune non fosse stata distratta, se il cittadino si fosse informato con consapevolezza e con il senso critico di cui Grillo va cianciando, forse i pentastellati non sarebbero mai nati o comunque sarebbero durati da Natale a Santo Stefano. Se l’elettore medio del M5s avesse approfondito guardando cosa c’è dietro al “Vaffa”, probabilmente avrebbe trovato il niente, avrebbe trovato tanta retorica, molto moralismo, grande impreparazione e una percentuale di nebulosità molto simile a quella che c’è nei partiti tradizionali. Ma l’elettore grillino è fondamentalmente un arrabbiato che si sente messo ai margini, un disfattista con manie di persecuzione, un complottista che vede marcio ovunque con tratti di semplicioneria e di cultura un tanto al chilo fatta su Wikipedia.

Grillo si nutre di populismo, di protesta qualunquista e di superficialità: sbagliato sputare nel piatto dove si mangia.

Aggiornato il 02 marzo 2018 alle ore 08:10